Alle origini dell’età moderna / Ernst Hinrichs
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Cap. 2. Mutamento in Europa tra il 16 e il 18 secolo
La legge del rendimento decrescente del terreno fu formulata in questo periodo: essa affermava che il rendimento del terreno non cresceva più nella stessa misura dell’aumento dei costi, indipendentemente dal fatto che fossero messi a coltura terre marginali o che si lavorasse terreno già coltivato. Ne derivava che da un certo momenti in poi, i costi crescenti della produzione agricola potevano essere pareggiati solo rialzando i prezzi.
La storia dell’agricoltura europea del Settecento è una dimostrazione evidente degli effetti della domanda. Ovunque si estendono e di intensificano le colture, come già avevamo visto nella fase espansiva dell’alto medioevo e nel 16 secolo; ma in confronto alle epoche precedenti, il movimento assume adesso proporzioni tali, che si è parlato di rivoluzione agraria – e ancora oggi ci si serve di un simile concetto almeno per lo sviluppo agricolo inglese del tardo Settecento. Rivoluzionaria, comunque, fu la tendenza generale, rivoluzionarie furono le trasformazioni strutturali del secolo, e non solo nel campo delle tecniche e dei sistemi di coltivazione, ma anche in quello sociale e istituzionale. Per la prima volta nella storia europea, si considera l’alimentazione un problema che riguarda l’intera società; per la prima volta le regolarità del rendimento, del reddito, dello sviluppo dei prezzi, sono fatte oggetto di una feconda riflessione teorica; per la prima volta si formano in tutti i paesi associazioni agrarie che diffondono, e cercano in pari tempo di trasformare in prassi politica, le loro acquisizioni teoriche; per la prima volta l’agricoltura diventa una sezione autonoma dell’amministrazione dello Stato.
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Il 16 secolo si dimostrò un’epoca favorevole al dispiegamento del nuovo ordinamento politico anche sotto altri aspetti. L’avanzata dell’Europa nel mondo extraeuropeo, infatti, solo all’inizio fu opera degli scopritori che, inoltre, agivano per conto dei monarchi iberici. A loro succedettero i “burocrati e i missionari” (J. H. Elliot). Il consolidamento del controllo e lo sfruttamento del nuovo mondo erano realizzabili, infatti, solo attraverso gli accresciuti strumenti statali – come dimostra l’esempio americano. I territori extraeuropei divennero così il campo sperimentale della nuova forza, che là poteva dispiegarsi in relativa libertà da tradizioni, legami e resistenze locali. A partire dalla metà del Cinquecento, d’altro canto, le recenti conquiste promossero l’espansione dello Stato in Europa. E’ noto l’utile che Filippo 2 trasse dai metalli preziosi americani. Un utile che le altre potenze europee dovettero lasciare inizialmente alla monarchia iberica; ma, sotto questo profilo, la congiuntura economica favorevole poté fungere per esse da adeguato sostituto dei tesori americani già molto prima dei loro regolari arrivi a Siviglia. Secondo F. Braudel, che ha brillantemente descritto nel suo libro sul Mediterraneo l’influenza della congiuntura economica sulle condizioni in cui si formarono gli stati, non bisogna sopravvalutare l’importanza dell’argento americano, ma ravvisare, piuttosto, nello sviluppo economico e nell’espansione del principato un fenomeno interrelato in atto sin dal 15 secolo, fin da quando, cioè, si invertì il trend tardomedievale. La Francia di Luigi 11, l’Inghilterra di Enrico 7, l’Aragona di Giovanni, ma anche l’impero turco di Mohammed 2 furono i primi risultati di questa combinazione di circostanze; nel secolo 16 seguirono gli imperi di Carlo 5, Solimano 2, Filippo 2 e i sogni imperiali della Francia di Caro 8 e Francesco 1.
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Bibliografia dalle note
Parte prima
Introduzione alla demografia storica / A. E. Imhof. – Bologna, 1981
Demografia e storia / E. A. Wrigley. – Milano, 1969
Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli 15-18 / F. Braudel. – Torino, 1982
La famiglia: parentela, casa, sessualità nella società preindustriale / J.-L. Flandrin. – Milano, 1979
L’uomo e la morte dal Medioevo ad oggi / Ph. Aries. – Laterza, 1980
Tempo di festa, tempo di carestia: storia del clima dell’anno mille / E. La Roy Ladurie. – Torino, 1982
Famiglia, sesso e matrimonio tra Cinque e Ottocento / L. Stone. – Torino, 1983
Per una nuova storia costituzionale e sociale / O. Brunner. – Milano, 1970
Società patrizia, cultura plebea: otto saggi di antropologia storica nell’Inghilterra del Settecento / E.-P. Thompson. – Torino, 1981
Famiglia e civiltà / E. Shorter. – Milano, 1978
Storia economica dell’Europa pre-industriale / C. M. Cipolla. – Bologna, 1975
Modelli e struttura della domanda, 1500-1750 / W. Minchinton. – In: Storia economica d’Europa / diretta da C. M. Cipolla. – Torino, 1979
Civiltà materiale, economia e capitalismo / F. Braudel. – Torino, 1982
La società e i poveri / J.-P. Gutton. – Milano, 1977
La fine della comunità e la nascita dell’individualismo agrario nella Francia del 18 secolo / M. Bloch. – Milano, 1979
Il mondo che abbiamo perduto / P. Laslett. – Milano, 1973
Storia della città medievale / E. Ennen. – Laterza, 1975
Economia e società / M. Weber. – Milano, 1980
La società di corte / N. Elias. – Bologna, 1980
La civiltà delle buone maniere / N. Elias. – Bologna, 1982
Parte seconda
La riforma: origini e affermazione / J. Delumeau. – Milano, 1975
Storia del Concilio di Trento / H. Jedin. – Brescia, 1973-1981
Riforma cattolica o controriforma? / H. jedin. – Brescia, 1974
L’evoluzione della fisica: sviluppo delle idee dai concetti iniziali alla relatività dei quanti / A. Einstein e L. Infeld. – Torino, 1970
Dal mondo chiuso all’universo infinito / A. Koyré. – Milano, 1970
Dagli umanisti agli scienziati, secoli 16 e 17 / R. Mandrou. – Laterza, 1975
La repubblica olandese / Ch. Wilson. – Milano, 1977
Scienza, tecnologia e società nell’Inghilterra del 17 secolo / r. K. Merton. – Milano, 1975
L’addomesticamento del pensiero selvaggio / J. Goody. – Milano, 1981
Istruzione e sviluppo: il declino dell’analfabetismo nel mondo occidentale / C. M. Cipolla. – Torino, 1971
L’espansione europea dal 13 al 15 secolo / P. Chaunu. – Milano, 1979
La conquista e l’esplorazione dei nuovi mondi, 16 secolo / P. Chaunu. – Milano, 1977
L’espansione europea, 1600-1870 / F. Mauro. – Milano, 1977
Civiltà e imperi del Mediterrameo nell’età di Filippo 2 / F. Braudel. – Torino, 1976
Il sistema mondiale dell’economia moderna / I. Wallerstein. – Bologna, 1978
Storia economica del medioevo e dell’epoca moderna / J. Kulischer. – Firenze, 1955
La rivoluzione industriale e l’impero: dal 1750 ai giorni nostri / e. J. Hobsbawm. – Torino, 1972
I contadini di linguadoca / E. La Roy Ladurie. – Laterza. 1984
La riforma luterana e la guerra dei contadini: la rivoluzione del 1525 / P. Blickle. – Bologna, 1983
Protestantesimo e trasformazione sociale / H. Trevor-Roper. – Laterza, 1975
La crisi dell’aristocrazia: l’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell / L. Stone. – Torino, 1972
Le cause della rivoluzione inglese, 1529-1642 / L. Stone. – Torino, 1982
Crisi in Europa: saggi da “Past and Present” / T. Aston. – Napoli, 1968
L’assolutismo / P. Anderson. – Milano, 1980
Luigi 14 e venti milioni di francesi / P. Goubert. – Bari, 1968
Crisi in Europa, 1560-160 / J. H. Elliot. – Napoli, 1968
La Spagna imperiale, 1469-1716 / J. H. Elliott. – Bologna, 1982
Le origini della Prussia / F. L. Carsten. – Bologna, 1982
La leggenda di Lessing: per la storia e la critica del dispotismo prussiano e della letteratura classica / F. Mehring. – Roma, 1952
Crisi in Europa, 1560-1660 / a cura di Aston. – Napoli, 1968
Il mercantilismo / E. F. Heckscher. – Torino, 1936
La formazione della potenza inglese dal 1530 al 1780 / Ch. Hill. – Torino, 1977
Bibliografia
- Opere generali
Il mondo dell’umanesimo, 1453-1517 / M. P. Gilmore. – Firenze, 1977
L’Europa del Cinquecento / H. G. Koenigsberger e G. L. Mosse. – Laterza, 1983
L’Europa nel Settecento, 1713-1783 / M. S. Anderson. – Milano, 1978
L’Europa del Settecento: storia e cultura / G. Rudé. – Laterza, 1974
Luigi 14 e il suo tempo / R. Mandrou. – Torino, 1976
Il secolo di ferro, 1550-1660 / H. Kamen. – Laterza, 1975
- Storia demografica
Storia della popolazione mondiale / M. Reinhard, A. Armeng, J. Dupaquier. – Bari, 1968
Demografia e storia / E. A. Wrigley. – Milano, 1969
Le epidemie nella storia demografica italiana, secoli 14-19 / L. Del Panta. – Torino, 1980
Il sistema demografico europeo, 1500-1820 / M. W. Flinn. – Bologna, 1983
La trasformazione demografica delle società europee / M. Livi Bacci. – Torino, 1977
- Storia economica
L’espansione economica europea nel Cinque e Seicento / a cura di E. E. Rich e C. H. Wilson. – Torino, 1975
Economia e società in Europa nell’età moderna / a cura di E. E. Rich e C. H. Wilson. – Torino, 1978
Storia economica d’Europa / diretta da C. M. Cipolla. – Torino, 1979
Storia economica dell’Europa preindustriale / C. M. Cipolla. – Bologna, 1975
Storia economica e sociale del mondo / P. Leon. – Laterza, 1979
Storia economica del Medioevo e dell’epoca moderna / J. Kulischer. – Firenze, 1959
Storia agraria dell’Europa occidentale / B. A. Slicher van Bath. – Torino, 1972
Congiuntura agraria e crisi agrarie nell’Europa preindustriale / W. Abel. – Torino, 1976
Problemi di storia del capitalismo / M. Dobb. – Roma, 1971
Teoria economica del sistema feudale / W. Kula. – Torino, 1972
L’evoluzione economica del mondo occidentale / D. C. North e R. P. Thomas. – Milano, 1976
Il sistema mondiale dell’economia moderna / I. Wallerstein. – Bologna, 1978
- Storia sociale
La società feudale / M. Bloch. – Torino, 1974
Il mondo che abbiamo perduto: l’Inghilterra prima dell’era industriale / P. Laslett. – Milano, 1979
Le origini sociali della dittatura e della democrazia: proprietari e contadini nella formazione del mondo moderno / Barrington Moore jr. – Torino, 1969
La famiglia nella storia: comportamenti sociali e ideali domestici / a cura di C. E. Rosenberg. – Torino, 1979
Padri e figli nell’Europa medievale e moderna / Ph. Aries. – Laterza, 1981
La famiglia: parentela, casa, sessualità nella società preindustriale / J.-L. Flandrin. – Milano, 1979
- Storia politica, costituzionale e del diritto
Per una nuova storia costituzionale e sociale / O. Brunner. – Milano, 1970
L’Europa e il diritto romano / P. Koschhaker. – Firenze, 1962
Storia del diritto privato moderno, con particolare riguardo alla Germania / F. Wieacker. – Milano, 1980
Il pensiero politico rinascimentale / P. Mesnard. – Bari, 1963
L’idea della ragion di Stato nella storia moderna / F. Meinecke. – Firenze, 1977
La crisi della coscienza europea / P. Hazard. – Milano, 1978
Crisi in Europa, 1560-1660 / Trevor Aston (a cura di ). – Napoli, 1968
Scritti sulla storia / F. Braudel. – Milano, 1973
Introduzione allo studio della storia moderna / Paolo Prodi
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- la storia come disciplina
Possiamo concludere semplicemente che l’unica cosa che interessa lo storico è l’uomo nella sua incarnazione concreta
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E’ opportuno nella lettura delle opere storiche battere il terreno a ritroso, come i gamberi, partendo dai saggi pubblicati nel tempo più vicino a noi e arretrare man mano costruendo così il quadro completo degli studi esistenti
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- La storia moderna
Nei confronti della politica e dello stato moderno questa trasformazione culturale ha conseguenze importanti: non soltanto l’ordine pubblico dello Stato assoluto viene visto come una proiezione dell’ordine dell’universo, non soltanto la scrittura diviene la base del potere, ma viene meno il latino come lingua universale (alla quale si lasciano margini sempre più ristretti nelle vecchie culture teologiche), mentre le lingue moderne diventano strumenti per legami sempre più stretti tra la cultura e il potere, una delle basi per la fondazione delle nazioni moderne.
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In realtà è l’uomo europeo che possiede una sua capacità superiore di iniziativa e id organizzazione, capacità che fa si che le civiltà preesistenti si sbriciolino di fronte alla sua vitalità
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L’Italia diventa mira delle mire delle nuove monarchie europee ( con la discesa di Carlo 8 di Francia e l’inizio delle guerre d’Italia, appunto), perché con la sua organizzazione produttiva, con le sue imprese commerciali, con le sue banche, con i suoi stati regionali rappresenta un prototipo di quello che sarà nei secoli successivi, su scala più grande, lo sviluppo dell’Europa: come tutti i prototipi sarà sopraffatto dal modello che si afferma successivamente perché sarà proprio questa precocità d sviluppo sociale e statuale a impedire una unificazione a livello nazionale della penisola.
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Una testimonianza di questo è il “gran tour”, il viaggio di istruzione in Italia che i membri delle classi dirigenti europee continueranno a ritenere nel Seicento e nel Settecento elemento fondamentale della loro formazione, non come nostalgia o come visita a una terra esotica, ma alla ricerca delle loro radici, del paradiso perduto dell’Europa.
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- Storia della storiografia moderna
L’umanesimo, dunque, recuperava la “filosofia della storia” e le finalità assegnate alla conoscenza della storia dalla cultura classica e ne riproponeva anche i contenuti e i moduli stilistico-retorici. La storia prodotta dagli umanisti è essenzialmente la ricostruzione dell’eterna vicenda della lotta per la conquista del potere e dell’infinitamente vario intreccio fra azione consapevole di uomini mossi dalla virtù o dal vizio, dalla passione o dal calcolo e imprevedibilità della fortuna. Compito dello storico che voglia consegnarne al futuro la memoria è quello di disporre in ordine cronologico gli avvenimenti, metterne in luce le cause, le conseguenze e i nessi, costruire accurati profili psicologici dei protagonisti, riconoscere il suo ruolo al lato.
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D’altra parte, il superamento del mito delle origini costituì anche il volano culturale delle trasformazioni sempre più profonde e rapide che muteranno il volto dell’Europa e del mondo nei secoli successivi: lo spostamento del baricentro del tempo storico dal passato al futuro, il conferimento di senso positivo al concetto di “nuovo” (“nuovo mondo”, “scienza nuova”) rappresentò il retroterra mentale che rese possibile l’avvio di quella fase di rivoluzione delle strutture economiche, politiche e sociali europee che segna il passaggio dall’età moderna all’età contemporanea e che un grande storico come E. J. Hobsbawm ha definito appunto “l’età delle rivoluzioni” (1991).
Come si vede, i programmi Casati affidavano ancora in primo luogo al catechismo e alla storia sacra il compito di impartire un’educazione morale e civica ai cittadini del neonato Stato nazionale: in esso la Storia / materia faceva la sua comparsa, ma con un ruolo ancora marginale e una struttura rudimentale, esaurendosi in una serie di medaglioni di personaggi della dinastia regnante, integrati di appena qualche biografia di italiani illustri e della proposizione della Lega Lombarda come mito fondatore dell’unità nazionale.
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Le istruzioni [dei programmi di Baccelli] spiegavano che il fine assegnato all’insegnamento della storia non era la trasmissione di strumenti critici e metodologici, bensì di sentimenti di amor patrio e di piena adesione ai valori dello Stato nazionale e liberale, compito che non poteva più essere affidato all’insegnamento religioso, dal momento che il compimento dell’unità nazionale con la conquista di Roma aveva innescato un duro conflitto fra Stato e Chiesa culminato con il Non expedit del 1874 che faceva divieto ai cattolici di partecipare alla vita politica.
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- La storia nel tornante del millennio
Altri scenari si sono costituiti ed altri storici stregoni si sono espressi in senso inverso – purtroppo con più fondamento – pronosticando per il prossimo futuro grandi scontri tra le civiltà: non più guerre fra Stati, come abbiamo conosciuto nel passato, ma scontri fra culture che divamperanno come esplodono i terremoti nelle faglie tettoniche, nelle zone in cui le masse continentali si urtano e sovrappongono nei loro spostamenti (Huntington, 1997)
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Una conseguenza che mi pare importante è che, in ogni caso, in questo contesto culturale – fine o non fine della storia – in cui si dissolve la categoria del “nuovo”, la storia diventa veramente debole: rimane memoria, ma perde ogni capacità di diventare coscienza critica della nostra società, funzione che noi riteniamo ancora essenziale al nostro mestiere anche se in condivisione con le altre scienze sociali, non più in situazione di monopolio.
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Si è caduti quindi sempre di più in una retorica che, se non è stata negativa, risulta sempre meno utile, contro la quale spesso hanno avuto buon gioco la falsità degli storici revisionisti che hanno cercato di sminuire i crimini dei regimi fascisti, nazisti o comunisti o di palleggiare tra di loro i gradi di violenza e di disumanità.
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Se la crisi invece ha radici secolari più profonde e investe l’individuo nel suo complesso, come esso è nato nel faticoso travaglio tra il Medioevo e l’età moderna, diagnosi e terapie sono del tutto diverse: se siamo al tramonto dell’uomo occidentale in tutte le sue dimensioni (che non stiamo a riprendere ora), il grande problema che abbiamo davanti è di capire qual è il mondo che stiamo lasciando per poter anche comprendere quanto di esso portiamo dentro di noi in questo difficile passaggio nella nuova civiltà planetaria. In altri termini si può dire che ciò corrisponde alla confusa discussione sul post-moderno: se come post-moderno intendiamo una semplice reazione intellettuale al dominio di una razionalità esasperata, un bisogno diffuso di irrazionalità, è un conto; se invece prendiamo il post-moderno come sintomo della crisi di una modernità storicamente concreta nello sviluppo secolare, quale abbiamo cercato di definirla, è un’altra cosa.
