Introduzione alla storia medievale

Cap. 1 L’età medievale: spazio, tempo, periodizzazioni / di Luigi Provero

Riassunto

“Periodizzare” significa individuare nel flusso del tempo dei momenti di frattura e delle fasi più omogenee. Questo è sempre stato uno dei principali obiettivi degli storici, che non si sono mai limitati a narrare gli avvenimenti del passato, ma hanno cercato di interpretarli, di cogliere i mutamenti e i loro ritmi, ovvero – appunto – periodizzare.
Per ragionare sul Medioevo, come su qualunque altro periodo storico, dobbiamo dunque partire dal presupposto che il nome e l’idea di “medioevo” non sono dati oggettivi, ma l’esito di una scelta culturale che nasce da un’interpretazione del passato.
Ragionare sull’idea di medioevo e sui suoi limiti cronologici non è quindi un esercizio erudito, ma uno sforzo necessario per comprendere la formazione di alcuni riferimenti fondamentali della nostra cultura storica

Bibliografia

Un lungo medioevo / Jacques Le Goff. – Laterza, 2006
L’idea di Medioevo: tra senso comune e pratica storica / G. Sergi. – Donzelli, 1998
Le ideologie politiche del Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 2000
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 1000 d. C. / C. Wickam. – Laterza, 2014

Cap. 2 Narrare, stabilire, registrare: le “voci” del Medioevo / di Giuseppe Albertoni

Riassunto

Il Medioevo fu caratterizzato a lungo dal predominio della comunicazione orale. Quando avviciniamo una fonte scritta d’età medievale, di conseguenza, dobbiamo sempre essere consapevoli che era parte di un sistema comunicativo più ampio, fatto di parole non scritte, di gesti, di immagini e di rituali.
In questo sistema comunicativo, scrivere narrazioni, delibere, decisioni, leggi, passaggi di proprietà o altri atti non sempre era agevole o necessario.
Non è semplice, d’altra parte nemmeno per lo storico odierno leggere i testi redatti nel medioevo a causa delle scritture impiegate, del loro formalismo, della lingua in cui furono composte. Ancora più difficile è ricostruire il più ampio sistema comunicativo nel quale erano collocate. Ma chi scriveva nel Medioevo? Di cosa scriveva? Quali testi sono stati conservati? Quali “voci” possiamo ancora ascoltare?  In questo capitolo proveremo a dare una prima risposta a questi interrogativi, ricordando che, in ogni caso, le testimonianze scritte devono essere sempre poste in dialogo con quelle materiali

Bibliografia

Apologia della storia o Mestiere dello storico / M. Bloch. – Einaudi, 2009
Italia medioevale: struttura e geografia delle fonti scritte / P. Cammarosano. – Carocci, 1991
Medioevo da leggere: guida allo studio delle testimonianze scritte del Medioevo italiano / A. Petrucci. – Einaudi, 1992
L’Europa dopo Roma: una nuova storia culturale, 500-1000 / J. M. H. Smith. – Il mulino, 2008

Cap. 3 Far parlare gli oggetti: lo studio del Medioevo e l’archeologia / di Simone M. Collavini

Riassunto

Nell’ultimo mezzo secolo le fonti materiali hanno assunto peso crescente per lo studio del Medioevo, ma il fenomeno è destinato a farsi sempre più consistente, non fosse altro perché ogni giorno centinaia di scavi archeologici mettono a disposizione nuove informazioni, mentre la documentazione scritta, soprattutto quella dell’atro e pieno Medioevo, è incrementata solo da rari e fortunati ritrovamenti. Così nelle indagini di dettaglio e negli studi di sintesi, accanto ai testi scritti hanno assunto importanza strutture edilizie, sepolture, manufatti, relitti navali, resti umani animali e botanici, per fare solo qualche esempio.
Questa novità è legata a un fenomeno più generale: l’allargarsi dell’attenzione degli storici dai temi tradizionali (narrazione degli eventi, storia delle istituzioni, storia della cultura alta, storia della chiesa) ai temi imposti dalla “nuova storia” e, più in generale, dal crescente influsso delle scienze sociali, accompagnato dall’ampliarsi delle ricerche dai gruppi egemoni ai ceri inferiori e dalla politica e dalla cultura alle strutture economiche e sociali. Hanno così avuto impulso la storia economica e quella della mentalità, la storia locale e quella dei ceti inferiori, la storia di genere. La valorizzazione del dato archeologico, dei documenti privati e delle altre scritture dell’uso rimanda al tentativo di individuare nuove tipologie di fonti in vista dell’apertura di nuovi campi alla ricerca storica. Un fenomeno che, talora, ha reso problematiche le tradizionali periodizzazioni, fino a mettere in discussione la nozione stessa di “Medioevo”. Su molti di questi temi le fonti materiali sono del resto più ricche di informazioni di quelle scritte: interessano tutta la popolazione e non solo le élite alfabetizzate, possono essere trattate quantitativamente e sono distribuite più omogeneamente nello spazio.

Bibliografia

Castelli: storia e archeologia del potere nella Toscana medioevale / a cyra di R. Francovich e M. Ginatempo. – All’insegna del giglio, 2000
Introduzione all’archeologia medievale / S. Gelichi. – Carocci, 1998
Fonti archeologiche e fonti storiche: un dialogo complesso / C. Wickam. – In: Storia d’Europa e del Mediterraneo / diretta da A. Barbero, Sez. 4.: Il Medioevo (secoli V-XV) / a cura di S. Carocci, vol. 9.: Strutture, preminenze, lessici comuni. – Salerno, 2007

Cap. 4 Regni e impero / di di Alessio Fiore

Riassunto

Benché il potere regio non fosse ugualmente forte in tutte le regioni della cristianità occidentale, la maggior parte della popolazione europea visse nel medioevo sotto un re di cui, almeno formalmente, riconosceva la giurisdizione. L’unica reale eccezione a questa situazione fu una terra dell’estrema periferia europea, l’Islanda, che fino al 1262, quando riconobbe il dominio del re di Norvegia, si autogovernò senza strutture gerarchiche formali.
Un regno del secolo 6.  poco però aveva in comune con un regno del secolo 12. e tanto meno con le monarchie del secolo 15. Regno è dunque una espressione polisemica, che può indicare realtà politiche anche molto diverse fra loro. E’ quindi importante cercare di comprendere cosa fosse un regno e quali fossero le sue caratteristiche materiali e simboliche nei diversi momenti del medioevo per poter capire adeguatamente gli sviluppi politici europei.