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In ballo non c’è soltanto il rimpicciolimento dell’Europa, che dopo aver conquistato il mondo ne è stata in qualche modo svuotata, ma anche la fine del dualismo dialettico fra la coscienza del singolo e il potere che, sulle basi delle radici greche ed ebraiche, ha costituito, con la nascita dell’Europa nel cristianesimo occidentale, la nostra identità come individui.
….
Guardiamo indietro quindi non per nostalgia di mondi scomparsi, ma per sapere con quale “bagaglio” entriamo in questo nuovo mondo, per guardare avanti. Questa è la verifica forte cui il pensiero storico si trova di fronte in questo tornante del millennio. Ecco perché la storia moderna parla di noi, de nobis loquimur.
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- In biblioteca: l’informazione e la bibliografia
Un manualetto che ha avuto larga fortuna (U. Eco, Come si fa una tesi di laurea, Bompiani, 1977) individuava nel catalogo bibliografico a soggetto l’avvio di una ricerca bibliografica: questo mezzo appare empirico e inadeguato a costruire una bibliografia il più comprensiva possibile e questo è invece ciò a cui dobbiamo tendenzialmente mirare.
P. 169
Né il ricorso a banche dati elettroniche ha sinora mostrato di garantire quel requisito di completezza desiderato
P. 171
- Tra biblioteche e archivi: le fonti scritte
Cosicché nel suo operare lo storico assomiglia a colui che si trova a voler ricostruire la vita di bordo di una nave naufragata e colata a picco di cui esistono i relitti sparsi.
P. 197
Indicazioni bibliografiche
Storia e storiografia
Il tempo della storia / Ph. Aries. – Laterza, 1987
I segreti della memoria: saggi, 1943-1983 / Ph. Aries. – La Nuova Italia, 1996
La scrittura e la storia: problemi di storiografia letteraria / a cura di A. Asor Rosa. – La Nuova Italia, 1995
Sull’utilità della storia per l’avvenire delle nostre scuole / P. Bevilacqua. – Donzelli, 1997
Il dibattito sullo storicismo / a cura di F. Bianco. – Il Mulino, 1978
Meditazioni sulla storia universale / J. Burckhardt. – Sansoni, 1959
Una rivoluzione storiografica: la scuola delle “Annales”, 1929-89 / P. Burke. – Laterza, 1992
Storia e teoria sociale / P. Burke. – Il Mulino, 1997
Il sogno della storia / G. Duby. – Garzanti, 1986
Saggi sull’individualismo: una prospettiva antropologica sull’ideologia moderna / L. Dumont. – Adelphi. 1993
Guida allo studio della storia medievale e moderna / G. Fasoli e P. Prodi. - Patron, 1964
Studi su riforma e rinascimento e altri scritti su problemi di metodo e di geografia storica / L. Febvre. – Einaudi, 1966
Il Rinascimento nella critica storica / W. K. Ferguson. – Il Mulino, 1969
Frammenti di modernità: Simmel, Kracauer, Benjamin / D. Frisby. - Il Mulino, 1992
Cultura classica e storiografia moderna / E. Garba. – Il Mulino, 1995
Il problema della coscienza storica / H. G. Gadamer. – Guida, 1969
Sapere storico e insegnamento della storia / A. Gallia. – Studium, 1976
La spiegazione storica / P. Gardiner. – Armando, 1976
Il ritorno dei filosofi antichi / E. Garin. – Bibliopolis, 1994
Storia: politica o cultura? Riflessioni su Ranke e Burckhardt / C. Gilbert. – Il Mulino, 1993
Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce / A. Gramsci. – Einaudi, 1948
La memoria collettiva / M. Halbwachs. – Unicopli, 1987
Nuove tendenze della storiografia ocntemporanea / G. C. Iggers. – Edizioni del Prisma, 1981
La storiografia moderna / G. Lefebvre. – Mondadori, 1973
La nuova storia / a cura di J. Le Goff. – Mondadori, 1980
Storia e memoria / J. Le Goff. – Einaudi, 1982
Il rinascimento dei moderni: la crisi culturale del 16 secolo e la negazione delle origini / G. Mazzacurati. – Il Mulino, 1985
Senso storico e significato della storia / F. Meinecke. – Edizioni Scientifiche Italiane, 1948
Le origini dello storicismo / F. Meinecke. – Sansoni, 1967
Cosmopolitismo e stato nazionale / F. Meinecke. – La Nuova Italia, 1975
Le immagini della scienza / Paolo Rossi. – Editori Riuniti, 1977
La teoria della storiografia oggi / a cura di Pietro Rossi. – Il Saggiatore, 1983
La storiografia contemporanea: indirizzi e problemi / Pietro Rossi. – Il Saggiatore, 1987
La teoria archivistica italiana contemporanea: profilo storico critico, 1950-1990 / D. Tamble. – NIS, 1993
Profilo dello storicismo politico / F. Tessitore. – UTET, 1981
Narrare la storia: nuovi principi di metodologia storica / J. Topolski. – Bruno Mondadori, 1997
Introduzione alla ricerca storica / J. Tosh. – La Nuova Italia, 1989
La discussione sul moderno
Progresso e sviluppo: la formazione della teoria dello sviluppo e lo sviluppo come ideologia / C. Barbe. – Giappichelli, 1974
Cielo e terra: genealogia della secolarizzazione / G. Marramao. – Laterza, 1994
Cosmopolis / S. E. Toulmin. – Rizzoli, 1991
Teoria della modernizzazione e storia / H.-U. Wehler. – Vita e Pensiero, 1991
Individuo, famiglia, società
L’incognita del soggetto e la civilizzazione / C. Albarella, N. Pirillo. – Liguori, 1993
Interpretazioni storiche della famiglia: l’Europa occidentale, 1500-1914 / M. Anderson. – Rosenberg & Sellier, 1982
La vita privata / sotto la direzione di Ph. Aries e G. Duby. – Laterza, 1986-88
La vita privata: dal Rinascimento all’Illuminismo / sotto la direzione di Ph. Aries e R. Chartier. – Laterza, 1987
I bambini nella storia / E. Becchi. – Laterza, 1994
Vita nobiliare e cultura europea / O. Brunner. – Il Mulino, 1972
Barocco al femminile / a cura di G. Calvi. – Laterza, 1992
Il paese della fame / P. Camporesi. – Il Mulino, 1985
Storia dell’infanzia, 16-20 secolo / H. Cunningham. – Il Mulino, 1997
Storia del matrimonio / M. De Giorgio e Ch. Klapisch-Zuber. -Laterza, 1996
Storia della maternità / M. D’Amelia. – Laterza, 1997
L’idea di nobiltà in Italia: secoli 14-18 / C. Donati. – Laterza, 1988
La vita privata: dal feudalesimo al Rinascimento / a cura di G. Duby. – Laterza, 1987
Storia delle donne in Occidente / sotto la direzione di G. Duby e M. Perrot. – Laterza, 1990-92
L’autunno del Medioevo / J. Huizinga. -Sansoni, 1940
Il borghese-gentiluomo: saggio sulla definizione di elite nella Francia del Rinascimento / G. Huppert. – Il Mulino 1978
Il duello: onore e aristocrazia nella storia europea / V. G. Kiernan. – Marsilio, 1991
Le donne nel Rinascimento / M. King. – Laterza, 1991
Storia dei giovani / a cura di G. Levi e J. C. Schmitt. – Laterza, 1994
La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa / M. Montanari. – Laterza, 1993
Rinascimento al femminile / a cura di O. Niccoli. – Laterza, 1991
Infanzie: funzioni di un gruppo liminale dal mondo classico all’età moderna / a cura di O. Niccoli. – Ponte alle grazie, 1993
Povertà, vergogna, superbia: i declassati fra Medioevo e età moderna / G. Ricci. – Il Mulino, 1996
La crisi dell’aristocrazia: l’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell / L. Stone. – Einaudi, 1972
L’uomo barocco / a cura di R. Villari. – Laterza, 1991
L’uomo dell’illuminismo / a cura di M. Vovelle. – Laterza, 1992
Forme di famiglia nella storia europea / R. Wall … et al. – Il Mulino, 1984
Il versante religioso
Libri, idee e sentimenti religiosi nel Cinquecento italiano / aavv. – Edizioni Panini, 1987
Storia della morte in Occidente: dal Medioevo ai giorni nostri / Ph. Aries. – Rizzoli, 1978
L’uomo e la morte dal medioevo ad oggi / Ph. Aries. – Laterza, 1979
La lotta per la libertà religiosa / R. H. Bainton. – Il Mulino, 1963
Modelli di santità e modelli di comportamento: contrasti e intersezioni, complementarietà / a cura di G. Barone … et al. – Rosenberg & Sellier, 1994
La riforma luterana e la guerra dei contadini: la rivoluzione del 1525 / P. Blickle. – Il Mulino, 1983
L’Occidente cristiano, 1400-1700 / J. Bossy. – Einaudi, 1990
L’Europa dei devoti / L. Chatellier. – Garzanti, 1988
La religione dei poveri: le missioni rurali in Europa dal 16 al 19 secolo e la costruzione del cattolicesimo moderno / L. Chatellier. – Garzanti, 1994
Fabula mistica: la spiritualità religiosa tra il 16 e il 17 secolo / M. De Certeau. – Il Mulino 1987
La paura in Occidente, secoli 14-18: la città assediata / J. Delumeau. – SEI, 1979
La confessione e il perdono: le difficoltà della confessione dal 13 al 18 secolo / J. Delumeau. – Ed. Paoline, 1992
Peccato, penitenza, perdono: Siena, 1570-1800: la formazione della coscienza nell’Italia moderna / O. Di Simplicio. – Angeli, 1994
La stregoneria: confessioni e accuse nell’analisi di storici e antropologi / a cura di M. Douglas. – Einaudi, 1980
L’inquisizione romana e l’editoria a Venezia, 1540-1605 / P. F. Grendler. – Il Veltro, 1983
Storia e paure: immaginario collettivo, riti e rappresentazioni della paura un età moderna / a cura di L. Guidi … et al. – Angeli, 1992
Storia del Concilio di Trento / H. Jedin. – Morcelliana, 1949-81
Introduzione alla storia della Chiesa / H. Jedin. – Morcelliana, 1973
La nascita del purgatorio / J. Le Goff. – Einaudi, 1982
La caccia alle streghe in Europa agli inizi dell’età moderna / B. P. Levack. – Laterza, 1988
Forme di potere e pratica del carisma / a cura di Ph. Levillain e J. M. Sallmann. – Liguori, 1984
L’inquisizione e gli ebrei in Italia / a cura di M. Luzzati. – Laterza, 1994
Magistrati e streghe nella Francia del Seicento: un’analisi di psicologia storica / R. Mandrou. – Latera, 1971
I tempi del concilio: religione, cultura e società nell’Europa tridentina / a cura di C. Mozzarelli e D. Zardin. – Bulzoni, 1997
La vita religiosa nell’Italia moderna, secoli 15-18 / O. Niccoli. – Carocci, 1998
I maestri della Riforma: la formazione di un nuovo clima intellettuale in Europa / H. A. Oberman. – Il Mulino, 1982
La stregoneria in Europa / a cura di M. Romanello. – Il Mulino, 1975
Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma / G. Romeo. – Sansoni, 1990
Donne e fede: santità e vita religiosa / a cura di L. Scaraffia e G. Zarri. – Laterza, 1994
Il senso della morte e l’amore della vita nel Rinascimento, Francia e Italia / A. Tenenti. – Einaudi, 1987
La religione e il declino della magia: le credenze popolari nell’Inghilterra del Cinquecento e del Seicento / K. Thomas. – Mondadori, 1985
La morte e l’Occidente: dal 130 ai nostri giorni / M. Vovelle. – Laterza, 1986
Le sante vive: cultura e religiosità femminile nella prima età moderna / G. Zarri. – Rosenberg & Sellier, 1990
Finzione e santità tra medioev ed età moderna / a cura di G. Zarri. – Rosenberg & Sellier, 1991
Il versante politico
Carriere e clientele nella Roma barocca / R. Ago. – Laterza, 1990
Lo stato assoluto / P. Anderson. – Mondadori, 1980
L’ombra del re: ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento / F. Benigno. – Marsilio, 1992
Ragion di Stato e Leviatano: conservazione e scambio alle origini della modernità politica / G. Borrelli. – Il Mulino, 1993
Rousseau, la politica e la storia: tra Montesquieu e Robespierre / A. Burgio. – Guerini, 1996
Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell’epoca di Carlo 5 / F. Chabod. – Einaudi, 1971
Il problema della ragion di Stato nell’età della Controriforma / R. De Mattei. – Ricciardi, 1979
Eserciti e carriere militari nell’Italia moderna / C. Donati. – Unicopli, 1998
Principe, ambasciatori e “jus gentium”: l’amministrazione della politica estera nel Piemonte del Settecento / D. Frigo. – Bulzoni, 1991
Machiavelli e Guicciardini: pensiero politico e storiografia a Firenze nel Cinquecento / F. Gilbert. – Einaudi, 1970
Le nobiltà europee dal 15 al 18 secolo / J. P. Labatut. – Il Mulino, 1982
Comunità e poteri centrali negli antichi stati italiani: alle origini dei controlli amministrativi / a cura di L. Mannori. – CUEN, 1997
Potere, onore, élites nella Spagna del secolo d’oro / J. A. Maravall. – Il Mulino, 1984
L’idea della ragion di Stato nell’Italia moderna / F. Meinecke. – Sansoni, 1970
Il soldato gentiluomo: autoritratto di una società guerriera: la Spagna del Cinquecento / R. Puddu. – Il Mulino, 1982
Crimen lesae maiestatis: il problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna / M. Sbriccoli. – Giuffré, 1974
Le origini dello Stato moderno in Europa, 1450-1725 / J. H. Shennan. – Il Mulino, 1976
Principi italiani e Spagna nell’età barocca / A. Spagnoletti. – B. Mondadori, 1996
Stato e ragion di Stato nella prima età moderna / M. Stolleis. – Il Mulino, 1998
Le origini dello Stato moderno / J. R. Strayer. – Celuc, 1975
La formazione degli stati nazionali nell’Europa occidentale / a cura di Ch Tilly. – Il Mulino, 1984
La Francia in rivolta / Ch. Tilly. – Guida, 1990
Le rivoluzioni europee, 1492-1992 / Ch. Tilly. – Laterza, 1993
La vertigine del potere: Richelieu e la Francia dell’ancien regime / G. R. R. Treasure. – Il Mulino, 1986
Per amore della patria: patriotismo e nazionalismo nella storia / M. Viroli. – Laterza, 1995
Il potere e la gloria: la gloriosa rivoluzione del 1688 / a cura di g. Vola.- Nistri-Lischi, 1993
Astrea: l’idea di impero nel Cinquecento / F. Yates. – Einaudi, 1978
Il versante culturale e scientifico
Ribelli, libertini e ortodossi nella storiografia barocca / S. Bertelli. – La Nuova Italia, 1973
Il Rinascimento scientifico, 1450-1630 / M. Boas. – Feltrinelli, 1973
L’università in Italia fra età moderna e contemporanea: aspetti e momenti / a cura di G. P. Brizzi e A. Varni. – Clueb, 1991
Cultura popolare nell’Europa moderna / P. Burke. – Mondadori, 1980
Le origini della scienza moderna / H. Butterfield. – Il Mulino, 1977
Storia della lettura nel mondo occidentale / G. Cavallo … et al. – Laterza, 1995
Letture e lettori nella Francia di antico regime / R. Chartier. – Einaudi, 1988
Le origini culturali della rivoluzione francese / R. Chartier. – Laterza, 1991
L’affermazione della scienza moderna in Europa / a cura di M. P. Crosland. – Il Mulino, 1979
Voltaie storico / F. Diaz. – Einaud, 1958
La rivoluzione inavvertita: la stampa come fattore di mutamento / E. L. Eisenstein. – Il Mulino, 1986
Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano / E. Garin. – Laterza, 1965
Il controrinascimento / H. C. Haydn. – Il Mulino, 1967
Le origini intellettuali della rivoluzione inglese / Ch. Hill. – Il Mulino, 1976
Cultura e istruzione nell’Europa moderna / R. A. Houston. – Il Mulino, 1997
La struttura delle rivoluzioni scientifiche / Th. S. Kuhn. – Einaudi, 1969
La cultura del barocco / J. A. Maravall. – Il Mulino, 1985
Libri, editori e pubblico nell’Europa moderna / a cura di A. Petrucci. – Laterza, 1977
Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna / G. Procacci. – Laterza, 1995
I filosofi e le macchine, 1400-1700 / Paolo Rossi. – Feltrinelli, 1962
La nascita della scienza moderna in Europa / Paolo Rossi. – Laterza, 1997
L’uomo e la natura: dallo sfruttamento all’estetica dell’ambiente, 1500-1800 / K. Thomas. – Einaudi, 1994
Società patrizia, società plebea: otto saggi di antropologia storica sull’Inghilterra del Settecento / E. P. Thompson. – Einaudi, 1981
La grande instaurazione: scienza e riforma sociale nella rivoluzione puritana / Ch. Webster. – Feltrinelli, 1980
L’arte della memoria / F. Yates. – Einaudi, 1972
La cultura del popolo: sapere, rituali e resistenze nella Francia del Cinquecento / N. Zemon Davis. – Einaudi, 1980
Il versante economico
La rivoluzione industriale, 1760-1830 / Th. S. Ashton. – Laterza, 1969
Crisi in Europa, 1560-1660: saggi da Past and Present / a cura di T. Aston. – Giannini, 1968
Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli 15-18 / F. Braudel. – Einaudi, 1981-82
La prima rivoluzione industriale / Ph. Deane / Il Mulino, 1971
Il mercantilismo / P. Deyon. – Mursia, 1971
La continuità storica: teoria e storia economica / A. Gerschenron. – Einaudi, 1976
La rivoluzione industriale / P. Hudson. – Il Mulino, 1995
Teoria economica del sistema feudale: proposta di un modello / W. Kula. – Einaudi, 1970
Il mondo che abbiamo perduto: l’Inghilterra prima dell’era industriale / P. Laslett. – Jaca Book, 1979
Povertà e capitalismo nell’Europa preindustriale / C. Lis, H. Soly. – Il Mulino, 1986
La crisi generale del 17 secolo / G. Parker, L. M. Smith. – ECIG, 1992
Le origini dell’Europa moderna: rivoluzione e continuità: saggi da Past and Present / a cura di M. rosa. – De Donato, 1977
Il versante spaziale
Alle origini dell’espansione europea: la nascita dell’impero portoghese, 1415-1580 / B. W. Diffie, G. D. Wenius. – Il Mulino, 1986
Il vecchio e il nuovo mondo, 1492-1650 / J. H. Elliott. – Il Saggiatore, 1985
Imperi rivali nei mercati d’oriente, 1600-1800 / H. Furner. – Il Mulino, 1986
Meraviglia e possesso: lo stuproe di fronte al Nuovo Mondo / S. J. Greenblatt. – Il Mulino, 1994
Per mare e per terra: viaggi, missioni, spedizioni alla scoperta del mondo / E. J. Leed. – Il Mulino, 1996
La caduta dell’uomo naturale: l’indiano d’America e le origini dell’etnologia comparata / A. Pagden. – Einaudi, 1989
Il nuovo mondo nella cosicenza italiana e tedesca del Cinquecento / a cura di A. Prosperi e W. Reinhard. – Il Mulino, 1992
Storia dell’espansione europea / W. Reinhard. – Guida, 1987
Storia del Pacifico / O. H. K. Spate. – Einaudi, 1987-88
La conquista dell’America: il problema dell’altro / T. Todorow. – Einaudi, 1984
La visione dei vinti: gli indios del Perù di fronte alla conquista spagnola / N. Wachtel
Riferimenti bibliografici
Dallo storicismo alla sociologia / C. Antoni. – Sansoni, 1940
Padri e figli nell’Europa medievale e moderna / Ph. Aries. – Laterza, 1968
La formazione dello stato moderno in Italia: lezioni di storia del diritto / G. Astuti. – Giappichelli, 1967
Sotto lo stesso tetto: mutamenti della famiglia in Italia dal 15 al 20 secolo / M. Barbagli. – Il Mulino, 1984
Le armi del principe: la tradizione militare sabauda / W. Barberis. – Einaudi, 1988
Storia dell’infanzia / a cura di E. Becchi e D. Julia. – Laterza, 1996
Sul concetto di storia / W. Benjamin. – Einaudi, 1997
Diritto e rivoluzione: le origini della tradizione giuridica occidentale / H. J. Berman. – Il Mulino, 1998
Genealogie incredibili: scritti di storia nell’Europa moderna / R. Bizzocchi. – Il Mulino, 1995
I re taumaturghi: studi sul carattere soprannaturale attribuito alla potenza dei re particolarmente in Francia e in Inghilterra / M. Bloch. – Einaudi, 1973
Apologia della storia o mestiere di storico / M. Bloch. – Einaudi, 1950
La legittimità dell’età moderna / H. Blumenberg. – Marietti, 1992
Università, accademie e società scientifiche in Italia e in Germania dal Cinquecento al Settecento / L. Boehm e E. Raimondi (a cura di). – Il Mulino, 1981
La certezza e la storia: cartesianesimo, pirronismo e conoscenza storica / C. Borghero. – Angeli, 1983
L’interpretazione infinita: l’ermeneutica cristiana e le sue trasformazioni / P. C. Bori. – Il Mulino, 1987
La storia e le altre scienze sociali / F. Braudel. – Laterza, 1974
Capitalismo e civiltà materiale, secoli 15-18 / F. Braudel. – Einaudi, 1977
Civiltà e imperi nel Mediteraneo nell’età di Filippo 2 / F. Braudel. – Einaudi, 1986
Strategie educative e istituzioni scolastiche della Controriforma / G. P. Brizzi. – In: Letteratura italiana / diretta da A. Asor Rosa. – Einaudi, 1982. – Vol. 1
Storia economica del mondo / R. Cameron. – Il Mulino, 1998
La scuola in Italia dalla legge Casati ad oggi / G. Canestri e G. Ricuperati. – Loescher, 1976
Conversando di storia / D. Cantimori. – Laterza, 1967
Appunti sullo storicismo / D. Cantimoti. – In: Storici e storia: metodo, caratteristiche e significato del lavoro storiografico. – Einaudi, 1971
Eretici italiani del Cinquecento e altri scritti / D. Cantimori. – Einaudi, 1992
Sei lezioni di storia / E. Carr. – Einaudi, 1966
Scienza, utopia e progresso: profili dell’Illuminismo / P. Casini. – Laterza, 1994
L’idea di nazione / F. Chabod. – Laterza, 1961
Storia dell’idea di Europa / F. Chabod. – Laterza, 1961
Esiste uno Stato del Rinascimento? / F. Chabod. – In: Scritti sul rinascimento. – Einaudi, 1967
Lezioni di metodo storico / F. Chabod. – Laterza, 1969
La durata, lo spazio e l’uomo nell’epoca moderna: la storia come scienza sociale / P. Chaunu. – Liguori, 1983
La civiltà dell’Euuropa dei lumi / P. Chaunu. – Il Mulino, 1987
La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello stato del Rinascimento / a cura di G. Chittolini. – Il Mulino, 1979
Origini dello Stato: processi di formazioen statale in Itali afra medioevo ed età moderna / a cura di G. Chittolini…et al. – Il Mulino, 1994
Istruzione e sviluppo: il declino dell’analfabetismo nel mondo occidentale / C. M. Cipolla. – UTET, 1971
Storia economica dell’Europa pre-industriale / C. M. Cipolla. – Il Mulino, 1974
Confucio nel computer: memoria accidentale del futuro / F. Colombo. – Nuova ERI-Rizzoli, 1995
Bayle, Leibniz e la storia / A. Corsano. – Guida, 1971
Teoria e storia della Storiografia / B. Croce. – Laterza, 1927
Il peccato e la paura: l’idea di colpa in Occidente dal 13 al 18 secolo / J. Delumeau. – Il Mulino, 1987
Rassicurare e proteggere: devozione, intercessione, misericordia nel rito e nel culto dell’Europa medievale e moderna / J. Delumeau. – Rizzoli, 1992
Istorica: lezioni sulla Enciclopedia e metodologia della storia / J. G. Droysen. – Ricciardi, 1966
Lo specchio del feudalesimo: sacerdoti guerrieri e lavoratori / G. Duby. – Laterza, 1980
Homo aequalis: genesi e trionfo dell’ideologia economica / L. Dumont. – Adelphi. 1984
Homo hierarchicus: il sistema delle caste e le sue implicazioni / L. Dumont. – Adelphi, 1991
L’acculturazione: storia e scienze umane / A. Dupront. – Einaudi, 1966
L’idea di progresso nell’antichità classica / L. Edelstein. – Il Mulino, 1987
La società di corte / N. Elias. – Il Mulino, 1980
Le rivoluzioni del libro: l’invenzione della stampa e la nascita dell’età moderna / E. L. Eisenstein. – Il Mulin, 1995
Il processo di civilizzazione / N. Elias. – Il Mulino, 1982
Ritorno alla storia / G. R. Elton. – Il Saggiatore, 1994
Potere e società negli stati regionali italiani / a cura di E. Fasano Guarini. – Il Mulino, 1978
Il problema dell’incredulità nel secolo 16: la religione di Rabelais / L. Febvre. – Einaudi, 1978
La nascita del libro / L. Febvre e H.-J. Martin. – Laterza, 1977
Il problema della tolleranza religiosa nell’età moderna dalla riforma protestante / M. Firpo. – Loescher, 1978
La famiglia: parentela, casa, sessualità nella società preindustriale / J. L. Flandrin. – Edizioni di Comunità, 1979
Il sesso e l’Occidente / J. L. Flandrin. – Mondadori, 1983
Nascita della clinica: il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane / M. Foucault. – Einaudi, 1969
Storia della follia nell’età classica / M. Foucault. – Rizzoli, 1976
Sorvegliare e punire: nascita della prigione / M. Foucault. – Einaudi, 1976
Il sapere e la storia: due risposte sull’epistemologia / M. Foucault. – Savelli, 1979
L’umanesimo italiano e i suoi storici: saggi per un’interpretazione / R. Fubini. – Angeli, 1998
La fine della storia e l’ultimo uomo / F. Fukuyama. – Rizzoli, 1992
Taologia e immaginazione scientifica dal Medioevo al Seicento / A. Funkenstein. – Einaudi, 1996
Il matrimonio in Occidente / J. Gaudemet. – SEI, 1989
La pietà e la forca: storia della miseria e della carità in Europa / B. Geremek. – Laterza, 1986
Uomini senza padrone: poveri e marginali tra medioevo e età moderna / B. Geremek. – Einaudi, 1992
Machiavelli e Guicciardini: pensiero politico e storiografia a Firenze nel Cinquecento / F. Gilbert. – Einaudi, 1970
Miti, emblemi, spie / C. Ginzburg. – Einaudi, 1987
Storia notturna: una decifrazione del sabba / C. Ginzburg. – Einaudi, 1989
L’eclissi delle memorie / a cura di T. Gregory e M. Morelli. – Laterza, 1994
La fine dell’epoca moderna / R. Guardini. – Morcelliana, 1954
Storia e cultura storica nell’Occidente medievale / B. Guenee. – Il Mulino, 1991
Prassi politica e teoria critica della società / J. Habermas. – Il Mulino, 1973
Il discorso filosofico della modernità: dodici lezioni / J. Habermas. – Laterza, 1997
Storici e cronisti dal medioevo al 18 secolo / D. Hay. – Laterza, 1981
La crisi della coscienza europea / P. Hazard. – Einaudi, 1946
Le rivoluzioni borghesi, 1789-1848 / E. J. Hobsbawm. – Laterza, 1991
Eclisse della ragione: critica della ragione strumentale / M. Horkheimer. – Einaudi, 1969
La scienza storica / J. Huizinga. – Laterza, 1974
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale / S. P. Huntigton. – Garzanti, 1997
Storia del concilio di Trento / H. Jedin. – Morcelliana, 1973
Riforma cattolica o controriforma / H. Jedin. – Morcelliana, 1957
Il tipo ideale di vescovo secondo la riforma cattolica / H. Jedin e G. Alberigo. – Morcelliana, 1985
Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del Seicento e del Settecento / A. C. Jemolo. – Morano, 1972
Antichi e moderni: la nascita del movimento scientifico nell’Inghilterra del 17 secolo / r. F. Jones. – Il Mulino, 1980
I due corpi del re: l’idea di regalità nella teologia politica medievale / E. H. Kantorowicz. – Einaudi, 1984
Futuro passato: per una semantica dei tempi storici / R. Koselleck. – Marietti, 1986
Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione: tecniche, strumenti e filosofia dal mondo classico alla rivoluzione scientifica / A. Koyré. – Einaudi, 1967
Prometeo liberato: trasformazioni tecnologiche e sviluppo industriale nell’Europa occidentale dal 1750 ai giorni nostri / D. S. Landes. – Einaudi, 1978
La chiesa e il villaggio / Le Bras G. – Boringhieri, 1979
Storia della tolleranza nel secolo della riforma / J. Lecler. – Morcelliana, 1967
Tempo della chiesa e tempo del mercante: e altri saggi sul lavoro e la cultura del Medioevo / J. Le Goff. – Einaudi, 1977
Le frontiere dello storico / E. Le Roy Ladurie. – Laterza, 1976
Storia di un paese: montaillou / E. Le roy Ladurie. – Rizzoli, 1977
Razza e storia e altri studi di antropologia / C. Levi-Strauss. – Einaudi, 1967
Storia minima della popolazione del mondo / M. Livi Bacci. – Il Mulino, 1998
Significato e fine della storia: i presupposti teologici della filosofia della storia / K. Lowith. – Ed. di comunità, 1965
La condizione postmoderna: rapporto sul sapere / J.-F. Lyotard. – Feltrinelli, 1981
Storia del calendario: la misurazione del tempo, 1450-1800 / F. Maiello. – Einaudi, 1994
Il sovrano tutore: Pluralismo istituzionale e accentramento amministrativo nel principato dei Medici, secc. 16-18 / L. Mannori. – Giuffrè, 1994
Stato moderno e mentalità sociale / J. A. Maravall. – Il Mulino, 1991
Niccolò Machiavelli politico, storico, letterato / a cura di J.-J. Marchand. – Salerno, 1996
La disputa sei-settecentesca sugli antichi e sui moderni / a cura di M. T. Marcialis. – Principato, 1970
Colonialismo, cristianesimo e culture extraeuropee: la istruzione di propaganda Fide ai vicari apostolici dell’Asia orientale / M. Marcocchi. – Jaca Book, 1981
La conoscenza storica / H.-I. Marrou. – Il Mulino, 1962
Il pensiero storico classico / S. Mazzarino. – Laterza, 1965-66
Dalla scoperta alla conquista: Spagna e Portogalo nel nuovo mondo, 1492-1700 / L. N. McAlister. – Il Mulino, 1986
Storia e storiografia antica / A. Momigliano. – Il Mulino, 1987
Le radici classiche della storiografia moderna / A. Momigliano. – Sansoni, 1992
Riti, mitologia e magia in Europa all’inizio dell’età moderna / W. Monter. – Il Mulino, 1987
Le carte della memoria: archivi e nuove tecnologie / a cura di M. Morelli e M. Ricciardi. – Laterza, 1997
I sacerdoti, i guerrieri, i contadini: storia di un’immagine della società / O. Niccoli. – Einaudi, 1979
Sull’utilità e il danno della storia per la vita / F. Nietzsche. – Adelphi, 1974
La condotta umana / M. Oakeshott. – Il Mulino, 1985
La ribellione delle masse / J. Ortega y Gasset. – Il Mulino, 1984
La rivoluzione militare: le innovazioni militari e il sorgere dell’occidente / G. Parker. – Il Mulino, 1990
‘900: i tempi della storia / C. Pavone. – Donzelli, 1997
Modernizzazione e secolarizzazione / L. Pellicani. – Il Saggiatore, 1997
Martin de Funes S. I. (1560-1611) e gli inizi delle riduzioni dei gesuiti nel Paraguay / G. Piras. – ed. di storia e letteratura, 1998
Il vincolo del giuramento e il tribunale della coscienza / a cura di N. Pirillo. – Il Mulino, 1997
Compendio di archivistica / G. Plessi. – Clueb, 1990
La morte del passato / J. H. Plumb. – Istituto prppaganda libraria, 1982
economia primitive, arcaiche e moderne / K. Polanyi. – Einaudi, 1980
Introduzione alla storia contemporanea / a cura di G. Pombeni. – Il Mulino, 1997
Miseria dello storicismo / K. R. Popper. – L’industria, 1954
Diplomazia del Cinquecento: istituzioni e prassi / P. Prodi. – Patron, 1963
Il sovrano pontefice: un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna / P. Prodi. – Il Mulino, 1982
Il sacramento del potere: il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente / P. Prodi. – Il Mulino, 1992
Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età moderna / a cura di P. Prodi. – Il Mulino, 1994
Il Concilio di Trento e il moderno / a cura di P. Prodi e W. Reinhard. – Il Mulino, 1996
Tribunali della coscienza: inquisitori, confessori, missionari / A. Prosperi. – Einaudi, 1996
La tradizione civica nelle regioni italiane / R. D. Putnam. – Mondadori, 1993
Il volto demoniaco del potere / G. Ritter. – Il Mulino, 1958
Lo storicismo tedesco contemporaneo / P. Rossi.- Einaudi, 1956
Lo stato moderno / a cura di E. Rotelli e P. Schiera. – Il Mulino, 1971-74
Nei cantieri della storia: incontri con Lucio Gambi / M. Salvati. – Clueb, 1997
Grandi tribunali e rote nell’Italia di antico regime / a cura di M. Sbriccoli e A. Bettoni. – Giuffre, 1993
Il laboratorio borghese: scienza e politica nella Germania dell’Ottocento / P. Schiera. – Il Mulino, 1987
Romanticismo politico / C. Schmitt. – Giuffre, 1981
Il nomos della terra: nel diritto internazionale dello jus publicum Europaeum / C. Schmitt. – Adelphi, 1991
Storia dell’analisi economica / J. A. Schumpeter. – Bollati Boringhieri, 1990
Il consiglio d’Egitto / L. Sciascia. – Einaudi, 1963
Le origini del pensiero politico moderno / Q. Skinner. – Il Mulino, 1989
Il quotidiano e i sentimenti: introduzione alla storia sociale / P. Sorcinelli. – B. Mondadori, 1996
Il tramonto dell’Occidente / O. Spengler. – Longanesi, 1981
Famiglia, sesso e matrimonio in Inghilterra tra Cinque e Ottocento / L. Stone. – Einaudi, 1983
Viaggio nella storia / L. Stone. – Laterza, 1987
Radici dell’io: la costruzione dell’identità moderna / Ch. Taylor. – Feltrinelli, 1993
Malgrado la storia: per una lettura critica di Herbert Spencer / M. A. Toscano. – Feltrinelli, 1980
Le dottrine sociali delle chiese e dei gruppi cristiani / E. Troeltsch. – La Nuova Italia, 1960
Sotto l’occhio del padre: società confessionale e istruzione primaria nello Stato di Milano / A Turchini. – Il Mulino, 1996
La coscienza e le leggi: morale e diritto nei testi per la confessione della prima età moderna / M. Turrini. – Il Mulino, 1991
La fine della modernità: nichilismo ed ermeneutica nella cultura post-moderna / G. Vattimo. – Garzanti, 1985
Settecento riformatore / F. Venturi. – Einaudi, 1969-90
Introduzione a Hegel / V. Verra. – Laterza, 1988
Come si scrive la storia: saggio di epistemologia / P. Veyne. – Laterza, 1973
La storia locale: temi, fonti e metodi di ricerca / a cura di C. Violante. – Il Mulino, 1982
Il sistema mondiale dell’economia moderna / I. Wallerstein. – Il Mulino, 1978-85
Sulla scienza della storia: storiografia e scienze sociali / H. U. Wehler e J. Kocka. – De Donato, 1983
Andare in archivio / I. Zanni Rosiello. – Il Mulino, 1996
Donna, disciplina, creanza cristiana dal 15 al 17 secolo: studi e testi a stampa / a cura di I. Zanni Rosiello. – Ed. di storia e letteratura, 1996
Storia Moderna / Giorgio Spini
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Introduzione: Scoperte geografiche: un mondo più largo
Linee generali
Nei primi due capitoli il manuale dà un’ampia ricostruzione della formazione dell’Europa dell’età moderna, del suo sistema di stati, dei “caratteri originari”, per così dire, della modernità. Tra questi si ricordano, ovviamente, i processi di espansione e di colonizzazione perseguiti da alcuni stati europei.