Bibliografia

I due corpi del re: l’idea di regalità nella teologia politica medievale / E. H. Kantorowicz. – Einaudi, 1989
Il re nell’occidente medievale / J. Le Goff. – Laterza, 2008

Cap. 5 Chiese, monasteri e religiosità / di Tiziana Lazzari

Riassunto

Il fenomeno religioso appare così pervasivo di ogni aspetto della vita del millennio medievale che compare inevitabilmente in ogni argomento si intenda trattare: l’affermazione del cristianesimo in epoca tardoantica aveva trasformato profondamente le istituzioni, la simbologia politica e lo stesso linguaggio del potere. L’economia urbana e delle campagne fu strettamente connessa alle iniziative di chiese e monasteri  e la conservazione dei testi scritti fino al secolo 12. è necessariamente legata all’archivio di un ente religioso o ecclesiastico. Ma il cristianesimo non fu soltanto la religione ufficiale delle élite, politiche, intellettuali ed economiche. Fu anche la fede di chi cercava un percorso di salvezza individuale, di chi credeva alla possibilità di costruire una società migliore, più egualitaria, meno violenta. L’interazione fra questi due modi di intendere la cristianità originò tensioni costanti e conflitti sanguinosi, ma fu per lungo tempo l’occasione di sperimentazioni innovative che furono imbrigliate con efficacia solo a partire dal secolo 13.

Bibliografia

La Chiesa nel Medioevo / C. Azzara e A. Rapetti. – Il Mulino, 2010
Per la cruna di un ago: la ricchezza, la caduta di Roma e lo sviluppo del cristianesimo / P. Brown. – Einaudi, 2014
Storia del cristianesimo: il Medioevo / M. Gallina, G. G. Merlo e G. Tabacco. – Laterza, 1997
Le città dei monaci: storia degli spazi che avvicinano a Dio / F. Marazzi. – Jaca Book, 2015
Storia del cristianesimo, vol. 2.: L’età medievale (secoli 8.-15.) / A cura di M. Benedetti. – Carocci, 2015

Cap. 6 Le città / di Tiziana Lazzari

Riassunto

“Potrei dirti di quanti gradini sono fatte le vie e le scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quante lamine di zinco sono ricoperti i tetti: ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato”.
Così scriveva Italo Calvino nelle Città invisibili agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso e, negli stessi anni, Pier Paolo Pasolini girava un breve documentario per la RAI, intitolato La forma della città, nel quale sottolineava la diretta relazione fra la forma urbana e l’azione politica di chi l’aveva vissuta, nei secoli.
L’urgenza determinata dalle dissennate scelte urbanistiche di quegli anni spingeva gli intellettuali a riflettere su un tema che, però, non era nuovo, perché si ripresenta con regolarità nella storia della cultura ogni volta che la società contadina, e il contesto politico in cui questa è inserita, cambia profondamente e che, allora, modifica in modo altrettanto vistoso il proprio habitat, la forma della città.

Bibliografia

La città nella storia d’Europa / L. Benevolo. – Laterza, 1993
Per antiche strade: caratteri e aspetti delle città medievali / F. Bocchi. – Vella, 2013
I Normanni in città: schemi politici ed urbanistici. – In: Società, potere e popolo nell’età di Ruggero 2. – Bari, 1979
Le città italiane nel Medioevo: 12.-14. Secolo / F. Franceschi e I. Taddei. – Il Mulino, 2012
L’immagine della città nella storia d’Italia / a cura di F. Bocchi e R. Smurra. – Viella, 2003

Cap. 7 Signoria e feudalesimo / di Luigi Provero

Riassunto

Nell’immaginario diffuso, il feudalesimo è un calderone in cui rientrano il vassallaggio e il dominio signorile, i castelli e la violenza, il particolarismo e la servitù. La definizione che ne da Flaubert nel suo Dizionario del luoghi comuni, “Feudalesimo: non averne alcuna idea precisa ma inveire contro”, è solo la versione umoristica di una diffusa idea di feudalesimo che unisce la massima confusione e il massimo connotato negativo. L’origine di questa confusione concettuale è probabilmente da situare nel momento finale della storia del feudalesimo, ovvero durante la Rivoluzione francese che abrogò il feudalesimo, intendendo allora con questo termine tutti i diritti signorili, le forme di asservimento e di dipendenza personale.

 

 

Bibliografia

La feudalità in età moderna / R. Ago. – Laterza, 1994
Vassalli, feudi, feudalesimo / G. Albertoni. – Carocci, 2015
Il mutamento feudale: secoli 10.-12. / J.-P. Poly e E. Bournazel. – Mursia, 1990
Dai re ai signori: forme di trasmissione del potere nel Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 2000

Cap. 8 Le “regole del gioco” della politica / di Giusepep Albertoni

Riassunto

La ricerca antropologica ha dimostrato da decenni che la comunicazione sociale e politica non può essere ricondotta alla sola dimensione verbale: si comunica, infatti, anche attraverso i gesti, gli abiti, le acconciature, il cibo, gli oggetti. Ma, al contrario dell’antropologo, lo storico non ha la possibilità di osservare direttamente la società che studia e che può filtrare solo attraverso le fonti, scritte e materiali.
Di conseguenza, frequentemente può comprendere con grande difficoltà il “vocabolario” e la “grammatica” – in altri termini il “codice” – all’interno del quale la comunicazione non verbale si pone.
Questa difficoltà ha fatto si che a lungo i medievisti abbiano privilegiato la componente istituzionale, giuridica o signorile dell’esercizio del potere, dedicando minore attenzione al ruolo in esso svolto dalla comunicazione non verbale o simbolica. Ciò non significa, naturalmente, che questi aspetti siano stati trascurati, come dimostrano ricerche pionieristiche sulla regalità medievale come I re taumaturghi di Marc Bloch o Insegne del potere e simbolismo dello stato di Percy Ernst Schramm.
Tuttavia, solo a partire dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, con la cosiddetta “svolta storico-antropologica”, essi si sono imposti all’attenzione degli studiosi, che ormai quasi unanimemente riconoscono l’importanza di gesti e rituali per comprendere le caratteristiche specifiche – le “regole del gioco” – della politica medievale.