E’ quasi scontato che a segnare l’avvio della cosiddetta età moderna della storia europea si indichi il 1492, l’anno in cui Cristoforo Colombo sbarcò nell’isola di Santo Domingo, credendo di essere arrivato sulle coste dell’Asia. Solo più tardi, nel corso dei successivi viaggi, fu chiaro a Colombo e alla monarchia spagnola che ne aveva autorizzato l’impresa e poi a tutti i geografi che in realtà Colombo era approdato in un continente sconosciuto, chiamato dal geografo tedesco Waldseemuller America, dal nome di un altro celebre esploratore italiano, il fiorentino Amerigo Vespucci. Ma la notizia, poi rivelatasi falsa, dell’arrivo di Colombo nelle Indie seguendo una rotta che puntava ad Occidente era essa stessa una grande “scoperta” geografica e, al tempo stesso, una notizia che riapriva, in modo del tutto inaspettato, la ricerca di una via per le Indie, che impegnava da circa un secolo le principali potenze europee e che aveva visto come principale protagonista il regno del Portogallo.
Il consolidarsi della presenza ottomana nella penisola anatolica e il rapido espandersi dell’Impero ottomano, tra 14. e 15. Secolo, nei Balcani e nella costa settentrionale dell’Africa aveva di fatto interrotta la tradizionale “via” che univa fin dall’Alto Medioevo le economie dell’Europa occidentale – e Venezia più delle altre – alle lontane regioni dell’Asia. Era, questa, la famosa “via della seta” percorsa da Marco Polo; ma era per questa via che si svolgevano i traffici tra Occidente e Oriente. La presenza ottomana interrompeva proprio questa via e restringeva gli orizzonti dei traffici europei al Mediterraneo, sulle cui coste meridionali arrivavano le spezie dall’Oriente, l’oro dalle miniere del Maghreb e schiavi dall’Africa nera. Commerci, questi, in deciso incremento a partire dal 14. Secolo, quando, dopo il terribile flagello della peste nera della metà del secolo, le economie europee vivevano un rapido processo di ripresa economica, che aveva nei traffici e nei mercati delle città europee il proprio “motore”. Da qui la necessità e l’urgenza di trovare una nuova “via della seta”, che consentisse di saltare la mediazione e l’interposizione ottomana e che riaprisse le relazioni dirette tra i centri dell’economia europea e dell’Asia.
Cap. 1. L’Europa occidentale agli inizi dell’età moderna
Riassunto
Questo e il capitolo successivo, dedicato all’Europa centro-orientale, introducono la storia d’Europa tra 15 e 16 secolo, un periodo assai denso di mutamenti politici, sociali, economici, e che oggi anche in Italia, sul modello della storiografia inglese, si definisce come prima età moderna. Un’età, questa, che nelle belle pagine di Spini ha come proprio perno la formazione dell’Europa occidentale, di quello che una lunga tradizione definisce “stato moderno”: un modello di organizzazione del potere e degli assetti sociali che nell’Europa centro-orientale e settentrionale presenta in quegli stessi secoli caratteri più deboli e contraddittori.
Ed insieme alla formazione delle prime grandi monarchie nazionali, scrive Spini, forse anticipando un po’ troppo il carattere nazionale degli stati che si darà solo dal 19 secolo, al centro degli inizi dell’età moderna sono il Rinascimento, che dall’Italia si irraggerà anche in altri paesi, e l’”apertura id nuovi orizzonti” – aggiungiamo economici, culturali, politici – assicurata dalle scoperte geografiche e dall’intensificarsi dei traffici: dalle Americhe all’India.
Al centro della costruzione di questa Europa occidentale sono la capacità di questa parte del mondo di costruire complessi politico-territoriali assai ampi, in Inghilterra, in Spagna, in Francia e, in misura più modesta, in molte regioni della penisola italiana, grazie alle maggiori capacità militari dei sovrani, che potavano disporre di ingenti forze mercenarie. Furono, questi, i prodromi degli stati moderni, dotati di efficienti apparati di governo della giustizia, delle finanze, di controllo delle signorie feudali e delle autonomie cittadine – e veri artefici di quella trasformazione degli equilibri politici e istituzionali che hanno segnato fortemente questi primi secoli dell’età moderna.
E al centro di questi stati grandi figure di sovrani – dai re cattolici, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, a Enrico 7 e poi Enrico 8 Tudor, sovrani d’Inghilterra, a Luigi 12 – e accanto a queste figure vigorose i nuovi sistemi di corte, con i loro ufficiali, i loro apparati di cortigiani, i loro stili di vita – i cerimoniali, le etichette – che sarebbero presto diventate regole di vita e linguaggi comuni a larga parte delle aristocrazie e della classi ricche europee. Con una eccezione assai significativa nella storia di questa parte del mondo: l’affermazione della Confederazione Svizzera, nata dalla lotta, tra 13 e 14 secolo, di alcuni cantoni e città sotto il dominio degli Asburgo. Una storia, questa della Confederazione, che sta a confermare la rilevanza della forza militare e, nel caso degli svizzeri, il ruolo svolto nella loro storia dalle straordinarie capacità dei loro soldati, spesso andati a costituire, nel 15 e 16 secolo, gli eserciti mercenari dei grandi sovrani europei.
Bibliografia
Storia del sistema degli stati europei dal 1492 al 1559 / E. Fueter. – Firenze, 1932
Autunno del Medioevo / I. Huizinga. – Firenze, s. d.
Storia della società inglese / G. M. Trevelyan. – Torino, 1951
Storia moderna o genesi della modernità / Paolo Prodi
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introduzione
Introduzione alla storia medievale e moderna / P. Prodi, G. Fasoli. – Patron
Giuseppe Dossetti: la fede a la storia: studi nel decennale della morte / a cura di A. melloni. – Il Mulino, 2007
Cap. 2 E’ ora possibile l’anatomia dello stato moderno?
La periferia come si è detto anno fa in un convegno a Torino nasce in senso moderno dal definirsi delle frontiere.
Firenze dalla repubblica al principato / R. von Albertini / Einaudi, 1970
Cap. 4 Dalle secolarizzazioni alle religioni politiche
Cristianesimo e potere / a cura di P. Prodi e L. Sartori. – Edb, 1986
Le secolarizzazioni nel Sacro Romano Impero e negli antichi stati italiani: premesse, confronti, conseguenze / a cura di C. Donati e H. Flachenecker. – Il Mulino, 2005
Non avrai altro Dio: il monoteismo e il linguaggio della violenza / J. Assmann. – Il Mulino, 2007
La stella della redenzione / F. Rosenzweig. – Marietti, 1985
Diritto e rivoluzione: le origini della tradizione giuridica occidentale / H. J. Berman. – Il Mulino, 1998
Origini dello Stato: processi di formazione statale in Italia fea medioevo ed età moderna / a cura di G. Chittlini. – Il Mulino, 1994
Il Dio di Machiavelli / M. Viroli. – Laterza, 2005
Identità repubblicane nell’Europa della prima età moderna: l’esempio della Germania e dei Paesi Bassi / H. Schilling. – In: Identità collettive fra medioevo ed età moderna / a cura di P. Prodi. – Il Mulino, 2002
Giordano Bruno nell’Europa del Cinquecento / F. Ricci. – Salerno, 2000
Storia del potere politico in Europa / W. Reinhard. – Il Mulino, 2001
Con il fuoco nella mente / J. H. Billington. – Il Mulino, 1986
Una storia della giustizia: dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto / P. Prodi. – Il Mulino, 2000
Individuo e società / W.Ullmann. – Laterza, 1974
Gli Stati Uniti sono un paese nato sulla religione non un paese in cui si coltiva la religione al servizio della politica
L’utopia pedagogica rivoluzionaria / C. Pancera. – Ianua, 1985
Le religioni delal politica: fra democrazia e totalitarismi / E. Gentile. – Laterza, 2001
Nel nostro linguaggio quotidiano la parola modernità ha un doppio significato: La usiamo per identificare una modernità storica, che coincide con un’età moderna, e anche una modernità intesa nel linguaggio volgare e quotidiano come attualità
Futuro passato / R. Koselleck. – Marietti, 1986
Dio e gli dei: Egitto, Israele e la nascita del monoteismo / J. Assmann. – Il Mulino, 2009
Settimo non rubare: furto e mercato nella storia dell’Occidente / P. Prodi. – Il Mulino, 2009
Nella mia esperienza dichiaro che l’efficacia delle lezioni stesse tende allo zero se lo studente non ha tempo di dedicare alla lettura tre ore almeno (ma penso ne occorrano di più) per ogni ora di ascolto del docente.
Antichità= Arnaldo Momigliano
Medioevo=F. Varvauteren
Storia moderna=G. Ritter
Storia contemporanea=P. Renouvin
La Chiesa come realtà storica, affermava Pio 12, partecipa al mutamento dei tempi e non può essere legata ad alcuna cultura determinata: quando Bonifacio 8 proclamava le tesi teocratiche era anche un uomo del medioevo e questa concezione era condizionata dall’epoca.
Storia moderna / Renata Ago, Vittorio Vidotto
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Storia moderna
Cap. 1. Popolazione, economia, società
Tale pagamento poteva avvenire in natura, lavorando gratuitamente i campi di pertinenza diretta del proprietario terriero, oppure cedendogli una parte del raccolto ottenuto sui propri appezzamenti
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Alla lunga, essi si trovavano costretti a rinunciare al proprio status di lavoratori indipendenti e a trasformarsi in lavoranti alle dipendenze di imprenditori più ricchi e fortunati.
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E fu proprio all’interno di queste comunità mercantili che si misero a punto nuovi strumenti societari e finanziari, come la società in accomandita e la lettera di cambio, che consentiva di effettuare un pagamento in una città e farlo riscuotere in un’altra.
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Non potendo procurarselo abbastanza in fretta attraverso l’imposizione fiscale, essi erano costretti a farselo anticipare da queste compagnie di grandi mercanti-banchieri, che compensavano cedendo loro il diritto esclusivo a sfruttare miniere (per esempio quelle d’argento o di rame dell’Europa orientale), a incamerare le tasse su un particolare prodotto (per esempio il sale), oppure a esigere le imposte dirette di una determinata regione.
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Il maggiore sfruttamento cui furono sottoposte le terre, per soddisfare la crescente domanda di cereali e altri prodotti, ne danneggiò la fertilità, provocando un peggioramento dei raccolti.
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Sommario
Il 16. secolo fu caratterizzato da un notevole aumento della popolazione che, anche a causa dell’immigrazione, interessò in modo particolare le città.
Le cause di questo fenomeno non sono chiare: forse un rallentamento delle epidemie, forse un abbassamento dell’età al matrimonio.
La crescita della popolazione provocò un aumento dei prezzi dei generi di prima necessità così forte da far parlare di una “rivoluzione dei prezzi”.
L’aumento della domanda di grano e altri prodotti favorì le aziende agricole, ma la struttura agraria più diffusa continuò ad essere la signoria, che prevedeva diversi oneri a carico dei contadini, e la produttività della terra restò assai bassa.
Un’altra conseguenza dell’aumento dei prezzi agricoli fu la diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori urbani, alla produzione di manufatti, all’interno del sistema delle corporazioni di mestiere.
L’aumento dei prezzi riguardò anche questo tipo di beni urbani, ma la domanda di essi risentiva immediatamente di ogni piccolo innalzamento dei prezzi dei prodotti agricoli, facendo precipitare nell'indigenza anche molti artigiani indipendenti.
L’aumento della popolazione comportò anche una crescita delle attività commerciali e, con esse, di quelle finanziarie e creditizie, anche su scala internazionale.
Si costituirono compagnie commerciali, spesso dotate di privilegi, e in grado di ottenere alti profitti dalle loro attività.
Anche il prestito ai sovrani, benché rischioso, fu spesso assai redditizio.
La crescita della popolazione, non adeguatamente sostenuta da un aumento della povertà che, a sua volta, attrasse l’attenzione di molti governi cittadini, preoccupati di mantenere l’ordine.
Furono creati così i primi istituti di assistenza ai poveri che svolgevano contemporaneamente un ruolo di assistenza e di repressione.
Alla fine del ‘500 una grave crisi di mortalità diede il via a un rovesciamento della tendenza alla crescita demografica.
Anche qui le cause non sono ben note, ma è probabile che sia intervenuto un innalzamento dell’età al matrimonio.
Bibliografia
Storia economica e sociale del mondo / a cura di P. Leon. – Laterza, 1981
Storia economica dell’Europa preindustriale / C. M. Cipolla. – Il Mulino, 1990
Economia preindustriale: mille anni: dal 9. al 18. secolo / Paolo Malanima. – B. Mondadori, 1997
Storia della popolazione mondiale / M. Reinhard, A. Armengaud, J. Dupaquier. – Laterza, 1971
Storia minima della popolazione del mondo / M. Livi Bacci. – Loescher, 1993
La feudalità nell’età moderna / R. Ago. – Laterza, 1998
Storia economica Cambridge. – Vol. 4.: L’espansione economica dell’Europa nel Cinque e Seicento / a cura di E. E. Rich e C. H. Wilson. – Vol. 5.: Economia e società in Europa nell’età moderna / a cura di E. E. Rich e C. H. Wilson. – Einaudi, 1978
Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli 15.-18. / F. Braudel. – Einaudi, 1981
La società e i poveri / J.-P. Guitton. – Mondadori, 1977
La pietà e la forca: storia della miseria e della carità in Europa / B. Geremek. – Laterza, 1986
Le donne nell’Europa moderna / M. E. Wiesner. - Einaudi, 2003
Cap. 2. Viaggi oceanici e scoperte geografiche
Piccolo paese con una popolazione di appena 1.200.000 abitanti, il Portogallo non poteva certo assorbire tutto lo zucchero, le spezie e l’oro provenienti dai territori d’oltremare, che venivano perciò riesportati verso gli altri paesi d’Europa, garantendo l’arricchimento della corona e dei mercanti implicati in queste operazioni.
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Ma il successo degli invasori è da attribuirsi anche al favore con cui furono accolti dalle popolazioni sottomesse degli Atzechi e dai Maya, che tre i due mail pensarono di scegliere il minore.
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E poiché i prezzi che aumentavano più velocemente erano quelli dei generi più richiesti, cioè dei prodotti agricoli e in particolare del grano, negli ultimi decenni del ‘500 era diventato economicamente più vantaggioso importare cereali dalle aree periferiche d’Europa, come la Polonia, pagandolo in manufatti
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Sommario
L’interruzione delle tradizionali vie di comunicazione con l’Oriente, dovuta alle conquiste dell’Impero ottomano, spinse gli europei, e in particolare i portoghesi, a cercare di aprirsi una via marittima verso le Indie.
Le spedizioni esplorative culminarono nel 1497-1498 con la circumnavigazione dell’Africa dal parte di Vasco de Gama.
Queste imprese furono facilitate dai progressi tecnici nelle costruzioni navali e in particolare della caravella, nave portoghese veloce e maneggevole.
E fu proprio il Portogallo a lanciarsi alla conquista di empori commerciali e piazzeforti lungo le coste dell’Africa e dell’Oriente, fino all’India, costituendo un impero marittimo e ottenendo il monopolio quasi assoluto del commercio delle spezie.
Il successo delle imprese portoghesi spinse anche la Spagna, da poco unificata, a lanciarsi nei viaggi oceanici e ad accogliere la proposta di Cristoforo Colombo di raggiungere le Indie navigando verso Occidente.
Fu la scoperta dell’America (1492), anche se non fu Colombo, ma Vespucci, alcuni anni dopo, a rendersi conto che non si trattava delle Indie bensì di un nuovo continente.
Attirati dalle grandi ricchezze che sembravano provenire dalle nuove terre, i sovrani di Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra promossero altri viaggi che portarono a ulteriori scoperte.
Le prime spedizioni spagnole si erano limitate alle isole Antille e fu solo nel 1519, con Cortés, che ebbe inizio la conquista del continente.
All’arrivo dei conquistatori, alcune delle civiltà del nuovo continente presentavano una struttura sociale complessa, una vita politica evoluta, una florida economia e una raffinata cultura.
Gli Atzechi, insediatisi di recente nell’altopiano del Messico, avevano costituito un vasto impero sottomettendo le popolazioni della regione e costringendole a pagare pesanti tributi.
E fu proprio l’appoggio ricevuto da queste popolazioni a consentire agli spagnoli di portare a termine in breve tempo la conquista del territorio azteco.
Oltre ai domini aztechi, gli spagnoli conquistarono l’impero dei Maya, che vivevano nella penisola dello Yucatan attorno a centinaia di luoghi di culto, avevano un complesso sistema di scrittura e un avanzatissimo calendario.
Infine, in Perù, approfittando di una crisi dinastica, sottomisero l’impero degli Incas, il meglio organizzato di tutti, almeno sul piano politico.
La facilità con cui gli spagnoli portarono a termine le loro conquiste non si spiega solo con la superiorità delle loro armi e l’appoggio delle popolazioni sottomesse, ma anche con la “paralisi culturale” che colpì gli amerindi di fronte alle sventure di cui erano vittime e con la diffusione di malattie nei confronti delle quali non avevano difese immunitarie.
I massacri e il lavoro coatto nelle miniere d’oro e d’argento fecero il resto.
Ne derivò un gravissimo crollo demografico.
L’organizzazione politica e sociale introdotta dagli europei ricalcava il modello feudale della signoria spagnola, ma la corona intervenne a più riprese sia per difendere i propri diritti, sia per mitigare lo sfruttamento degli indigeni.
L’attività economica più importante era costituita dall’estrazione di oro e argento, per la quale venivano utilizzati gli indigeni ma anche i nuovi schiavi provenienti dall’Africa.
L’importazione di metalli preziosi dall’America ebbe importanti conseguenze sull’economia europea, aggravando il processo di inflazione già in atto.
Con la conquista del nuovo mondo gli europei scoprirono l’”altro”.
Di fronte alle popolazioni indigene l’atteggiamento fu spesso di totale chiusura e molti conquistatori si abbandonarono alle più efferate e gratuite forme di crudeltà.