Bibliografia

I re taumaturghi: studi sul carattere sovrannaturale attribuito alla Potenza dei re, particolarmente in Francia e Inghilterra / M. Bloch. – Einaudi, 1973
I riti, il tempo, il riso: cinque saggi di storia medievale / J. Le Goff. – Laterza, 2001
Il gesto nel Medioevo / J.-C. Schmitt. – Laterza, 1990

Cap. 9 La guerra

Riassunto

In epoca medievale la guerra fu indubbiamente, insieme con la fiscalità e la giustizia, uno dei principali strumenti dell’attività di governo. La sua analisi è, dunque, un eccellente punto di osservazione per cogliere i principali assetti sociali e di potere del Medioevo e le loro trasformazioni nel corso del tempo. Bisogna tuttavia premettere che tracciare una linea di demarcazione tra guerra e semplice violenza appare, in molti contesti medievali, assai difficile, anche per il livello spesso assai ridotto che, come vedremo meglio in seguito, caratterizzò le attività belliche. In questo senso è fondamentale tenere a mente che nel Medioevo occidentale l’esercizio della violenza, molto spesso, non era un monopolio delle formazioni politiche, ma era largamente diffuso all’interno del corpo sociale: individui o gruppi potevano ricorrere autonomamente alla forza, in modo più o meno organizzato a seconda delle diverse situazioni.
Le formazioni politiche (in primo luogo i regni, ma anche principati o comuni urbani) cercarono di limitare tutto ciò, ma con risultati  il più delle volte limitati. La possibilità di ricorrere alla violenza pur con modalità assai di verse a seconda dei vari contesti – era infatti largamente riconosciuta. La vendetta di sangue, cioè il diritto di vendicare la morte di un parente stretto con le armi, uccidendo il responsabile ( e spesso anche i suoi congiunti) era, per esempio, ritenuta una pratica lecita, anche se la normativa cercava di contenerla attraverso forme di compensazione in denaro. Se l’esercizio legalmente ammesso della violenza era molto più ampio di quello attuale, non stupisce rilevare che la società nel suo complesso fosse molto più tollerante nei confronti della violenza privata rispetto alla nostra, anche quando essa era, almeno formalmente, illegittima.
Vi era quindi una costante tensione tra i tentativi di controllo da parte del potere centrale dell’esercizio della violenza e l’autonomia di cui davano prova gli attori sociali e tuttavia, fino alla piena età moderna, lo sforzo statale di assumerne il monopolio non fu mai coronato da pieno successo.

Bibliografia

La guerra nel Medioevo / P. Contamine. – Il Mulino, 2005
Rapine, assedi, battaglie: la guerra nel Medioevo / A. A. Settia. – Laterza, 2002

Cap. 10 Uomini e donne, parentele e affinità

Riassunto

Esistono realtà sociali elementari, quali l’essere maschio o femmina, o appena più complesse, per esempio la famiglia, che vengono comunemente interpretate in senso astorico e, a tal proposito, viene loro attributo un aggettivo tanto diffuso quanto pericoloso, “naturale”. Si sostiene pertanto l’esistenza di una famiglia “naturale”, intendendo con questa espressione una coppia coniugale con uno o più figli, così come si dichiara “naturale” essere – e comportarsi da – uomini o donne.
Studiare la storia aiuta invece a comprendere che l’identità di genere, così come le forme sociali della riproduzione, non appartengono al campo della biologia, ma a quello della cultura e che perciò cambiano profondamente nei diversi contesti storici e politici.

Bibliografia

Agire da donna: modelli e pratiche di rappresentazione (secoli 6.-10.) / a cura di C. La Rocca. – Brepols, 2007
Memorie sepolte: tombe e identità nell’alto Medioevo (secoli 5.-8.) / I. Barbiera. – Carocci, 2012
Lignaggio, nobiltà e cavalleria nel secolo 12. Nella regione di Macon: una revisione / G. Duby. – In: Le società medievali / G. Duby. – Einaudi, 1985
Famiglia e parentela nell’Italia medievale / a cura di G. Duby e J. Le Goff. – Il Mulino, 1981
Le donne nell’alto Medioevo / T. Lazzari. – Mondadori Bruno, 2010
Uomini e donne nel Medioevo: storia del genere (secoli 12.-15.). – Il Mulino, 2014

Cap. 11 Libertà, servitù, forme di dipendenza personale / di Simone M. Collavini

Riassunto

La distinzione della popolazione in liberi e servi è una delle eredità medievali di Roma. Essa compare nelle leggi romano-barbariche e, per tutto il Medioevo, le fonti narrative e documentarie ricordano servi, in quantità e contesti variabili nel tempo. La loro condizione giuridica e i termini con cui erano designati (servi, ancillae, mancipia) mutarono poco dalla tarda romanità, salva l’affermazione del termine sclavus (dovuta alle origini slave di molto dei servi della tratta). Tale contrapposizione agì nella società medievale sia sul piano del diritto sia su quello delle rappresentazioni ideologiche; e, almeno in certi contesti, incise sulle forme di vita di specifici, ma limitati, gruppi servili.

Bibliografia

Come e perché finì la schiavitù antica / M. Bloch. – In: La servitù nella società medievale. – La Nuova Italia, 1975
Lo specchio del feudalesimo: sacerdoti guerrieri e lavoratori / G. Duby. – Laterza, 1981
Le origini dell’economia europea: comunicazioni e commerci / M. McCormick. – Vita e Pensiero, 2009

Cap. 11 Aristocrazie e nobiltà / di Giuseppe Albertoni

Riassunto

Lo storico tedesco Karl Ferdinand Werner pubblicò un importante libro dedicato alla nascita della nobiltà e allo sviluppo delle élite politiche in Europa. Nelle sue conclusioni ricordò un episodio significativo, che ebbe come protagonista Giovanni Tomasi di Lampedusa, il principe siciliano autore del Gattopardo, notoriamente uno dei maggiori romanzi della letteratura italiana del Novecento. Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva: “Ma che cosa fate nella vita?” egli si ostinava a rispondere: “Sono un principe”.
Ora questa risposta appariva a Werner il lontano retaggio di società nelle quali l’individuo non si definiva in base al proprio lavoro, ma al proprio status sociale. In esse le identità sociali individuali e collettive non erano definite in base alla domanda “Che cosa fai?”, ma al quesito “Chi sei?”; non dun/ G. Duby. - que in base al lavoro o all’attività ma in base alla nascita e agli obblighi che ne derivavano. Questo ordinamento sociale caratterizzato dalla presenza di una “nobiltà di sangue” distinta dagli altri ceti si affermò nelpieno e nel basso medioevo in seguito a mutamenti strutturali nella definizione delle élite e del loro ruolo

Bibliografia

La società feudale / M. Bloch. – Einaudi, 1949 e successive
Nobili e re: l’Italia politica dell’alto Medioevo / P. Cammarosano. – Laterza, 1998
Una società francese nel Medioevo: la regione di Macon nei secoli 11. e 12. / G. Duby. – Il Mulino, 1985
La nascita della nobiltà: lo sviluppo delle élite politiche in Europa / K. F. Werner

Cap. 13 Demografia, economia e scambi

Riassunto

Tra i secoli 5. e 15. lo sviluppo economico e la crescita demografica furono spesso legati a filo doppio, tanto che proprio l’aumento della popolazione è stato di frequente ritenuto dalle ricerche degli ultimi decenni il principale motore del processo di sviluppo economico che caratterizzò gran parte del Medioevo.  La crescita demografica generò infatti un aumento della domanda, stimolando quindi in modo decisivo la produzione, benché, come vedremo, anche altri fattori abbiano contribuito a determinare dorme e modalità dell’aumento produttivo