Tuttavia alcuni missionari e persino alcuni avventurieri adottarono un atteggiamento più attento nei confronti degli amerindi, lasciandoci preziose testimonianze del loro modo di vivere
Bibliografia
La conquista e l’elaborazione dei nuovi mondi, 16. secolo / P. Chaunu. – Mursia, 1977
Dalla scoperta alla conquista: Spagna e Portogallo nel nuovo mondo, 1492-1700 / L. N. McAlister. – Il Mulino, 1986
Alle origini dell’espansione europea: la nascita dell’Impero portoghese, 1415-1580 / B. W. Diffie, G. D. Winius. – Il Mulino, 1987
L’espansione europea in Asia, secc. 15.-18. / G. Abbattista. – Carocci, 2002
Cristoforo Colombo / F. Fernandez Armesto. – Laterza, 1992
Gli Inca / A. Métraux. – Einaudi, 1969
La civiltà atzeca / G. C. Vaillant. – Einaudi, 1970
America indiana: storia, cultura e situazione degli indios / a cura di R. Romano. – Einaudi, 1976
Formazioni economiche e politiche del mondo andino / J. V. Murra. – Einaudi, 1980
Gli atzechi / H. J. Prem. – Il Mulino, 2000
I Maya / B. Riese. – Il Mulino, 2000
Gli Inca / C. Julien. – Il Mulino, 2000
Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento / R. Romeo. – Laterza, 1989
Il vecchio ei l nuovo mondo / J. H. Elliott. – Il Saggiatore, 1985
Verso il nuovo mondo: la dimensione e la coscienza delle scoperte / F. Surdich
Cap. 3. La Riforma
Una successiva Dieta, tenutasi sempre a Spira nel 1529, introdusse un principio di tolleranza a favore delle minoranze, ma solo per quelle cattoliche all’interno dei territori luterani: questi perciò “protestarono”, vale a dire “affermarono”, la propria fede, guadagnandosi in tal modo l’appellativo di protestanti.
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Sommario
All’inizio del ‘500 da più parti si avvertiva l’esigenza di una profonda riforma della Chiesa, che mettesse fine all’assenteismo del clero e all’eccessivo coinvolgimento del papato negli affari mondani.
Le crescenti esigenze finanziarie della Curia romana spinsero invece il papa a lanciare una nuova campagna di “vendita” delle indulgenze.
Il monaco agostiniano tedesco Martin Lutero contestò questa operazione, negando la capacità della Chiesa di rimettere pene inflitte da Dio, e per questa sua affermazione venne scomunicato.
Prima di rendere effettiva la condanna di scomunica Carlo 5. accettò di convocare Lutero alla Dieta di Worms, dove fu invitato a ritrattare le sue tesi, cosa che rifiutò fermamente di fare.
Messo in salvo dall’elettore di Sassonia, suo diretto signore, si dedicò alla traduzione in tedesco della Bibbia e alla precisazione dei contenuti della sua dottrina, che si diffuse rapidamente in Germania, ottenendo il consenso di vasti strati della popolazione.
La diffusione della dottrina luterana fu enormemente facilitata dall’invenzione della stampa, che consentì di riprodurre i suoi scritti in migliaia di esemplari.
Lutero aveva voluto essere un riformatore religioso, tuttavia in molti casi le sue parole furono interpretate in senso politico, dando l’avvio a numerose rivolte,
La prima fu quella dei cavalieri, che fu rapidamente repressa.
Molto più grave fu la guerra dei contadini – scoppiata nel 1524 – che protestavano contro le usurpazioni compiute ai loro danni dai signori feudali e chiedevano il rispetto delle parole del Vangelo.
Contro le rivolte dei contadini Lutero ebbe parole durissime e incoraggiò i principi nella loro opera di repressione.
Il successo delle dottrine luterane e la loro diffusione in gran parte della Germania provocarono una spaccatura tra i principi tedeschi, che si unirono in due leghe contrapposte, protestante e cattolica.
Questo portò a una serie di scontri e di tentativi di riconciliazione tra protestanti e cattolici che si conclusero nel 1555 con la pacificazione di Augusta: Carlo 5. accetto la presenza del luteranesimo all’interno dell’impero e stabilì che ogni suddito avrebbe dovuto seguire la religione del suo signore territoriale.
Le istanze di riforma dottrinaria non ebbero come unico punto di riferimento Lutero e i suoi allievi.
In molte città svizzere e tedesche, teologi come Butzer e Zwingli portarono avanti loro personali percorsi di riforma, in genere con il pieno consenso delle autorità cittadine, che in questa maniera assumevano il controllo delle Chiese locali e mettevano fine al drenaggio di risorse a favore della Curia romana.
Anche a Ginevra si ebbe qualcosa di simile, ad opera di Giovanni Calvino, uno dei più rigorosi teologi dell’area riformata.
Sotto la sua guida gli ordinamenti politici vennero modificati in base al principio della stretta integrazione tra spirito religioso e comunità politica.
Tutta la vita degli abitanti della città era organizzata in ottemperanza ai dettami evangelici e strettamente controllata dalle autorità.
Forte fu l’intransigenza dottrinaria di Calvino, che non esitò a condannare al rogo l’antitrinitario Serveto.
L’adesione alla Riforma fu massiccia in molte aree d’Europa, in Francia, nei Paesi Bassi, in alcuni territori tedeschi, in Scozia, in Ungheria si diffuse il calvinismo, mentre il luteranesimo fece proseliti in parte della Germania e in Scandinavia.
In Inghilterra Enrico 8. Diede vita – dopo il rifiuto del papa di annullare il suo matrimonio – alla Chiesa anglicana (1534), con un distacco dalla Chiesa di Roma che fu politico piuttosto che dottrinario.
Le ragioni di questo successo sono complesse e non si possono ridurre al rapporto con il nascente spirito del capitalismo, come aveva ipotizzato Max Weber.
In Italia la Riforma ebbe una limitata diffusione, sia perché l’ostilità contro la Curia romana era minore che altrove, sia perché non ottenne l’appoggio di alcun potere politico.
Grande influenza ebbe tuttavia Valdes, i cui seguaci furono variamente perseguitati.
Altri “eretici”, costretti ad emigrare, ebbero una grande influenza sulla cultura europea, diffondendo idee di tolleranza religiosa che erano estranee sia ai cattolici sia ai riformati.
Bibliografia
Umanesimo e religione nel Rinascimento / D. Cantimori. – Einaudi, 1975
Erasmo della cristianità / R. H. Bainton. – Sansoni, 1989
Erasmo / L. E. Halkin. – Laterza, 1989
Martin Lutero / L. Febvre. – Laterza, 1982
Lutero / R. H. Bainton. – Einaudi, 1960
Lutero giovane / G. Miegge. – Feltrinelli, 1964
Martin Lutero: un uomo tra Dio e il mondo / H. A. Oberman. – Laterza, 1987
Giovanni Calvino: il riformatore e la sua influenza sulla cultura occidentale / A. E. McGrath. – Claudiana, 1991
Storia della Riforma / J. Lortz, E. Iserloh. – Il Mulino, 1980
La riforma protestante / R. H. Bainton. – Einaudi, 1984
Il pensiero religioso della Riforma / B. M. G. Reardon. – Laterza, 1984
Protestantesimo nei secoli: fonti e documenti / E. Campi. – Claudiana, 1991
La riforma protestante / L. Schorn-Schutte. – Il Mulino, 1998
Storia dell’anabattismo / Ugo Castaldi. – Claudiana, 1972
La riforma popolare / J. Macek. – Sansoni, 1973
La riforma luterana e la guerra dei contadini: la rivoluzione del 1525 / P. Blickle. – Il Mulino, 1983
Rivolte contadine in Europa, secoli 16.-18. / S. Lombardini. – Loescher, 1983
Enrico 8. / M. D. Palmer. – Il Mulino, 2003
Gli eretici italiani del Cinquecento e altri scritti / D. Cantimori. – Einaudi, 1992
Breve storia della riforma in Italia / M. E. Welti. – Marietti, 1985
Erasmo in Italia, 1520-1580 / S. Seidel Menchi. – Bollati Boringhieri, 1987
Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento: un profilo storico / M. Firpo. – Laterza, 1993
La rivoluzione inavvertita: la stampa come fattore di mutamento / E. L. Einstein. – Il Mulino, 1986
Alfabetizzazione e sviluppo sociale in Occidente / a cura di H. J. Graff. – Il Mulino, 1986
L’etica protestante e lo spirito del capitalismo / M. Weber. – Sansoni, 1991
Le culture del popolo: sapere, rituali e resistenze nella Francia del Cinquecento / N. Zemon Davis. – Einaudi, 1980
Cap. 4. Guerre d’Italia e formazione degli stati nazionali
Sommario
Gli ultimi decenni del ‘400 in Italia furono contrassegnati da una crescente instabilità politica, che si tradusse in congiure e rovesciamenti di potere all’interno di vari stati.
Alle ragioni interne di turbolenza bisogna poi aggiungere le pressioni di francesi e aragonesi che, per motivi strategici e dinastici, miravano a conquistare o mantenere possedimenti in Italia.
La situazione precipitò quando, rispondendo anche all’appello di Ludovico il Moro, che si era appena insediato al potere nel Ducato di Milano, scacciandone il legittimo erede, Carlo 8., re di Francia, entrò in Italia alla testa del suo esercito.
La discesa di Carlo 8. (1494) in Italia incontrò così pochi ostacoli da spaventare gli stati italiani, che si allearono tra loro in funzione antifrancese: Carlo 8. fu sconfitto e rientrò rapidamente in Francia.
A Firenze, la signoria medicea, che gli aveva aperto le porte fu deposta e fu instaurata una repubblica popolare guidata da Girolamo Savonarola.
Le mire delle potenze straniere sull’Italia non cessarono e anzi il re di Francia e quello di Aragona si accordarono per spartirsi il Regno di Napoli.
La guerra che seguì al fallimento di questa intesa riattivò gli intrighi dei diversi stati italiani e in particolare del papa Alessandro 6. Borgia e di Venezia.
Nel 1516, con la pace di Noyon promossa da Leone 10., si giunse ad una fase di distensione, ma presto il conflitto tra le due principali potenze europee per il controllo dell’Italia riprese.
Nel 1516 i due principali protagonisti delle guerre d’Italia erano cambiati: sul trono di Francia sedeva ora Francesco 1. e su quello unificato di Spagna Carlo d’Asburgo.
Nel 1519 quest’ultimo fu anche eletto imperatore del “Sacro Romano Impero della nazione tedesca” col nome di Carlo 5., e si trovò così a regnare su territori vastissimi.
L’Italia continuò comunque a costituire il terreno di scontro tra le due potenze rivali.
Alla morte del duca di Milano, Carlo 5. occupò quella regione e ciò riaccese la lunga lotta con la Francia che ne uscì sconfitta.
Dopo un’ennesima pace, la guerra riprese con il nuovo re di Francia Enrico 2., che spostò l’asse del conflitto dall’Italia alla Germania (ove ebbe l’appoggio dei principi luterani), finché non si concluse con la pace di Cateau-Cambresis (1559) che regolò gli equilibri politici europei per circa mezzo secolo.
Non fu però Carlo 5. a firmare questa pace.
Nel 1556 egli infatti abdicò, dividendo l’impero tra il fratello Ferdinando 1. (che ebbe la corona imperiale, le terre degli Asburgo, Boemia e Ungheria) e il figlio Filippo 2. (Spagna, Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Paesi Bassi, colonie americane); con questo atto riconosceva l’irrealizzabilità dell’impero universale.
Gli stati del primo ‘500 avevano caratteristiche assai diverse da quelli odierni.
L’impero germanico era formato da centinaia di territori relativamente autonomi rispetto al potere imperiale.
Il potere politico era esercitato congiuntamente dall’imperatore, elettivo, e dall’assemblea dei ceti, la Dieta.
Tra l’uno e l’altro esisteva un rapporto che era contemporaneamente di collaborazione e di competizione.
Anche nei regni iberici Carlo 5. aveva a che fare con delle assemblee rappresentative dei ceti - le Cortes – ma qui la struttura politico-istituzionale era meno frammentata.
Organi di rappresentanza – gli Stati generali – esistevano pure in Francia, ma il loro potere era minore che altrove.
Il bisogno di denaro, legato alle guerre, spinse le monarchie europee a cercare di rafforzare il controllo sui loro territori, in moda da accrescere la possibilità di ricavarne finanziamenti e ad ampliare l’apparato burocratico.
Anche l’accordo con la Chiesa di Roma fu utilizzato come strumento per l’accrescimento del potere monarchico.
Bibliografia
Il Rinascimento e la Riforma, 1378-1598 / F. Gaeta. – Utet, 1976
L’Italia come problema storiografico / G. Galasso. – Introduzione alla Storia d’Italia. – Utet, 1979
Storia d’Italia, vol. 2/2: Dalla caduta dell’Impero romano al secolo 18. / a cura di R. Romano e C. VIvanti. – Einaudi, 1974
Il Sacco di Roma, 1527 / A. Chastel. – Einaudi, 1983
Lo stato moderno / a cura di E. Rotelli e P. Schiera. – Il Mulino, 1973
Stato e società nell’Ancien regime / A. Torre. – Loescher, 1983
Le gerarchie sociali dal 1450 ai nostri giorni / R. Mousnier. – Vita e Pensiero, 1984
La formazione degli stati nazionali nell’Europa occidentale / a cura di Ch. Tilly. – Il Mulino, 1984
Le origini dello Stato moderno in Europa, 1450-1725 / J. H. Shennan. – Il Mulino, 1991
Storia del potere politico in Europa / W. Reinhard. – Il Mulino, 2001
L’Ancien regime / P. Goubert. – Jaca Book, 1976
La nascita dello Stato moderno nella Francia del Cinquecento / H. A. Lloyd. – Il Mulino, 1986
Francesco 1. e la civiltà del Rinascimento / / J. Jacquard. – Mondadori, 1983
Lo spirito delle istituzioni: esperienze costituzionali nella Francia moderna / D. Richet. – De Donato, 1998
Lo Stato del re: la Francia dal 1460 al 1610 / E Le Roy Ladurie. - Il Mulino, 1999
Carlo 5. e il suo impero / F. Chabod. – La Spagna imperiale, 1469-1716 / J. Elliott. – Il Mulino, 1982
Carlo 5. e il suo tempo / M. Rady. – Il Mulino, 1987
Astrea: l’idea di impero nel Cinquecento / F. A. Yates. – Einaudi, 1990
Cap. 5. La Controriforma
Sommario
Già prima di Lutero si erano manifestati nella Chiesa movimenti riformatori e una diffusa richiesta di una severa opera di moralizzazione, ma la decisione del papa Paolo 3. di convocare un concilio fu strettamente legata alla necessità di reagire alla diffusione delle dottrine luterane.
Tuttavia, le speranze di fare del concilio di Trento (1545-1563) un’occasione di riconciliazione naufragarono ancor prima che esso si aprisse.
Sul piano dottrinario i decreti del concilio segnarono una netta chiusura nei confronti di tutte le innovazioni introdotte da Lutero a proposito della salvezza, dei sacramenti e dell’organizzazione della comunità dei fedeli.
Sul piano disciplinare fu ribadito l’obbligo del celibato ecclesiastico, e furono presi provvedimenti tesi a migliorare la formazione del clero e la sua attività pastorale.
Alla diffusione delle dottrine riformate la Chiesa reagì anche attraverso il potenziamento dell’apparato repressivo costituito per combattere le eresie (il tribunale dell’inquisizione) e il rafforzamento della censura (con la creazione di un indice dei libri proibiti).
Questo sforzo repressivo fu tuttavia accompagnato da un rinnovato spirito di evangelizzazione, che si espresse anche nella formazione di nuovi ordini religiosi, quali la Compagnia di Gesù.
Allo scontro tra cattolici e protestanti si accompagnarono una rinnovata persecuzione contro gli ebrei e una capillare repressione dei culti popolari.
Particolarmente cruento fu il fenomeno della caccia alle streghe: decine di migliaia di persone furono mandate a morte in tutta Europa con l’accusa di stregoneria.
Bibliografia
Riforma cattolica o Controriforma? / H. Jedin. – Morcelliana, 1957
La Controriforma / S. Zoli. – La Nuova Italia, 1979
Il Concilio di Trento come crocevia della politica europea / H. Jedin, P. Prodi. – Il Mulino, 1979
Il Concilio di Trento: un’introduzione storica / A. Prosperi. – Einaudi, 2001
La censura ecclesiastica e la cultura / A. Rotondò. – In: Storia d’Italia, vol. 5.: I documenti. – Einaudi, 1973
I tribunali della coscienza: inquisitori, confessori, missionari / A. Prosperi. – Einaudi, 1996
La Bibbia al rogo: la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura, 1471-1605 / G. Fragnito. – Il Mulino, 1997
La cultura della Controriforma / A. Asor Rosa. – In: Letteratura italiana, vol. 26. – Laterza, 1986
La cultura italiana nell’età del Concilio di Trento / C. Dionisotti. – Einaudi, 1976
La religione e il declino della magia / K. Thomas. – Mondadori, 1983
L’Occidente cristiano, 1400-1700 / J. Bossy. – Einaudi, 1985
Ebrei in Europa dalla peste nera all’emancipazione, 14.-18. secolo / A. Foa. – Laterza, 1992
I Benandanti: stregoneria e culti agrari fra ’50 e ‘600 / C. Ginzburg. – Einaudi, 1976
La stregoneria in Europa, 1450-1650 / a cura di M. Romanello. – Il Mulino, 1981
Storia notturna: una decifrazione del sabba / C. Ginzburg. – Einaudi, 1989
Cap. 6. Il Rinascimento maturo: le arti, le lettere, le scienze
Sommario
Lo splendore dell’Italia del Rinascimento è anche legato a quello delle sue corti, che furono centri di vita artistica e culturale oltre che di intrighi politici.
Per il prestigio annesso all’arte e alla cultura, il mecenatismo divenne strumento della politica e i diversi principi – italiani ed europei – fecero spesso a gara per assicurarsi i servizi di un artista o scienziato di grido.
La presenza delle corti comportò anche un’evoluzione dei modelli di consumo: lo sviluppo del commercio internazionale mise a disposizione degli europei molti manufatti provenienti dall’Oriente e il loro successo presso il pubblico stimolò le manifatture europee a produrre oggetti analoghi.
Uscendo dal chiuso delle università, la cultura subì una trasformazione, abbandonando lo stile delle dispute accademiche per mettersi al servizio della vita politica e diplomatica.
I maestri furono individuati negli antichi, ma la riscoperta dell’antico interessò molti altri campi del sapere, delle arti figurative alle teorie scientifiche.
Anche i saperi pratici accumulati dagli artigiani nell’esercizio del loro mestiere contribuirono all’evoluzione della cultura tecnico-scientifica del Rinascimento.
Altrettanto fecero i viaggi oceanici e le scoperte geografiche.
Nel corso del ‘500 l’ottimismo dei primi umanisti cedette spesso il passo al disincanto.
Con Machiavelli iniziò una riflessione sul potere e sulla politica che proseguì con i pensatori politici delle generazioni successive, tutti ugualmente animati dal desiderio di definire la sovranità per porre argine alla violenza distruttrice delle guerre.