Bibliografia

Le origini dell’economia europea: comunicazioni e commerci / M. McCormick. – Vita e Pensiero, 2009
La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa / M. Montanari. – Laterza, 1993
La banca e il credito nel Medioevo / L. Palermo. – Bruno Mondadori, 2008
Le società dell’alto Medioevo: l’Europa e il Mediterraneo (400-800) / C. Wickham. – Viella, 2009

Cap. 14 Le forme dell’identità politica collettiva / di Luigi Provero

Riassunto

In ogni periodo storico l’azione sociale e politica passa sempre attraverso il coordinamento in strutture collettive: è una questione di necessaria collaborazione trai singoli, ma è anche un processo di elaborazione di identità collettive, l’affermazione di una dimensione in cui il singolo si sente parte di un qualcosa di più grande (una parentela, una comunità, un popolo).
Tutte le identità collettive, a qualunque livello, sono l’esito di processi di elaborazione e di costruzione e per questo hanno attirato l’attenzione degli storici: il singolo non è semplicemente e passivamente un membro di una collettività ma agisce per esserne parte e per modificarne le forme e i funzionamenti.
Della prima forma di identità politica collettiva, la parentela nelle sue varie accezioni, dalla famiglia nucleare al clan tribale si è già detto. Presenteremo qui qualche esempio di forme di collettività che ebbero un chiaro rilievo politico come quadri che organizzavano e orientavano l’azione dei singoli nel mondo: forme di identità e di azione utili a mostrare l’importanza di questa dimensione.

Bibliografia

Prima delle nazioni: popoli, etnie e regni tra Antichità e Medioevo / S. Gasparri. – Carocci, 1997
“Comunia”: le risorse collettive nel Piemonte comunale / R. Rao. – LED, 2008
Le parole dei sudditi: azioni e scritture della politica contadina nel Duecento / L. Provero. – CISAM, 2012
Comunità e clientele nella Toscana del 12. Secolo: le origini del comune rurale nella Piana di Lucca. – Viella, 1995

Cap. 15. 380: Impero romano e cristianesimo / di Luigi Provero

Riassunto

Il 27 febbraio 380 a Tessalonica, l’odierna Salonicco, su iniziativa dell’imperatore Teodosio fu emanato un decreto che riconosceva come religione ufficiale dell’Impero il cristianesimo, nelle forme che erano state definite dal concilio di Nicea del 325.  Toeodosio vietò quindi sia i culti pagani, sia l’eresia ariana e fece del cristianesimo niceno l’unica religione ammessa.
Fu il completamento di un processo che, nel giro di pochi decenni, aveva portato il cristianesimo dalla condizione di religione minoritaria e perseguitata a quella di religione ufficiale e dominante. Per comprendere l’editto di Tessalonica occorre quindi tornare indietro alle persecuzioni che avevano colpito i cristiani alla fine del secolo 3. e all’editto di Milano, che nel 313 aveva concesso loro la libertà di culto.

Bibliografia

La formazione dell’Europa cristiana: universalismo e diversità, 200-1000 d. C. / P. Brown. – Laterza, 1993
Storia di Roma, vol. 3.: L’età tardoantica / a cura di A. Carandini, L. Cracco Ruggini e G. Tabacco. – Einaudi, 1993
Il cristianesimo latino altomedievale / G. Tabacco. – In: Storia del cristianesimo: Il Medioevo / a cura di G. Filoramo e D. Menozzi. – Laterza, 1997
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 1000 d. C. / C. Wichham. – Laterza, 2014

Cap. 16 476 Inizio del Medioevo o trasformazione del mondo antico? / di Simone M. Collavini

Riassunto

Tra la fine del secolo 4. E la fine del secolo 5. All’unità politica romana si sostituì nell’Europa occidentale una pluralità di regni autonomi. Una molteplicità di modelli regionalmente differenziati subentrò all’omogeneità delle strutture istituzionali, sociali ed economiche romane. Il 476 con la deposizione dell’imperatore d’occidente Romolo Augustolo da parte di Odoacre e l’invio delle insegne imperiali a Costantinopoli , ha assunto il ruolo di simbolo del cambiamento: finisce l’impero romano, inizia il Medioevo.

Bibliografia

Tempi barbarici: l’Europa occidentale tra antichità e Medioevo / S. Gasparri e C. La Rocca. – Carocci, 2012
Le origini etniche dell’Europa: barbari e romani tra antichità e Medioevo / W. Pohl. – Viella, 2000
La caduta di Roma e la fine della civiltà / B. Ward-Perkins. – Laterza, 2015
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 1000. / C. Wickham. – Laterza 2014

Cap. 17. 527 Giustiniano e un impero romano lontano da Roma / di Giuseppe Albertoni

Riassunto

La storia dell’Impero Romano non finì con la deposizione di Romolo Augustolo del 476- La parte orientale dell’Impero infatti si mantenne in vita e nella prima metà del secolo 6. Sembrò in grado di recuperare il controllo dei territori persi in Occidente. Ciò avvenne quando la guida dell’impero fu assunta da Giustiniano, che nell’aprile del 527 fu incoronato solennemente imperatore dal patriarca di Costantinopoli di fronte ad una assemblea di alti dignitari, senatori, militari. AL contrario di quanto era usuale, tuttavia, il nuovo imperatore non si recò nel grande ippodromo cittadino per ottenere l’acclamazione popolare.
Questa scelta esprime senza ambiguità la sua concezione del potere, che si ineriva nella tradizione imperiale romana ma, nel contempo, la rinnovava su basi cristiane: era Dio e non il popolo a legittimare il potere dell’imperatore. A partire da questo principio Giustiniano si rappresentava e agiva come vicario di Dio in terra che doveva guidare un impero cristiano unito dal punto di vista religioso e politico

Bibliografia

Giustiniano / M. Meier. – Il Mulino, 2007
Il mondo bizantino, vol. 1: L’impero romano d’oriente / a cura di S. Ronchey e T. Braccini. – Einaudi, 2007
Storia dell’Impero bizantino / G. Ostrogorsky. – Einaudi, 1968
Storia di Bisanzio / W. Treagold. – Il Mulino, 2005

Cap. 18 568 I longobardi e la frammentazione politica dell’Italia / di Tiziana Lazzari

Riassunto

Il giorno dopo la Pasqua del 568 i longobardi guidati dal loro re Alboino insieme con le mogli, i figli e tutti i loro beni lasciarono la Pannonia e si diressero verso l’Italia. Attivati alla Alpi orientali confine naturale e politico insieme tra la Pannonia e la penisola, il loro re salì sul monte più alto della zona, popolato da bisonti selvaggi e dalla cima contemplò la terra che di lì a poco avrebbe percorso e conquistato. Da allora il monte fu chiamato Monte dl Re.