Bibliografia
La civiltà del Rinascimento in Italia / J. Burckhardt. – Sansoni, 1992
Rinascite e rivoluzioni: movimenti culturali dal 14. al 18. secolo / E. Garin. – Laterza, 1976
Medioevo e Rinascimento: studi e ricerche / E. Garin. – Laterza, 1984
Umanisti, artisti, scienziati: studi sul Rinascimento italiano / E. Garin. – Ed. Riuniti, 1989
La cultura del Rinascimento / E. Garin. – Il Saggiatore, 1990
L’uomo del Rinascimento / a cura di E. Garin. – Laterza, 1991
La civiltà del Rinascimento in Europa / J. R. Hale. – Mondadori, 1994
Il Rinascimento / P. Burke. – Bulzoni, 1996
“Familia” del principe e famigli aaristocratica / a cura di C. Mozzarelli. – Bulzoni, 1988
Discorso sopra la corte di Roma / G. F. Commendone. – Bulzoni, 1996
Affari di genio: una storia del Rinascimento europeo / L. Jardine. – Carocci, 2001
Le origini del pensiero politico moderno / Q. Skinner. – Il Mulino, 1989
Il pensiero politico moderno / W. Reinhard. – Il Mulino, 2000
Machiavelli / Q. Skinner. – Il Mulino, 2000
Cap. 7. Vittorie e sconfitte delle monarchie europee
Sommario
In Francia ai problemi economici e finanziari derivati da cinquant’anni di guerre si aggiungeva un contrasto sempre più profondo tra cattolici e protestanti (ugonotti) che sfociò nella guerra civile (il più grave episodio fu, nel 1572, il massacro della notte di San Bartolomeo).
La situazione si aggravò con l’ascesa al trono di Enrico 3., quando degenerò in guerra di tutti contro tutti.
Dopo l’assassinio del re salì al trono il Borbone col nome di Enrico 4., ma la sua successione fu riconosciuta solo dopo che si fu convertito al cattolicesimo (1593).
Nel 1598 l’editto di Nantes sancì, con una soluzione di compromesso tra cattolici e ugonotti, la pacificazione interna.
Nei Paesi Bassi, dove si erano diffuse le dottrine riformate, le violazioni del principio dell’autogoverno e la politica antiprotestante perseguita da Filippo 2. provocarono uan rivolta.
La ferocia della repressione spagnola spinse le province protestanti del Nord a proclamarsi indipendenti e a dare vita alla Repubblica delle Province Unite.
In Inghilterra, dopo i capovolgimenti religiosi legati ai brevi regni di Edoardo 6. (protestante) e Maria Tudor (cattolica), il lungo regno di Elisabetta (1558-1603) fu contrassegnato da un orientamento moderatamente filo protestante.
Un grave problema per la sovrana inglese fu tuttavia costituito dalla presenza in Inghilterra della regina di Scozia, Maria Stuart, al centro di intrighi per la restaurazione del cattolicesimo.
Ragioni religiose, politiche ed economiche accesero una profonda rivalità tra l’Inghilterra e la Spagna di Filippo 2., ma la spedizione dell’”Invincibile Armata” si rivelò un fallimento.
Durante il regno di Elisabetta l’Inghilterra conobbe un periodo di sviluppo economico grazie alla crescita del settore tessile e soprattutto all’incremento dell’attività delle compagnie commerciali, cui la corona concedeva privilegi in cambio di una partecipazione ai profitti.
Come nel resto d’Europa, però, si accentuarono i fenomeni di pauperismo, cui si rispose con la Pool Law.
Lo scontro tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo si riassumeva in quello tra Impero ottomano e Spagna.
Alla guerra aperta si mischiava la pirateria, fenomeno centrale nella storia dell’epoca.
La pirateria musulmana costituiva un pericolo per tutte le rotte e le coste del Mediterraneo ed aveva il suo principale centro ad Algeri.
Ma ben diffusa era anche la pirateria cristiana, che none ra rivolta solo contro i musulmani.
La tensione tra spagnoli e ottomani precipitò in conseguenza della conquista turca di Cipro.
A Lepanto (1571) la flotta della Lega santa – formata dal papa, dalla Spagna e da Venezia – inflisse ai turchi una sconfitta che, se non fu decisiva, limitò notevolmente la loro presenza nel Mediterraneo.
La lotta contro i turchi ravvivò in Spagna lo spirito di crociata, che portò all’interno a ima feroce persecuzione dei moriscos.
Il dominio spagnolo sull’Italia non fu tutto e soltanto negativo.
La pax hispanica consentì una ripresa delle attività economiche e l’integrazione nell’impero spagnolo costituì un vantaggio per le élites di governo.
Tuttavia l’alleanza con la Chiesa si tradusse in rigida censura e repressione del dissenso.
L’aumento della pressione fiscale, dovuto alla partecipazione della Spagna alla guerra dei Trent’anni, sconvolse gli equilibri tra le fazioni che si contendevano il potere.
A Napoli l’introduzione di una nuova gabella, che fu ritenuta illegittima dalla popolazione, scatenò una rivolta che assunse caratteri antibaronali, oltre che antispagnoli.
Tuttavia il capo della rivolta, Masaniello, fu ucciso ed essa fallì.
Bibliografia
Il secolo di ferro, 1550-1660 / H. Kamen. – Laterza, 1982
La formazione dell’Europa moderna / G. Ritter. – Laterza, 1985
L’Europa dal 1500 al 1700 / H. Kamen. – Laterza, 1996
Il mito dell’assolutismo: mutamento e continuità nelle monarchie europee in età moderna / N. Henshall. – Il Melangolo, 2000
Lotta politica e pace religiosa in Francia fra Cinque e Seicento / C. Vivanti. – Einaudi, 1963
Le guerre di religione / P. Miquel. – Sansoni, 1981
La Repubblica olandese / C. Wilson. – Il Saggiatore, 1968
La Spagna imperiale, 1469-1716 / J. H. Elliott. – Il Mulino, 1982
Storia di Inghilterra / G. M. Trevelyan. – Garzanti, 1962
Alle origini dell’Inghilterra moderna: la crisi dei parlamenti, 1509-1660 / C. Russell. – Il MUlino, 1988
Astrea: l’idea di impero nel Cinquecento / F. A. Yates. – Einaudi, 1990
Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo 2. / F. Braduel. – Einaudi, 1976
Storia degli antichi stati / a cura di G. Greco e M. Rosa. – Laterza, 1996
L’Italia del Seicento / D. Sella. – Laterza, 2000
L’Italia moderna: temi e orientamenti storiografici / C. Casanova. – Carocci, 2001
Cronomogia dell’Italia moderna / G. Greco. – Carocci, 2003
Il mistero di Masaniello / F. Benigno. – In: Specchi della rivoluzione: conflitto e identità politica nell’Europa moderna. – Donzelli, 1999
Cap. 8. La guerra dei Trent’anni
Sommario
In Germania, la frammentazione politica era stata rafforzata dalla divisione religiosa.
Dopo alcuni decenni di pace e relativa tolleranza, all’inizio del ‘600 il conflitto religioso si riaccese (costituzione dell’Unione evangelica e della Lega cattolica) e precipitò con l’avvento al potere dell’imperatore Mattia d’Asburgo e l’assunzione della corona da parte del cugino Ferdinando di Stiria.
La politica di restaurazione cattolica perseguita da Ferdinando in Boemia provocò la ribellione della nobiltà locale (1618), che affidò la corona al capo dell’Unione evangelica.
Con l’aiuto dell’esercito spagnolo Ferdinando sconfisse i boemi nella battaglia della Montagna Bianca.
I successi imperiali e la dura repressione anti protestante spinsero il re di Danimarca a intervenire contro le forze asburgiche (nel frattempo Ferdinando era divenuto imperatore col nome di Ferdinando 2.), ma anch’egli fu sconfitto e dovette firmare la pace.
L’editto con il quale Ferdinando 2. ordinava che si restituissero alla Chiesa cattolica i beni confiscati dopo il 1552, unito alla pretesa di rendere ereditaria la corona imperiale, a favore degli Asburgo, suscitò la ferma opposizione dei principi tedeschi, intimoriti anche dall’enorme potere acquisito dall’esercito imperiale guidato da Wallenstein.
Sollecitato dalla Francia e dai principi protestanti, il re di Svezia Gustavo Adolfo intervenne con successo contro la Lega cattolica, ma perse la vita in battaglia.
Ferdinando 2., fatto uccidere da Wallenstein, si affidò alel armi spagnole, riuscendo a concludere la pace con i principi tedeschi protestanti.
Dopo aver sostenuto, anche finanziariamente, l’intervento in guerra di danesi e svedesi, Richelieu decise di intervenire direttamente.
La violenza stessa della guerra, che in questi anni toccò il suo apice, convinse il nuovo imperatore Ferdinando 2. a concludere la pace di Westfalia (1648), che sancì la sconfitta del disegno politico asburgico, la divisione della Germania in unità politico-territoriali indipendenti e il drastico ridimensionamento dell’autorità dell’imperatore al di fuori dei suoi domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria.
La guerra dei Trent’anni ebbe conseguenze gravissime: il passaggio dei soldati favorì la diffusione delle epidemie e le terribili devastazioni subite dalla Germania provocarono un crollo demografico che ebbe effetti profondi anche sulla struttura sociale del paese.
All’interno dell’impero spagnolo il disegno riformatore di Olivares e gli sforzi finanziari e militari legati alla guerra aggravarono le tensioni politiche, provocando rivolte in Catalogna e Portogallo, che si proclamarono indipendenti.
Solo il Portogallo mantenne tuttavia l’indipendenza, mentre la Catalogna tornò a dichiararsi fedele alla corona.
In Francia, dopo la fine delle guerre di religione, Enrico 4. e, dopo la sua morte, Luigi 12. e soprattutto il suo primo ministro, cardinale Richelieu, avviarono un processo di consolidamento dell’apparato burocratico dello Stato, attraverso la vendita delle cariche pubbliche e di rafforzamento del potere della corona.
Anche in Francia, però, lo sforzo finanziario legato alla guerra dei Trent’anni provocò rivolte, da parte sia dei ceti popolari, sia di quelli privilegiati (la Fronda).
Bibliografia
Il secolo di ferro, 1550-1660 / H. Kamen. – Laterza, 1982
Felix Austria: l’ascesa della monarchi asburgica, 1550-1700 / R. W. Evans. – Il Mulino, 1981
La guerra dei trent’anni; da conflitto locale a guerra europea nella prima metà del Seicento / J. V. Polisensky. – Einaudi, 1982
Ascesa e crisi: la Germania dal 1517 al 1648 / H. Schilling. – Il Mulino, 1997
La Spagna imperiale, 1469-1716 / J. H. Elliott. – Il Mulino, 1982
Richelieu e Olivares / J. H. Elliott. – Il Mulino, 1990
Lotte contadine e urbane del Grand Siècle / B. Porsnev. – Jaca Book, 1976
Rivolte contadine in Europa, secoli 16.-18. / S. Lombardini. – Loescher, 1983
Furori contadini: i contadini nelle rivolte del 17. Secolo / R. Mousnier. – Rubbettino, 1984
La vertigine del potere: Richelieu e la Francia dell’ancien regime / G. R. R. Treasure. – Il Mulino, 1986
Il trionfo dell’assolutismo: da Luigi 13. a Luigi 16., 1610-1715 / E. Le Roy Ladurie. – Il Mulino, 2000
Cap. 9. Le rivoluzioni inglesi
Sommario
Dopo la morte senza eredi diretti di Elisabetta (1603), sul trono d’Inghilterra salì Giacomo 1. Stuart, che adottò una politica di moltiplicazione dei titoli nobiliari, di riaffermazione dell’autorità della Chiesa anglicana, di inasprimento della tassazione.
Tali scelte suscitarono un forte malcontento.
Il malcontento si acuì dopo l’ascesa al trono di Carlo 1. Stuart. La repressione dell’opposizione religiosa anche interna all’anglicanesimo (e i sospetti di criptocattolicesimo con cui fu accolta), i provvedimenti finanziari e fiscali adottati senza la consultazione del parlamento, lo sfarzo della corte furono tutti elementi che accrebbero l’ostilità della Camera dei Comuni nei confronti del re e dei suoi ministri.
Una rivolta della Scozia puritana e l’invasione dell’Inghilterra da parte dell’esercito scozzese costrinsero Carlo 1. a convocare il Parlamento, all’interno del quale si era però aggravato un forte fronte di opposizione contro la politica del sovrano.
La situazione si aggravò in seguito allo scoppio della rivolta cattolica irlandese, che fece crescere i timori di un complotto “papista”.
Un tentativo (non riuscito) di colpo di Stato da parte di Carlo 1. fece scoppiare la guerra civile (1642).
La guerra civile ebbe una svolta dopo la comparsa sulla scena di Oliver Cromwell, che sconfisse l’esercito del re:
Il fronte dei vincitori era tuttavia attraversato da divisioni politiche e religiose, con la formazione di gruppi radicali.
Nel 1648 Cromwell sconfisse definitivamente il re, che fu arrestato, processato e condannato a morte e proclamò la Repubblica (1649) dopo aver espulso dal Parlamento coloro che ancora avrebbero voluto pervenire ad un accordo con Carlo 1.
Dopo aver ristabilito l’ordine in Inghilterra e aver duramente represso la rivolta irlandese, Cromwell puntò – con l’atto di navigazione, attraverso i trattati con Svezia, Portogallo e Danimarca e tramite un’alleanza con la Francia – a incrementare la potenza commerciale inglese ai danni di Olanda e Spagna.
Sul fronte interno, tuttavia, la situazione costituzionale rimaneva instabile.
Tra le rivendicazioni del nuovo parlamento repubblicano e le trame dei realisti, Cromwell impose quindi una dittatura militare, che fu rapidamente rovesciata dopo la sua morte.
Nel 1660, con l’approvazione del Parlamento, fu dunque restaurata la dinastia degli Stuart, nella persona di Carlo 2.
La restaurazione degli Stuart fu seguita da un periodo di pacificazione politica e religiosa durato oltre un decennio.
Ma, preoccupato per la politica filofrancese di Carlo 2. e temendo un possibile ritorno dell’assolutismo e – una volta che fosse salito al trono il fratello del re – una restaurazione cattolica, il Parlamento stabilì l’esclusione di tutti i non anglicani dalle cariche pubbliche e definì ulteriormente il diritto di Habeas corpus.
Sul problema della successione si determinarono due opposti schieramenti politici: i tories, favorevoli alla successione di Giacomo Stuart, e i Whigs, che invece erano contrari.
Nel 1685 Giacomo 2. salì al trono, ma presto la sua politica filocattolica gli alienò ogni simpatia.
Nel 1688 il Parlamento offrì la corona a Guglielmo d’Orange e alla moglie Maria Stuart.
La seconda rivoluzione inglese portò a una monarchia costituzionale fondata sulle prerogative del Parlamento e sui limiti del potere monarchico.
La rivoluzione inglese, il protettorato di Cromwell e la restaurazione furono periodi di intensa attività intellettuale ed elaborazione politica.
Particolarmente importanti per il futuro del pensiero politico furono le teorie assolutistiche di Hobbes e quelle liberali di Locke.
Bibliografia
Le origini intellettuali della rivoluzione inglese / C. Hill. – Il Mulino, 1965
Le cause della rivoluzione inglese, 1529-1642 / L. Stone. – Einaudi, 1982
Alle origini dell’Inghilterra moderna: la crisi dei parlamenti, 1509-1660 / C. Russell. – Il Mulino, 1988
Società e rivoluzione in Inghilterra / G. Garavaglia. – Loescher, 1978
Popolo e rivoluzione in Inghilterra / B. Manning. – Il Mulino, 1977
Il mondo alla rovescia: idee e movimenti rivoluzionari nell’Inghilterra del Seicento / C. Hill. – Einaudi, 1981
Il movimento machiavelliano: il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone / J. G. A. Pocock. – Il Mulino, 1980
Thomas Hobbes / N. Bobbio. – Einaudi, 1989
Hobbes / R. Tuck. – Il Mulino, 2001
Introduzione a Locke / M. Sina. – Laterza, 1982
John Locke: dal razionalismo all’Illuminismo / C. A. Viano. – Einaudi, 1960
John Locke / J. W. Yolton. – Einaudi, 1987
La Rivoluzione inglese del 1688-1689 / G. M. Trevelyan. – Einaudi, 1940
Revisionismi a confronto / F. Benigno. – In: Specchi della rivoluzione: conflitto e identità politica nell’Europa moderna. – Donzelli, 1999
Cap. 10. “Il disagio dell’abbondanza”: l’Olanda del ‘600
Sommario
La Repubblica delle Province Unite conservò un’organizzazione statale poco strutturata: ogni provincia mantenne i suoi organi e le sue tradizioni di autogoverno, anche se la provincia dell’Olanda, più ricca e sviluppata delle altre, esercitò una forte influenza sul resto del paese.
I primi anni di vita della Repubblica furono segnati dalla rivalità tra favorevoli e contrari al proseguimento della guerra contro la Spagna, che videro schierati sui due fronti contrapposti anche due delle principali cariche dello Stato, il Gran pensionario e lo Stadhouder (governatore militare).
Importanti furono anche i dissidi religiosi all’interno della Chiesa calvinista, che culminarono nello scontro tra arminiani e gomaristi e nella repressione dei primi ad opera dei secondi.
Questi avvenimenti contribuirono a convincere le autorità laiche della necessità di tenere separate le questioni dottrinarie da quelle politiche e a creare quel clima di relativa tolleranza che costituì uno dei caratteri distintivi della Repubblica.
La fioritura dell’Olanda del ‘600 fu legata allo sviluppo del commercio internazionale, che si avvalse anche della formazione di compagnie commerciali privilegiate come la Compagnia unificata delle Indie orientali.
Questa cosa fu così potente che in oriente arrivò in pratica a costituirsi uno Stato.
Ma importanti furono anche lo sviluppo delle manifatture in agricoltura.
Il relativo benessere del paese si tradusse in una accresciuta domanda di prodotti di tutti i generi, facilitata dal fatto che le città portuali dell’Olanda si stavano trasformando nei principali empori commerciali d’Europa.
Grande importanza assunse la pittura, che fu utilizzata sia in funzione semplicemente decorativa, sia come strumento di autoesaltazione da parte delle élites cittadine.
Tanta abbondanza creò tuttavia qualche disagio alla severa morale calvinista, cui si rispose con l’esaltazione dell’ordine e della pulizia come metafore della virtù.
Bibliografia.