Bibliografia

Le leggi dei Longobardi: storia, memoria e diritto di un popolo germanico / C. Azzara e S. Gasparri. – Viella, 2004
Italia longobarda / S. Gasparri. – Laterza, 2012
I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento: atti del 16. Congresso internazionale di studio sull’alto Medioevo. – CISAM, 2003
Il regno dei Longobardi in Italia: archeologia, società e istituzioni. – CISAM. 2004
Le origini etniche dell’Europa: barbari e romani tra antichità e Medioevo / W. Pohl. – Viella, 2000

Cap. 19. 622 L’egira: l’affermazione dell’Islam e il mondo mediterraneo / di Alessio Fiore

Riassunto

L’espressione egira (hijjra, “migrazione”) indica la fuga di Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca nel 622 e il oro insediamento a Medina, Segna convenzionalmente l’inizio del calendario islamico, introdotto solo pochi decenni dopo tali eventi. Si tratta del momento in cui la predicazione religiosa e morale di Maometto cominciò a dare vita a una nuova comunità religiosa e politica, la umma. Proprio l’inscindibile nesso tra questi due elementi aiuta a spiegare la rapidissima espansione degli arabi seguaci del profeta, che nel giro di pochi decenni modificò in modo irreversibile gli equilibri mediterranei, e non solo

Bibliografia

Storia del mondo islamico / I. M. Lapidus. – Einaudi, 1993. – 3 v.
Storia del mondo islamico / C. Lo Iacono. – Einaudi, 2003

Cap. 20 800 Carlo magno e il ritorno dell’impero in Occidente / di Tiziana Lazzari

Riassunto

Il giorno di Natale dell’anno 800 Carlo, re dei franchi e dei longobardi, si trovava a Roma e partecipò alla messa solenne della festività nella basilica di San Pietro. Mentre era davanti all’altare assorto in preghiera papa Leone 3. – che Carlo aveva appena reinsediato dopo una rivolta – gli impose sul capo la corona e turro il popolo romano lo acclamò “grande e pacifico imperatore romano, coronato da Dio”.
Su come andarono veramente le cose in quel giorno famoso, esistono numerose narrazioni, che differiscono fra loro in molti particolari, a seconda dell’interpretazione ideologica che ciascun autore diede dell’evento. Esse comunque sono concordi sul fatto che l’episodio avvenne e che il titolo imperiale fu nuovamente attribuito a un re in Occidente: si riconoscevano così l’ampiezza dei territori conquistati dai franchi e il tentativo forte di assoggettarli a una sola fede, quella cristiana, e a regole sufficientemente coerenti di convivenza.

Bibliografia

L’Italia carolingia / G. Albertoni. – Carocci, 1997
Carlo Magno: un padre sull’Europa / A. Barbero. – Laterza, 2006
I franchi / B. Jussen. – Il Mulino, 2015
Carlo magno: il barbaro santo / S. Weinfurter. – Il Mulino, 2015

Cap. 21 843 Dall’impero ai regni / di Luigi Provero

Riassunto

Nell’843 a Verdun i figli dell’imperatore Ludovico il Pio morto tre anni prima divisero in tre parti l’impero carolingio: da quel momento in poi nessuno riuscì più a riunire nelle proprie mani in modo duraturo fli amplissimi territori che erano stati controllati da Carlo magno e dal figlio.
Fu un momento importante dal punto di vista dei grandi quadri territoriali e della vicenda dinastica dei carolingi, ma la divisione non mutò in modo significativo la natura del potere regio, le sue relazioni con l’aristocrazia, la sua capacità di controllare la società. La pace di Verdun si pone invece all’interno di un processo molto più lento, di trasformazione degli equilibri tra regno e aristocrazia, un processo che si attuò lungo linee in gran parte comuni a tutto l’impero, ma con differenze via via più significative tra i diversi regni.

Bibliografia

Nobili e re: l’Italia politica dell’alto Medioevo / P. Cammarosano. – Laterza, 1998
Gli Ottoni: una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. 10.-11.) / H. Keller. – Carocci, 2012
I confini del potere: marche e signorie fra due regni medievali / G. Sergi. – Einaudi, 1995

Cap. 22 955 Nuovi protagonisti nella storia d’Europa. Ungari, slavi e normanni

Riassunto

Il 10 agosto 955 l’esercito di Ottone 1., re di Germania e futuro imperatore, sconfisse a Lechfeld, in Baviera, contingenti ungari in passato autori di devastanti incursioni. La sua vittoria fu rappresentata dalle fonti coeve come un’affermazione della cristianità contro la barbarie pagana. Da una diversa prospettiva, essa è oggi considerata una tappa rilevante ma non decisiva di un nuovo “allargamento” dell’Europa verso oriente e settentrione. Protagoniste di questo “allargamento” furono società a lungo caratterizzate da strutture politiche deboli, per lo più locali o regionali, e da un potere regio che, se presente, era intermittente.
Tra i secoli 9. e 10. tuttavia esse uscirono dal loro isolamento e diedero vita ad aggregazioni politiche più strutturate. Cercheremo qui di spiegare quali furono le cause di questo mutamento, le modalità dell’incontro/scontro con i regni dell’Europa occidentale e con l’impero bizantino, i processi di inclusione, emulazione o esclusione che portarono all’affermazione di novi regni che modificarono strutturalmente gi assetti politici europei.

Bibliografia

I normanni / H. Houben. – Il Mulino, 2013
L’Europa dei barbari: le culture tribali di fronte alla cultura romano-cristiana / K. Modzelewski. – Bollati Boringhieri, 2008
L’eredità di Roma: storia d’Europa dal 400 al 100 d. C. / C. Wickham. – Laterza, 2014

Cap. 23. Ordinamento signorile / di Luigi Provero

Riassunto

Il 28 maggio 1037 Corrado 2., impegnato nell’assedio di Milano, concesse l’Edictum de beneficiis, un ampio privilegio con cui riconobbe ai vassalli dei conti o dei vescovi (capitanei) e ai loro “fedeli” (valvassores) il diritto  di conservare a vita i propri benefici (beneficia, beni fondiari o diritti assegnati temporaneamente) e di trasmetterli agli eredi, un diritto che solo una grave colpa avrebbe potuto cancellare.
L’intervento imperiale fu efficace per sanare un ampio conflitto tra l’aristocrazia minore e i maggiori “potenti” del regno italico (soprattutto vescovi) ed è per noi un atto fondamentale per cogliere come i legami giurati tra persone, tra cui quelli vassallatici, fossero divenuti in questa fase la principale forma di solidarietà all’interno della società aristocratica.
Ma la questione dei diritti di capitanei e valvassores (detti anche primi e secundi milites) era solo uno degli aspetti di una più ampia trasformazione, su cui il potere imperiale poteva incidere marginalmente: era in atto un grande e lento mutamento delle strutture del potere e dell’organizzazione sociale, una ridefinizione degli equilibri tra re e aristocrazie, verso forme di dominio signorile delle campagne, ma anche verso l’avvio di nuovi regni su base “nazionale”.
La lentezza , la gradualità e il carattere decisamente locale di questi processi fanno si che sia impossibile datarli a un momento preciso: usiamo il 1037 come un simbolo, il momento in cui l’impero prese atto di un’organizzazione sociale che trovava uno dei suoi fondamenti nelle reti clientelari.

Bibliografia

Signorie di Mezzogiorno: società rurali, poteri aristocratici e monarchia (12.-13. Secolo) / S. Carocci. – Viella, 2014
Le origini dell’economia europea: guerrieri e contadini nel Medioevo / G. Duby. – Laterza, 1975
L’Italia dei poteri locali: secoli 10.-12. / L. Provero. – Carocci, 1998
Comunità e clientele nella Toscana del 12. Secolo: le origini del comune rurale nella piana di Lucca / C. Wickham. – Viella, 1995

Cap. 24 1059 La nuova chiesa occidentale / di Tiziana Lazzari

Riassunto

Il 12 aprile del 1059 in un sinodo riunito a Roma nella basilica del Laterano papa Nicolò 2. firmò un decreto (Decretum in electione papae) che stabiliva nuove regole per l’elezione del vescovo di Roma. Le nuove regole, che arrivavano dopo alcuni anni di gravissimi conflitti sull’elezione del pontefice, stabilivano che da quel momento in avanti il vescovo di Roma sarebeb stato scelto e designato dai cardinali vescovi, approvato dai cardinali chierici e infine, a scelta fatta, acclamato dal resto del clero e dal popolo di Roma.
Il decreto non si discostava molto dalle norme canoniche relative alle elezioni vescovili che volevano che i presuli fossero eletti col concorso del clero e del popolo delle rispettive diocesi. Identificava però nei cardinali vescovi, e cioè vescovi dele diocesi suburbicarie di Roma – poste nell’immediato circondario della città – un nuovo soggetto collettivo che assumeva una funzione decisiva nella designazione del nuovo pontefice.
E, soprattutto, il decretum cominciava a prendere le distanze in modo radicale dalle consuetudini che nell’ultimo secolo avevano presieduto l’elezione del papa, riportando la piena responsabilità dell’elezione in un contesto rigidamente ecclesiastico, pur conservando un esplicito  riconoscimento dell’autorità regia nell’approvazione della scelta fatta, espresso nella formulazione che faceva salvi, nell’applicazione delle nuove regole, l’honor e la reverentia dovuti all’imperatore, carica ricoperta a quel tempo da Enrico 3.

Bibliografia

Dalle chiese alla monarchia papale / G. M. Cantarella. – In: Chiesa, chiese, movimenti religiosi / a cura di G. M. Cantarella. – Laterza, 2001
Il sole e la luna: la rivoluzione di Gregorio 7. Papa, 1073-1095 / G. M. Cantarella. – Laterza, 2005
L’Italia medievale nei secoli di trapasso: la riforma della chiesa, 1012-1122 / O. Capitani. – Patron, 1984
Chiesa gregoriana: ricerche sulla riforma del secolo 11 / G. Miccoli. – La Nuova Italia, 1966
Chiesa feudale e riforme in Occidente, secc. 10.-12.: introduzione a un tem storiografico. – CISAM, 1999

Cap. 25. 1099 L’espansione occidentale nel Mediterraneo / di Simone M. Collavini

Riassunto

Il 15 luglio 1099, cavalieri e fanti occidentali presero Gerusalemme, massacrando moltissimi “infedeli”, raccogliendo un bottino immenso e recandosi, infine, a venerare il Sacro Sepolcro. L’episodio segna il culmine della spedizione nota come “prima crociata”, che ebbe un enorme successo, sia perché “liberò” Gerusalemme, sia perché creò vari “dominati” latini in Oriente e permise ai partecipanti alla spedizione di accumulare enormi risorse materiali e simboliche. Nacque così il mito del passaggio in Terrasanta, che per secoli orientò l’azione di cavalieri e principi, sovrani e pontefici.
Per capire questo mito, il fenomeno va posto in un quadro più ampio: l’espansione europea nel Mediterraneo durante il pieno Medioevo.
Fra i secoli 11. e 14. L’Europa di tradizione carolingia si espanse, conquistando, colonizzando e acculturando le aree circostanti. Ciò fu possibile grazie alla crescita demografica ed economica in atto, all’aggressività militare e culturale delle sue élite e alla loro capacità di integrare le aree conquistate. I cavalieri aprirono la strada, ma furono contadini e artigiani, mercanti ed ecclesiastici a trasformarle in profondità. Tali fenomeni, che cambiarono il nord e l’est del continente, coinvolsero anche il Mediterraneo nel secolo 11. Frontiera tra l’Occidente e le più complesse civiltà bizantina e islamica. Le crociate, la conquista normanna e l’espansione delle città marittime italiane nel Mediterraneo sono tutti aspetti di questo fenomeno.

Bibliografia

L’espansione dell’Occidente nel Mediterraneo / S. M. Collavini. – In: Storia d’Eueopa e del Mediterraneo / diretta da A. Barbero. – Vol. 8.: Popoli, poteri, dinamiche. – Salerno, 2006
L’invenzione delle crociate / C. Tyerman. – Einaudi, 2000
Le guerre di Dio: nuova storia delle crociate / C. Tyerman. – Einaudi, 2012

Cap. 26. 1137 Principati e regni / di Alessio Fiore

Riassunto

Nel 1137 il conte di Barcellona, a capo di un’ampia contea che comprendeva l’odierna Catalogna e una serie di possedimenti minori estesi anche a sud della Francia, si sposò con l’erede del confinante regno d’Aragona. In questo modo la dinastia comitale prese il controllo del regno vicino, dando vita a quella che nei secoli successivi si sarebbe rivelata come una delle più dinamiche formazioni politiche del bacino del Mediterraneo. Questa vicenda è importante non solo in sé, ma perché consente di focalizzare l’attenzione sul processo di ricomposizione dei quadri territoriali che caratterizza il secolo 12. Inoltre è significativa perché mette in primo piano una delle principali forme di organizzazione politica tra i secoli 11. E 12., i “principati territoriali”

Cap. 27. 1183 I comuni italiani nel secolo 12. / di Simone M. Collavini

Riassunto

Nel giugno 1183, Federico 1. E la lega lombarda, un’alleanza di comuni dell’Italia del nord guidata da Milano, fecero pace, perfezionando la tregua conclusa a Venezia nel quadro degli accordi tra l’imperatore e papa Alessandro 3. (1177). A tutela del prestigio del sovrano, l’atto era una concessione, ma segnava la vittoria della lega: si legittimavano i comuni; si permetteva loro di allearsi e di eleggersi dei governanti (consoli); si concedevano diritto già esercitati di fatto, ma ritenuti di origine regia (regalia).
In cambio i comuni dovevano alcuni tributi e il riconoscimento della sovranità imperiale. Le clausole riguardavano però le sole città della lega, meno di una ventina e per anni la loro sorte rimase incerta.
A seconda delle letture della storia d’Italia, la pace di Costanza è stata ritenuta il trionfo degli italiani sugli stranieri, l’origine delle “libertà italiane” o la vittoria delle autonomie locali sul centralismo. Tralasciando le interpretazioni ideologiche, essa mostra a un tempo l’eccezionalità e l’inserimento dell’esperienza comunale in un contesto europeo: anche altrove le città ottennero “libertà” dai re, ma l’ampiezza delle autonomie dei comuni italiani, in seguito ulteriormente riconosciute, non ha paralleli e li rese i poteri localmente dominanti nel basso Medioevo.