La civiltà olandese dl Seicento / J. Huizinga. – Einaudi, 1967
La Repubblica olandese / C. Wilson. – Il Saggiatore, 1968
Il disagio dell’abbondanza: la cultura olandese dell’epoca d’oro / S. Schama. – Mondadori, 1993
Cap. 11. Lo sviluppo delle scienze
Sommario
Tra ‘500 e ‘600 l’esigenza di una “nuova” filosofia e uan “nuova” scienza fu sentita da molti filosofi e scienziati. , convinti che le teorie interpretative generali mostravano irreparabili segni di usura.
La teoria eliocentrica di Copernico funzionò da detonatore: dai suoi calcoli presero le mosse tutti coloro che si sentivano degli innovatori e ritenevano di dover fondare la filosofia naturale su nuove basi desunte non dall’autorità degli “antichi”, ma dallo stesso “libro della natura”.
Uno di questi fu Giordano Bruno, che sostenne che l’universo è infinito e infine pagò con al vita il rifiuto di rinnegare le sue idee.
Par scienziati come Galilei e Bacone, la critica delle dottrine scientifiche tradizionali fu legata a un’attenta osservazione dei fenomeni naturali, che li portò a smentire alcune delle più radicate convinzioni, come quella della perfezione dei corpi celesti e della loro diversità da quelli terrestri.
La passione per l’osservazione scientifica portò alla fondazione di accademie dove scienziati e virtuosi si riunivano per condurre esperimenti e descrivere e catalogare i risultati.
Come tutte le istituzioni culturali del tempo, anche le accademia furono tributarie del mecenatismo dei sovrani e furono governate da una precisa etichetta.
Il prestigio raggiunto dalla matematica favorì la diffusione di una concezione meccanicistica della natura: per spiegare il funzionamento dei corpi – sia inanimati che animati – si ricorse alla metafora dell’orologio.
Il meccanicismo trovò il suo più grande teorico in Descartes, che elaborò anche un nuovo metodo d’indagine scientifica fondato su un modo di procedere razionale e rigoroso.
Lo sviluppo del metodo matematico e della sua applicazione ai fenomeni naturali fu portato ad altissimo grado di perfezionamento da Newton.
La nuova filosofia e la nuova scienza furono spesso oggetto di attenzione da parte della censura, che interveniva a reprimere ogni forma di anticonformismo.
Anche per questo molti studiosi cercarono l’appoggio di sovrani o altri personaggi potenti, o si limitarono a descrivere il risultato delle loro ricerche senza azzardare interpretazioni generali.
Bibliografia
Giordano Bruno / M. Ciliberto. – Laterza, 1990
Breve storia del pensiero scientifico / C. Singer. – Einaudi, 1963
Storia della scienza / a cura di M. Daumas. – Laterza, 1976. – 5 voll.
Storia della tecnologia: vol. 3.: Il Rinascimento e l’incontro della scienza e tecnica, circa 1500-1750 / a cura di C. Singer … et al. – Bollati Boringhieri, 1961
I filosofi e le macchine / P. Rossi. – Feltrinelli, 1962
Dal mondo chiuso all’universo infinito / A. Koyré. – Feltrinelli, 1970
Scienza, tecnologia e società nell’Inghilterra del 17. secolo / R. Merton. – Angeli, 1975
La rivoluzione nella scienza / A. R. Hall. – Feltrinelli, 1985
Magia e scienza da Paracelso a Newton / C. Webster. – Il Mulino, 1984
La rivoluzione scientifica / S. Shapin. – Einaudi, 1980
L’inventario del mondo: catalogazione della natura e luoghi del sapere nella prima età moderna / G. Olmi. – Il Mulino, 1992
Dalla corte all’accademia: spazi, autori e autorità nella scienza del Seicento / M. Biagioli. – In: Storia d’Europa, vol. 4. – Einaudi, 1995
L’occhio della lince: i primi lincei tra arte, scienza e collezionismo, 1603-1630 / I. Baldriga. – Accademia nazionale dei lincei, 2002
Cap. 12. L’Europa nell’età di Luigi 14.
Sommario
Nel 1661, morto Mazzarino, Luigi 14. assunse direttamente il potere.
Il suo lunghissimo regno (durato fino al 1715) fu caratterizzato dal rafforzamento della monarchia all’interno e dal consolidamento dell’egemonia continentale della Francia.
Luigi 14. accentrò nelle sue mani il governo dello Stato, valendosi della collaborazione di un Consiglio ristretto formato dal re e da tre ministri (esteri, guerra, finanze), mentre l’accentramento amministrativo si realizzò attraverso gli intendenti (di origine borghese).
L’obbligo imposto alla grande nobiltà di risiedere presso la corte, nella nuova sede di Versailles, sancì il depotenziamento dell’aristocrazia e la sua dipendenza dal sovrano.
La ricerca del massimo prestigio per la monarchia portò alla promozione delle attività artistiche e alla formazione di una cultura ufficiale celebrativa.
Il rafforzamento del potere della corona portò anche all’accentuazione dell’intervento dello Stato in materia ecclesiastica (gallicanesimo) e alla persecuzione di giansenisti e ugonotti.
I primi – sostenitori della grazia come dono divino e portatori di una religiosità austera – avevano il loro principale centro presso i monasteri di Port-Royal, che furono infine soppressi dal sovrano.
La persecuzione degli ugonotti – culminata con la revoca dell’editto di Nantes – determinò il loro esodo, che rappresentò un danno economico per la Francia, mentre confermava ormai l’impossibilità, per la minoranza religiosa, di contrapporsi allo Stato.
La maggiore fiscalità regia e la reazione alla persecuzione degli ugonotti furono all’origine di rivolte popolari.
L’intervento dello Stato nell’economia, di cui fu artefice soprattutto Colbert, ebbe la più completa realizzazione nel mercantilismo.
Contemporaneamente venne rafforzato l’esercito come strumento di espansione lungo i confini nord-orientali.
Dopo la guerra di devoluzione – che, pretestuosamente scatenata contro la Spagna, si concluse con l’annessione di alcuni territori dei Paesi Bassi spagnoli – più impegnativa fu quella contro le Province Unite.
Dopo un rivolgimento interno che portò al potere Guglielmo 3. d'Orange, le Province Unite riuscirono a volgere a loro favore le sorti del conflitto, grazie anche all’appoggio di una vasta alleanza antifrancese.
Con la pace di Nimega (1678) ottennero l’abolizione della tariffa protezionista sulle importazioni imposta dalla Francia, che si annetté, ancora a spese della Spagna, la Franca Contea.
Negli anni successivi la Francia Proseguì nella sua politica di annessioni a danno dei Paesi Bassi spagnoli.
Dopo la guerra combattuta dalla Francia contro la Lega di Augusta, un conflitto più vasto scoppiò per la successione spagnola.
L’accettazione della corona di Spagna da parte di Filippo d’Angiò, nipote di Luigi 14., scatenò una guerra che oppose Francia, Spagna e Baviera a Impero Asburgico, Inghilterra, Olanda e altri stati, tra cui il Ducato di Savoia.
Dopo alterne vicende sul piano militare, la situazione mutò in relazione all’ascesa al trono imperiale di Carlo d’Asburgo.
Nessuna potenza infatti poteva auspicare che questi ottenesse anche la corona di Spagna.
OCn la pace (Utrecht e Rastatt, 1713-14) l’Austria ottenne i Paesi Bassi spagnoli e, soprattutto, finì il dominio spagnolo in Italia: gli Asburgo ottennero Lombardia, Mantova, Regno di Napoli, Sardegna e Stato dei Presidi; i Savoia ottennero Monferrato, Lomellina e, soprattutto, la Sicilia ( che portò loro il titolo regale).
A metà del ‘600 nei domini degli Hohenzollern – caratterizzati da frammentazione territoriale (evidente soprattutto nella distanza tra il Brandeburgo e la Prussia) e da diversità di popolazione e ordinamenti – iniziò l’opera di organizzazione dello Stato assoluto.
Rafforzato l’esercito e organizzati un efficiente sistema fiscale e una capace burocrazia, Federico Guglielmo si inserì nella Prima Guerra del Nord ottenendo la fine della dipendenza feudale della Prussia dalla Polonia.
Con tale guerra la Svezia acquisì il controllo del Baltico e dei commerci che da lì si stabilivano con il resto d’Europa.
Alla fine del secolo si affermò in Svezia il potere assoluto del sovrano, ma la Seconda Guerra del Nord contro Danimarca, Polonia e Russia segnò il ridimensionamento della potenza svedese.
In Russia, il codice del 1649 sancì un irrigidimento della società, che provocò episodi di ribellione.
Particolarmente grave fu la rivolta dei cosacchi guidata da Stenka Razin (1670).
Nello stesso periodo la riforma della Chiesa russa portò a uno scisma tra vecchi credenti e fedeli della Chiesa ufficiale.
Alla fine del secolo lo zar Pietro il Grande, influenzato dal contatto con l’Occidente, si volse alla creazione di un governo assoluto e autocratico.
Fu costituita una marina da guerra e fu potenziato l’esercito, e di conseguenza vennero riorganizzati fisco e amministrazione; lo Stato potenziò l’economia secondo i principi del mercantilismo, promosse un rinnovamento dell’educazione e intervenne anche in campo religioso.
Pietro il Grande non riuscì tuttavia ad organizzare la sua successione, il che avrebbe provocato numerosi complotti dopo la sua morte, avvenuta nel 1725.
In quell’anno la Russia aveva ormai acquisito, ai danni della Svezia, l’egemonia sul Baltico; nei decenni successivi avrebbe orientato la sua espansione verso sud-ovest.
Bibliografia
Luigi 14. e venti milioni di francesi / P. Goubert. – Laterza, 1968
Luigi 14. e la Francia del suo tempo / P. R. Campbell. – Il Mulino, 1977
L’ancien regime / E. Le Roy Ladurie. – Il Mulino, 2000
La società di corte / N. Elias. – Il Mulino, 1980
L’uomo barocco / a cura di R. Villari. – Laterza, 1980
Le origini della Prussia / F. L. Carsten. – Il Mulino, 1982
La Russia degli zar / M. Raeff. – Laterza, 1984
Cap. 13. L’Europa e il mondo
Sommario
Le origini della supremazia europea – le cui basi si posero tra ‘600 e ‘700 e che sarebbe durata fino alla prima guerra mondiale – possono individuarsi in tre ordini di fattori, che mancarono invece nei grandi imperi asiatici: lo sviluppo di un mercato libero e del capitalismo commerciale, la tutela dei diritti di proprietà, la superiorità tecnologica.
Dalla metà del ‘500 iniziò la decadenza dell’Impero ottomano.
La crisi emerse anzitutto sul piano istituzionale, con un indebolimento del potere centrale, mentre, per quanto riguardava le attività economiche, l’impero continuò invece a mostrare una notevole vitalità.
Nella seconda metà del ‘600 furono tentate alcune riforme e vi fu una ripresa dell’espansionismo, che portò ad un periodo di guerre destinato a protrarsi fino alla fine del ‘700 (proprio le sconfitte subite in Europa determinarono la crisi del sistema militare ottomano).
Una riorganizzazione istituzionale tentata al principio del ‘700 finì col provocare una sanguinosa rivolta, e per tutto il secolo la crisi dell’impero continuò ad aggravarsi.
Tra il 15. e il 17. secolo India, Cina e Giappone subirono importanti trasformazioni politiche.
Nel 1526 gli afghani invasero l’India dando vita all’Impero Moghul, con una struttura sociale di tipo feudale (le attività artigianali ci erano tuttavia molto sviluppate) e una capillare struttura amministrativa e militare.
La convivenza tra cultura islamica e quella indù fu piuttosto difficile.
Il processo di pacificazione iniziato a metà del ‘500 fu interrotto un secolo dopo con l’introduzione di una politica intransigente, che portò alla disgregazione dell’impero e alla formazione di stati regionali indù in continua ostilità tra di loro.
Dopo un lungo periodo di dominazione straniera (10.-14. secolo), si affermò in Cina la dinastia nazionale Ming.
A metà del ‘600 l’ultima invasione di nomadi, provenienti dalla Manciuria, dette inizio al lungo periodo della dinastia Qing.
Dopo un primo periodo caratterizzato da una politica repressiva, anche i mancesi vennero assorbiti dalla cultura e dalla civiltà cinese, soprattutto riguardo alle forme di governo (incentrato sul ceto dei burocrati-letterati).
Nel periodo Qing si verificò un grande sviluppo demografico e una notevole prosperità nelle campagne.
La formazione di un ceto mercantile vero e proprio fu ostacolata dal discredito in cui le attività commerciali venivano tenute dal confucianesimo; il commercio con l’estero servì soprattutto all’esportazione, essendo la Cina un paese autosufficiente.
Verso la metà del ‘500 la situazione interna giapponese (caratterizzata da un’infinità di domini e da parallelo indebolimento del loro legame con l’imperatore e lo shogun) si modificò grazie all’introduzione delle armi da fuoco, che favorirono un processo di concentrazione del potere.
Tale processo culminò nel 1600 con la nomina a shogun di Iayasu Togukawa, che diede vita a una dinastia che avrebbe governato il Giappone per 250 anni.
Nel periodo Togukawa fu colpita la vecchia struttura feudale, furono garantiti la pace e l’ordine interni, furono eliminati quasi interamente i contatti con il mondo esterno (si ebbe tuttavia un notevole sviluppo economico).
Fino al 19. secolo la presenza dell’Europa in Oriente fu soprattutto commerciale.
Alle metà del ‘600 l’olandese Compagnia Unificata delle Indie orientali – che agiva anche come rappresentante dello Stato olandese – soppiantò l’egemonia commerciale portoghese, controllando per mezzo secolo il traffico delel spezie.
Nel corso del 18. secolo la inglese Compagnia delle Indie Orientali scalzò a sua volta l’egemonia commerciale olandese e, dopo un lungo conflitto con la Francia, trasformò le basi commerciali in India in un possedimento coloniale (detenuto per conto della corona inglese).
Nell’America spagnola il consolidamento del dominio coloniale avvenne prima che in quella portoghese.
L’impero coloniale della Spagna era governato da viceré, cui si affiancavano le audiencias.
L’organizzazione amministrativa del Brasile portoghese fu più tara, iniziando nel ‘600 sul modello spagnolo.
Nel corso del ‘600 e ‘700 il Brasile mostrò un notevole dinamismo, espandendo i suoi confini.
Una esperienza unica nella colonizzazione americana fu quella realizzata dai gesuiti nel Paraguay dove, nel ‘600, costituirono comunità di indiani, le riduzioni, organizzate su principi di eguaglianza sociale al fine di dar corpo ad una repubblica cristiana.
Il tentativo terminò a metà del ‘700, quando le comunità furono chiuse dal Portogallo.
Fin dall’inizio, nell’economia dell’America latina ebbe un ruolo decisivo l’ingente produzione di oro e d’argento, inviata in Europa.
Nel ‘500, con la coltivazione della canna da zuccheto in Brasile, iniziò il sistema delle piantagioni, dove furono impiegati schiavi neri importati dall’Africa.
Attorno al traffico di schiavi si impiantò quel “commercio triangolare” (Africa-America-Europa) che divenne il tratto caratteristico del sistema mercantile atlantico.
Alle colonia spagnole era permesso commerciare solo con la madrepatria; ma questo sistema economico chiuso era costantemente incrinato dal contrabbando e dalla pirateria, che avevano il loro centro nelle Antille.
In queste isole si installarono, nel corso del ‘600, olandesi, francesi e inglesi, per aggirare il monopolio commerciale spagnolo.
Nello stesso secolo gli inglesi unificarono i loro possedimenti dell’America del Nord, mentre la Francia fondò le sue prime importanti basi in Canada.
Dopo la guerra franco-inglese, che riproduceva in America lo scontro in atto in Europa per la successione spagnola, la Francia perse alcuni territori, conservando però Louisiana e Canada.
Nel ‘700 si affermò la supremazia inglese nell’America del Nord e nel commercio atlantico.
Nel 1713 l’Inghilterra, che era diventata la prima potenza commerciale, ottenne il monopolio del commercio degli schiavi con le colonie spagnole.
Con la guerra dei Sette anni gli inglesi acquisivano Canada e parte della Louisiana (dalla Francia) e la Florida (dalla Spagna).
I possedimenti francesi in America si riducevano, così, alle Antille.
Il contributo delle economie periferiche allo sviluppo europeo va individuato soprattutto nel fatto che esse fornirono un mercato mondiale alla produzione industriale europea.
L’aspetto meno noto dell’espansione europea è quello ecologico: l’Europa infatti trasformò sensibilmente l’habitat delle popolazioni soggette al suo dominio, esportando non solo merci, ma anche malattie, piante, animali, uomini.
Bibliografia
Il miracolo europeo: ambiente, economia e geopolitica nella storia europea e asiatica / E. L. Jones. – Il Mulino, 1984
Le macchine del tempo: l’orologio e la società, 1300-1700 / C. M. Cipolla. – Il Mulino, 1981
Storia del tempo: l’orologio e la nascita del mondo moderno / D. S. Landes. – Mondadori, 1984
I primi del mondo: l’egemonia economica dalla Venezia del Quattrocento al Giappone di oggi / Cp P. Kindleberger. – Donzelli, 1997
Imperialismo ecologico / A. W. Crosby. – Laterza, 1988
L’Islamismo. – Vol. 2.: Dalla caduta di Costantinopoli ai nostri giorni. – Vol. 15 della Storia universale Feltrinelli
Storia dell’India / P. Spear. – Rizzoli, 1970
Storia della Cina: dalle origini alla fondazione della repubblica / M. Sabbatini, P. Santangelo. – Laterza, 1986
Accumulazione e sviluppo economico in Giappone: dalla fine del 16. alla fine del 19. secolo / C. Zanier. – Einaudi, 1975
Le origini sociali della dittatura e della democrazia: proprietari e contadini nella formazione del mondo moderno / B. Moore. – Einaudi, 1969
L’espansione europea, 1600-1870 / F. Mauro. – Mursia, 1977
Gli imperi coloniali dal 18. secolo / D. K. Fieldhouse. – Vol. 29 della Storia universale, Feltrinelli, 1977
America centrale e meridionale / R. C. Konetzke. - Vol. 22 della Storia universale, Feltrinelli, 1968
Lo Stato cristiano-sociale dei gesuiti nel Paraguay / E. Gothein. – La Nuova Italia, 1987
Città di Dio e città del sole: lo “Stato” gesuita dei Guarani, 1609-1768 / A. Armani. – Studium, 1977
Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli 15.-18. / F. Braudel. – Einaudi, 1981-82. – 3 voll.
Cap. 14. Guerre ed egemonia nell’Europa del ‘700
Sommario
Fra il 1700 e il 1763 si verificò tra Francia e Inghilterra un conflitto mondiale destinato a durare sino agli anni dell’Impero napoleonico.