Bibliografia

Cavalieri e cittadini: guerra, conflitti e società nell’Italia comunale / J. C. Maire Vigueur. – Il Mulino, 2004
L’Italia dei comuni, 1100-1300 / F. Menant. – Viella, 2011
I comuni italiani, secoli 12.-14. / G. Milani. – Laterza, 2009
Potere al popolo: conflitti sociali e lotte politiche nell’Italia comunale del Duecento / A. Poloni. – Buono Mondadori, 2010

Cap. 28. 1194 Dai normanni agli Angioini: il regno del sud / di Luigi Provero

Riassunto

Nel 1194 due avvenimenti segnarono in modo importante la storia del sud Italia: il giorno di Natale l’imperatore Enrico 6. fu incoronato re di Sicilia, riunendo nelle sue mani un immenso territorio, che andava dal Mare del nord al canale di Sicilia: il giorno seguente a Jesi nacque il figlio di Enrico, il futuro imperatore Federico 2. destinato a diventare una figura chiave della storia europea del Duecento. Il 1194 è quindi una buona data di riferimento per leggere le vicende del sud Italia tra i secoli 11. e 13., segnate dall’alternanza tra una storia a parte (con funzionamenti e dinamiche diversi dall’Europa di tradizione carolingia) e una ricorrente connessione con le vicende del nord Italia e dell’impero. Ma per leggere tutto ciò, dobbiamo risalire a quasi due secoli prima, all’inizio del secolo 11. Quando gruppi di cavalieri normanni cominciarono a insediarsi tra Campania e Puglia.

Bibliografia

Federico 2.: un imperatore medievale / D. Abulafia. – Einaudi, 1990
L’Italia mediterranea e gli incontri di civiltà / P. Corrao, M. Gallina e C. Villa. – Laterza, 2001
Federico 2.: imperatore, uomo, mito / H. Houben. – Il Mulino, 2009
Il Mezzogiorno medievale: Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi nei secoli 11.-15. / S. Tramontana. – Carocci, 2000

Cap. 29. 1198 La monarchia papale /di Simona M. Collavini

Riassunto

L’8 gennaio 1198 i cardinali elessero papa il più giovane membro del collegio, Lotario dei conti da Segni, poi Innocenzo 3. (1198-1216). Da tempo cardinale, egli aveva studiato teologia a Parigi e diritto canonico a Bologna es era noto come intellettuale e uomo di curia, ma soprattutto come scaltro politico.
Più di ogni suo predecessore Innocenzo 3. Riuscì ad affermare il suo potere nella società occidentale in campo ecclesiastico e più latamente politico: un successo reso possibile dalle sue capacità personali e dal fortunato convergere di evoluzioni strutturali e contingenze congiunturali.

Bibliografia

Chiesa, chiese, movimenti religiosi / G. M. Cantarella, V. Polonio e R. Rusconi. – Laterza, 2001
Le eresie medievali / B. Garofani. – Carocci, 2008
Il papato da Leone 9. A Bonifacio 8.: centralità e universalità / A. Paravicini Bagliani. – In: Storia d’Europa e del Mediterraneo / diretta da A. Barbero, vol. 8. – Salerno, 2006
Innocenzo 3., 1198-1216 / J. Sayers. – Viella, 1997

Cap. 30 1214 Le monarchie europee / di Alessio Fiore

Riassunto

L’inizio del secolo 13. Fu una fase cruciale per la definizione del panorama politico europeo: fu il punto di arrivo di processi iniziati molto tempo prima, ma fu anche una fase di snodo che portò all’affermazione di alcuni quadri di ordinamento territoriale forti e stabili, con il venir meno di quella fluidità che aveva caratterizzato la fase precedente, ancora aperta a esiti molto differenti da quelli che poi si concretizzarono effettivamente. Questo processo di stabilizzazione fu scandito da alcune grandi battaglie, cruciali sotto il profilo dei concreti rapporti di forza e, soprattutto, sotto quello ideologico e identitario. In questa prospettiva la battaglia di Bouvines del 1214, tra il re di Francia Filippo 2. Augusto e l’imperatore Ottone 4. Di Brunswick, fu probabilmente la più importante, ma non certo l’unica di questa fase decisiva.

Bibliografia

La domenica di Bouvines: 27 luglio 1214 / G. Duby. – Einaudi, 1984

Cap. 31. 1241 L’Europa davanti ai mongoli / di Alessio Fiore

Riassunto

Nel 1241 un’armata di mongoli, una popolazione nomade proveniente dalla steppe dell’Asia nord-orientale, penetrò in Europa centrale, dopo avere conquistato solo pochissimi anni prima gran parte di quella orientale. Dopo aver annientato gli eserciti dei regni di Ungheria e Polonia ne saccheggiò per quasi un anno i territori senza incontrare particolari resistenze. L’armata tornò repentinamente nelle steppe asiatiche in seguito alla morte del capo (gran khan o khagan) mongolo, per l’elezione del successore, che però decise di sospendere le operazioni militari in Europa per concentrarsi sulla Siria e sulla Cina meridionale. Negli anni successivi le potenze europee, dopo un primo momento di impotente sbigottimento, si trovarono con difficoltà a interagire con questi nuovi quanto ingombranti attori della scena internazionale.

Bibliografia

I mongoli / M. Rossabi. – Il Mulino, 2015

Cap. 32. 1309 La crisi degli universalismi / di Luigi Provero

Riassunto

Nel 1309 papa Clemente 5. Decise di stabilire la propria residenza e la corte papale lontano da Roma, ad Avignone, dove i papi restarono per quasi settant’anni. Il periodo avignonese fu l’espressione di una nuova posizione del papato negli equilibri politici europei, caratterizzati dalla rottura ormai definitiva della solidarietà con l’impero, dall’avvicinamento al regno di Francia dopo un periodo di duri conflitti e dalla difficoltà a tenere sotto controllo i potentissimi baroni romani. Per comprendere questa fase dobbiamo ripartire dai decenni precedenti e collegare la trasformazione del papato con quella dell’altro grande potere universale, l’impero

Bibliografia

Il giubileo di Bonifacio 8. / A. Frugoni. – Laterza, 1999
L’Occidente nei secoli 14. e 15.: gli stati / B. Guenée. – Mursia, 1992
Il trono di Pietro: l’universalità del papato da Alessandro 3. a Bonifacio 8. / A. Parravicini Bagliani. – Carocci, 1996
Le ideologie politiche del Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 2000

Cap. 33. 1313 Dal comune alla signoria / di Tiziana Lazzari

Riassunto

Durante una dura campagna militare, volta a riconsegnare al coordinamento imperiale le molteplici realtà politiche del regno italico, quando con il suo esercito stava assediando la città di Siena, uno dei baluardi dello schieramento guelfo, l’imperatore Enrico 7. Si ammalò di malaria e fu costretto ad abbandonare la lotta. I tentativi di cura presso le località termali toscane nei pressi non sortirono l’effetto sperato e il 24 agosto 1313, a neppure quarant’anni, l’imperatore moriva a Buonconvento, nella chiesa di San Pietro. Fu sepolto a Pisa, città di tradizionale schieramento filo-imperiale e con il suo corpo furono sepolte anche le residue aspirazioni di coordinare il regno italico all’impero.

Bibliografia

Il sistema politico dei comuni italiani (secoli 12.-14.) / J.-C. Maire Vigueur e E. Faini. – Bruno Mondadori, 2010
I comuni italiani: secoli 12.-14. / G. Milani. – Laterza, 2005
Potere al popolo: conflitti sociali e lotte politiche nell’Italia comunale del Duecento / A. Poloni. – Bruno Mondadori, 2010
Dai comuni agli stati territoriali: l’Italia delle città tra 13. e 15. Secolo / L. Tanzini. – Monduzzi, 2010
A consiglio: la vita politica nell’Italia dei comuni / L. Tanzini. – Viella, 2010

Cap. 34 1348 Economia e società nel tardo Medioevo / di Simone M. Collavini

Riassunto

Diffuso da pulci di topo e ratti presenti su navi genovesi provenienti dal Mar Nero, alla fine del 1347 il bacillo della peste ricomparve in occidente dopo un’assenza di oltre mezzo millennio. L’impreparazione biologica degli europei e l’assenza di conoscenze mediche adeguate ne favorirono la rapidissima diffusione con effetti devastanti. In pochi anni (1348-1350) scomparve da un terzo alla metà degli europei. Il morbo, poi, si fece endemico, ripresentandosi a ogni generazione – seppur in forme sempre meno virulente – fino all’età moderna, rendendo lenta e incerta la riprese demografica.
La pandemia è stata ritenuta effetto e causa a un tempo di una più generale crisi dell’Europa tardomedievale, la cosiddetta “crisi del Trecento”. L’idea di una crisi generalizzata della società europea alla fine del Medioevo pone però alcuni problemi. Come connettere la “crisi” alla precedente fase di crescita e all’espansione europea della prima età moderna? Siamo di fronte a un arretramento lungo il percorso di crescita dell’Occidente o a una complessiva trasformazione delle strutture economiche di base? Tali domande hanno ancor più rilievo per l’Italia: la crisi tardomedievale, infatti, corrisponde alla straordinaria fioritura culturale dell’Umanesimo e del Rinascimento.

 

Bibliografia

Potere e mercanti in Sicilia: secoli 13.-16. / S. R. Epstein. – Einaudi, 1996

Cap. 35 1453 I turchi e l’Europa orientale

Riassunto

Il 29 maggio 1453 l’esercito turco, guidato dal sultano Maometto 2., conquistò Costantinopoli, ponendo così termine alla millenaria storia dell’impero bizantino, al quale subentrò un nuovo impero euro-asiatico a guida musulmana, l’impero ottomano. La caduta di Costantinopoli, tuttavia, non fu solo l’esito dell’espansione militare turca. Fu parte di un più ampio processo di ridefinizione degli equilibri politici, economici e religiosi che anche nel Balcani e nell’Europa orientale, così come nell’Europa occidentale, portò al superamento dell’universalismo imperiale e all’affermazione di regni più centralizzati e coerenti.

Bibliografia

Il Commonwealth bizantino: l’Europa orientale dal 500 al 1453 / D. Obolensky. – Laterza, 1977
Storia dell’impero bizantino / G. Ostrogorsky. – Einaudi, 1968/1993
Storia di Bisanzio / W. Treagold, 2005

Cap. 36. 1454 Gli stati regionali italiani

Riassunto

La pace di Lodi, nel 1454, segnò la fine di un duro conflitto tra il ducato visconteo di Milano e la repubblica di Venezia e fu favorita anche dalla successione di Francesco Sforza ai Visconti. Si trattò di un momento cruciale, di importanza non solo locale, perché l’accordo, raggiunto tramite la mediazione del papato, portò a una relativa stabilizzazione del complesso quadro politico della penisola, scosso nel secolo e mezzo precedente da continui scontri militari tra le diverse formazioni regionali, ciascuna delle quali si proponeva di raggiungere sempre maggiori spazi di egemonia. Con il trattato di Lodi, assunsero una forma stabile quei grandi quadri territoriali destinati a caratterizzare, con poche modifiche, il quadro italiano fino alla vigilia dell’Unità.

Bibliografia

La formazione dello stato regionale e le istituzioni del contado: secoli 16. e 15. / G. Chittolini. – Einaudi, 1979
L’Italia degli stati territoriali: secoli 13.-15. / I. Lazzarini. – Laterza, 2004
Origini dello Stato: processi di formazione statale in Italia fra Medioevo et età moderna /a  cura di G. Chittolini, A. Molho e P. Schiera. – Il Mulino, 1994
Lo stato del Rinascimento in Italia, 1350-1520 / a cura di A. Gamberini e I. Lazzarini. – Viella, 2014

Cap. 37 1492 Nuovi equilibri europei

Riassunto

Il 1492 fu un anno denso di avvenimenti che segnarono momenti di svolta di lunga durata: a Firenze morì Lorenzo il magnifico, il signore mediceo che era stato a lungo uno dei principali artefici della conservazione dell’equilibrio fra le diverse forze politiche attive nella penisola deciso a Lodi. Più a ovest, nella penisola iberica, capitolò l’emirato islamico di Granada, che era rimasta l’ultima piazzaforte musulmana sul continente europeo, Nello stesso anno, partito dalle coste occidentali della penisola iberica, Cristoforo Colombo sbarcò sull’isola di Guanhani, dell’arcipelago delle Bahamas, che chiamò San Salvador. Iniziava così una nuova storia, quella dell’espansione dell’Europa occidentale in direzione del continente americano.

 

Bibliografia

La guerra dei cent’anni / P. Contamine. – Il Mulino, 2013