Alla sconfitta francese e all’affermarsi dell’egemonia coloniale inglese si accompagnarono l’emarginazione degli stati iberici e il loro inserimento nel sistema commerciale britannico.
Le guerre verificatesi in Europa dopo il 1714 trovano una spiegazione in un contesto geopolitico.
Un arco di aree forti (cioè di comunità statali definite e consolidate: Spagna, Portogallo, Province Unite, Francia, Inghilterra, Stati scandinavi, Russia) chiudeva due grandi aree deboli: il bassopiano tedesco-polacco e la penisola italiana.
Profondamente legata a queste due ultime aree, l’Austria non era però in grado di esercitarvi pienamente il proprio controllo.
I grandi conflitti europei del ‘700 sono, dunque, solo superficialmente spiegabili alla luce dei problemi di successione dinastica che, in realtà, furono solo pretesti per giustificare le iniziative delle grandi potenze.
Per evitare ciò – anche se invano -, già dal 1713 l’imperatore Carlo 6. si adoperò per ottenere il riconoscimento della “prammatica sanzione” che assicurava la successione anche alle figlie femmine.
Nel 1718, l’accordo con cui si concluse un conflitto scatenato dalla Spagna determinò in Italia la cessione della Sicilia all’Austria da parte dei Savoia, che ricevettero in cambio la Sardegna.
Nel 1733 scoppiò una guerra legata al problema della successione in Polonia, conclusasi con una pace che comportò importanti modifiche in Francia e in Italia: il Ducato di Lorena fu assegnato al detronizzato sovrano polacco Stanislao Leszczynski con la clausola che alla sua morte sarebbe passato alla Francia; il Granducato di Toscana fu assegnato al duca di Lorena (sposo della futura imperatrice d’Austria); Carlo di Borbone ricevette il Regno di Napoli e la Sicilia; l’Austria ottenne il Ducato di Parma; i Savoia ingrandirono con Novara e Tortona i loro territori.
Poco dopo, la guerra di successione austriaca terminò ( (pace di Aquisgrana, 1748) con il riconoscimento della prammatica sanzione (e dunque dell’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria) e con la cessione, da parte dell’Austria, della Slesia alla Prussia e del Ducato di parma ai Borbone; per l’Italia iniziava un lungo periodo di pace.
Nel 1756-1763 la guerra dei Sette Anni vide contrapposte Austria, Francia e Russia a Inghilterra e Prussia.
Il conflitto – che ebbe dimensioni mondiali e sancì, sul piano coloniale, la supremazia inglese – fece emergere il nuovo ruolo della Prussia come potenza europea.
Alla fine del ‘700, tre successive spartizioni tra Prussia, Russia e Austria segnarono la scomparsa della Polonia come Stato autonomo.
Dopo la “Gloriosa rivoluzione” e l’avvento di Guglielmo 3. d'Orange la società inglese attraversò un periodo di slancio economico e culturale.
La vita parlamentare fu dominata, dal 1714 al 1760, dai whigs, interpreti dei principi della “Gloriosa rivoluzione” e di un governo svincolato dagli arbitri del sovrano.
La variabilità delle circoscrizioni elettorali determinava la disparità nella rappresentanza ai Comuni, mentre clientele e vincoli di parentela rendevano frequente la corruzione.
Gli anni in cui Walpole fu alla guida del paese furono contrassegnati da prosperità all’interno e pace all’estero; nello stesso periodo prese forma il governo di gabinetto.
Con Pitt si affermò una politica internazionale più decisa, votata al rafforzamento dell’impero commerciale inglese.
Nel cinquantennio successivo alla morte di Luigi 14. la Francia collezionò una serie di insuccessi in politica estera, che videro sconfitti gli obiettivi di dominio oltremare.
Durante la reggenza del duca di Orleans e il regno di Luigi 15., tutta la politica francese appare contrassegnata dall’incertezza e dalla crisi della monarchia assoluta.
Uno degli episodi significativi, sul piano della politica interna, fu la rivoluzione monetaria e fiscale di Law, che si risolse in un clamoroso fallimento.
La Prussia fu la grande protagonista delle guerre europee della metà del ‘700, grazie soprattutto al potenziamento dell’apparato burocratico e dell’esercito operato da Federico 2.
In tutti i paesi reclutamento e addestramento delle truppe erano difficili (e numerosissime le diserzioni); la disciplina durissima costituiva un elemento indispensabile per controbilanciare l’estraneità dei soldati alle motivazioni della guerra.
Bibliografia
Le monarchie assolute / L. Guerci. – Utet, 1986
L’Europa del vecchio ordine, 1660-1800 / W. Doyle. – Laterza, 1987
L’Europa nel Settecento, 1713-1783 / M. S. Anderson. – Comunità, 1972
La cultura inglese del ‘600 e del ‘700 / B. Wiley. – Il Mulino, 1975
Il cammino verso l’industrializzazione: economia e società nell’Inghilterra del 17. e 18. secolo / C. Wilson. – Il Mulino, 1986
I piaceri dell’immaginazione: la cultura inglese del Settecento / J. Brewer. – Carocci, 1999
L’Ancien regime / E. Le Roy Ladurie. – Il Mulino, 2000
La guerra e le armi nella storia d’Europa / M. Howard. – Laterza, 1978
Federico il Grande / G. Ritter. – Il Mulino, 1970
Federico il Grande / / Th. Schieder. – Einaudi, 1989
Corti e alleanze: la Germania dal 1648 al 1763 / H. Schilling. – Il Mulino, 1999
Cap. 15. La società di ancien regime
Nel corso del ‘700 la società di ancien regime subì alcune profonde trasformazioni.
Il fenomeno più rilevante fu la crescita demografica (che non si sarebbe più arrestata), cui si legò una intensa urbanizzazione.
Si interruppe allora il rapporto di reciproca dipendenza tra popolazione e risorse.
Oltre a questo meccanismo oggettivo, esisteva anche, durante l’ancien regime. Una autoregolamentazione legata alle possibilità di lavoro e al matrimonio tardivo.
Proprio l’abbassamento dell’età matrimoniale nel ‘700 in Inghilterra mostra che stava cambiando il comportamento demografico.
Benché non se ne conoscano le cause, nel ‘700 declinò l’importanza della peste (ma non di altre malattie).
Dal punto di vista della struttura familiare non sembra più possibile parlare di un meccanico succedere della famiglia nucleare alla famiglia allargata: entrambi i tipi esistevano nella società di ancien regime in zone diverse d’Europa.
La riduzione delle nascite verificatesi in Francia nel ‘700, con un secolo di anticipo rispetto al resto d’Europa, dipese da un insieme di fattori: maggiore attenzione alla salute della donna, nuovo atteggiamento verso l’infanzia, tutela della proprietà.
Vi contribuirono anche tanto il diffondersi di un controllo razionale della vita affettiva, quanto i processi di scristianizzazione accompagnati dal rifiuto del controllo sulla vita privata da parte delle istituzioni religiose.
La società di ancien regime era fondamentalmente agricola.
Nell’Europa del ‘700 la proprietà terriera era ancora prevalentemente di tipo feudale, pur se si erano attenuati nell’area del feudalesimo “classico” (Francia settentrionale e Germania occidentale) molti dei suoi caratteri originari.
Notevoli erano comunque le differenze nei diversi paesi europei.
Nell’Europa orientale le condizioni particolarmente dure di servaggio furono all’origine di varie rivolte sociali.
Nel corso del ‘700 si manifestarono importanti mutamenti nelle strutture agrarie, anzitutto in Inghilterra.
Qui il fenomeno delle recinzioni (iniziato da alcuni secoli) portò a una più chiara definizione della proprietà e a una coltivazione più razionale della terra, sensibile alle esigenze del mercato agricolo.
Altro fattore importante fu il superamento della rotazione triennale, che condusse a un aumento delle disponibilità alimentari e dell’allevamento.
Le campagne del ‘700 erano anche sede di un’industria rurale domestica, dedita principalmente ad attività tessili, che si sviluppò grazie alla nuova figura del mercante imprenditore.
Il lavoro a domicilio, che caratterizza la fase di protoindustrializzazione, continuerà a svolgere un ruolo importante anche dopo la rivoluzione industriale.
Un posto importante nell’economia del tempo ebbe anche la manifattura, caratterizzata dalla concentrazione in un’unica sede di più operai che svolgono, per lo più manualmente, tutte le fasi del processo produttivo.
Il concetto essenziale per definire la gerarchia sociale della società di ancien regime è quella di ceto.
Caratteristiche di tale gerarchia erano la fissità delle stratificazioni sociali, l’appartenenza ad esse per nascita, la diseguaglianza giuridica.
La società per ceti trovava sanzione ufficiale nelle assemblee per ordini, che esercitavano un’azione di resistenza nei confronti delle centralizzazione del potere realizzata dalla monarchia assoluta (una resistenza che ebbe esiti assai diversi da un paese all’altro).
Nell’Europa del ‘700 convivevano numerose forme di governo: monarchie assolute, monarchia costituzionale inglese, repubbliche oligarchiche, feudalesimo aristocratico polacco.
Nel corso del 16. secolo l’aumento del pauperismo (con i connessi problemi di controllo sociale) e lo sviluppo di una nuova etica del lavoro determinarono una profonda trasformazione dell’assistenza.
Due criteri caratterizzarono il nuovo ordinamento: l’obbligo al lavoro e l’internamento in appositi ospizi.
Ma fu soprattutto nel ‘600 (con l’Ospedale generale di Parigi e le workhouses inglesi) che prese corpo la “grande reclusione”, al tempo stesso utopia morale e sistema di coercizione fisica, che coinvolgeva, insieme ai poveri e ai vagabondi, i malati, i pazzi, le prostitute.
Bibliografia
Alle origini dell’età moderna / E. Hinrichs. – Laterza, 1984
Introduzione alla storia della società moderna e contemporanea / P. Macry. – Il Mulino, 1980
Storia economica dell’Europa pre-industriale / C. M. Cipolla. – Il Mulino, 1974
Il sistema demografico europeo, 1500-1820 / M. W. Flinn. – Il Mulino, 1983
La trasformazione demografica delle società europee / M. Livi Bacci. – Loescher, 1977
Padri e figli nell’Europa medievale e moderna / P. Aries. – Laterza, 1968
La vita privata / a cura di P. Aries e G. Duby. – Vol. 3.: Dal Rinascimento all’Illuminismo. – Laterza, 1987
La famiglia nella storia: comportamenti sociali e ideali domestici / a cura di C. E. Rosenberg. – Einaudi, 1979
La famiglia: parentela, casa, sessualità nella società pre-industriale / J.-L. Flandrin. – Comunità, 1979
La storia della famiglia negli anni Ottanta / L. Stone. – In: Viaggio nella storia. – Laterza, 1987
La famiglia nella storia / J. Casey. – Laterza, 1991
Rivolte contadine in Europa: secoli 16.-18. / S. Lombardini. – Loescher, 1987
Storia agraria dell’Europa occidentale, 500-1850 / B. H. Slicher van Bath. – Einaudi, 1972
Contadini e proprietari nell’Italia moderna: rapporti di produzione e contratti agrari dal secolo 16. a oggi / G. Giorgetti. – Einaudi, 1974
Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli 15.-18. / F. Braudel. – Einaudi, 1981-82. – 3 voll.
Storia economica del medio evo e dell’epoca moderna / J. M. Kulischer. – Sansoni, 1964. – 2 voll.
L’industrializzazione prima dell’industrializzazione / P. Kriedte…et al. – Il Mulino, 1984
Storia economica e sociale del mondo / a cura di P. Leon. – Vol. 2.: Difficoltà dello sviluppo, 1580-1730. – Laterza, 1980
La società e i poveri / J. P. Gutton. – Mondadori, 1976
Sorvegliare e punire: nascita della prigione / M. Foucault. – Einaudi, 1976
La pietà e la forca: storia della miseria e della carità / B. Geremek. – Laterza, 1986
Cap. 16. Illuminismo e riforme
Sommario
Nonostante siano presenti nell’Illuminismo orientamenti molto diversi, si possono individuare alcune caratteristiche unificanti: l’esaltazione di un impiego spregiudicato della ragione, la critica al principio di autorità e alle istituzioni politiche e religiose, l’analisi empirica della società legata a un’esigenza riformatrice, la fiducia nel progresso, l’adesione a una religione naturale e razionale.
L’impronta razionalista dell’Illuminismo non deve far dimenticare il parallelo interesse per le componenti affettive ed emotive.
Che proprio la Francia sia stata il centro dell’Illuminismo si spiega con l’esistenza di un’ampia cultura di opposizione.
Due delle figure di maggior rilievo dell’Illuminismo francese furono Montesquieu, sostenitore del principio della divisione dei poteri, e Voltaire, critico dell’oscurantismo e dei privilegi e fautore di un dispotismo illuminato.
La più significativa realizzazione culturale dell’Illuminismo fu l’Enciclopedia, che contribuì potentemente alla diffusione delle nuove idee.
In una posizione a sé va collocato Rousseau, per la sua critica della società e del progressi e per la sua analisi dei fondamenti della democrazia diretta.
Vanno ricordate infine le correnti utopistiche del pensiero francese del ‘700, tutte favorevoli all’abolizione della proprietà privata.
Nel corso del 18. secolo nacque una nuova scienza, l’economia politica, grazie all’opera dei fisiocratici francesi e Adam Smith.
Il maggior teorico della fisiocrazia, Quesnay, individuò nell’agricoltura l’attività economica fondamentale; ne scaturirono proposte tese a favorire il suo sviluppo capitalistico e la libertà di commerci.
Al centro dell’analisi di Smith sta il concetto di lavoro produttivo e la convinzione che il libero agire dell’individuo, teso al proprio interesse particolare, contribuisca in realtà al benessere collettivo.
Il pensiero illuminista fecondò molti campi di indagine: si gettarono le basi dell’antropologia culturale e dell’etnologia; si affermò una concezione della storia attenta alla società e ai modi di vita; fu rifondata – con Hume – una teoria della conoscenza su basi empiristiche; grandi progressi si ebbero infine anche nel campo delle scienze naturali (con Lavoisier nacque la chimica moderna).
Pur caratterizzato da un’egemonia degli intellettuali francesi, il movimento illuminista interessò tutti i paesi europei.
Nel mondo tedesco esso fu legato alla lotta contro il dogmatismo e autoritarismo della Chiesa luterana; Kant, il suo esponente di maggior rilievo, interpretò l’Illuminismo come il coraggio di far uso de proprio intelletto senza sottostare alla guida di altri.
In Italia si era già avuto un rinnovamento culturale precedente all’Illuminismo con Muratori, Vico e Giannone.
I due principali centri del pensiero illuminista nella penisola furono Napoli (con Genovesi e Galiani) e Milano: qui, attorno alla rivista “Il Caffè), si raccolsero Beccaria (propugnatore di una nuova visione della giustizia e della pena) e i fratelli Verri.
La circolazione internazionale delle idee, caratteristica del movimento illuminista, fu favorita dalla massoneria, setta segreta nata in Inghilterra all’inizio del ‘700 e subito diffusasi in tutta Europa.
Il movimento illuminista elaborò anche un disegno politico riformatore che si incontrò con l’azione dei sovrani assoluti (circa 1750-1780).
Il più deciso intervento riformatore investì, nei paesi cattolici, i poteri della Chiesa e degli ordini religiosi.
Uno dei risultati di questa azione fu l’espulsione dei gesuiti da vari paesi europei, che portò infine allo scioglimento della Compagnia di Gesù.
L’altro settore dell’attività riformatrice fu quello amministrativo, dove si mirò a rendere più razionale la macchina statale.
L’azione riformatrice si esercitò soprattutto in Austria e Prussia.
Nell’Impero asburgico Maria Teresa riorganizzò l’apparato statale centralizzando le funzioni amministrative; tassò – grazie al catasto – anche le terre dei nobili; prese provvedimenti a favore dell’istruzione; intervenne sulle prerogative del clero:
Il giurisdizionalismo ricevette un impulso con il figlio Giuseppe 2. che accentuò anche in altri campi la politica della madre (codice penale, abolizione delle servitù personali dei contadini).
Le ribellioni autonomistiche suscitate dal riformismo giuseppino – insieme allo scoppio della rivoluzione in Francia – indussero il successore Leopoldo 2. ad una politica più moderata.
In Prussia l’azione di Federico 2. fu caratterizzata da un dualismo tra principi illuminati e politica di potenza.
Fu potenziato l’esercito e, soprattutto, venne creata una aristocrazia militare legata al sovrano,
In Russia l’azione riformatrice di Caterina 2. fu assai limitata.
L’arretratezza e le resistenze della Russia tradizionale obbligarono infatti la monarchia a promuovere quell’organizzazione per ceti che era messa in crisi, invece, nel resto d’Europa.
In Italia l’attività riformatrice fu sostanzialmente limitata al Regno di Napoli, alla Lombardia e alla Toscana.
Nel Regno di Napoli l’azione riformatrice si limitò alla redazione di un catasto, ad interventi a favore degli scambi commerciali e a misure giurisdizionaliste.
Nel Ducato di Milano, dominio austriaco, vennero realizzate le stesse riforme che erano state avviate negli altri territori dell’impero (soprattutto il catasto).
In Toscana, salvo che per il catasto, si sperimentarono, sotto Pietro Leopoldo (figlio di Marie Teresa d’Austria) tutti gli interventi più tipici dell’assolutismo illuminato; la Toscana fu anzi il primo paese ad accogliere i principi di Beccaria.
In campo economico fu avviata una politica liberista e si cercò, senza successo, di favorire un ceto di piccoli proprietari contadini.
Bibliografia
Le monarchie assolute: vol. 2.: Permanenze e mutamenti nell’Europa del Settecento / L. Guerci. – Utet, 1986
La civiltà dell’Europa dei Lumi / P. Chaunu. – Il Mulino, 1987
Settecento riformatore / F. Venturi. – Einaudi, 1969-1987. – 5 voll.
Introduzione all’Illuminismo. Da Newton a Rousseau / P. Casini. – Laterza, 1980
Dal movimento dei lumi al movimento dei popoli: l’Europa tra Illuminismo e rivoluzione / F. Diaz. – Il Mulino, 1986
L’Italia del Settecento: crisi, trasformazioni, lumi / D. Carpanetto, G. Ricuperati. – Laterza, 1986
L’Europa di Maria Teresa dal Barocco all’Illuminismo / V.-L. Tapie. – Mondadori, 1982
Cap. 17. Alle origini della rivoluzione industriale
Sommario
Si dà il nome di “rivoluzione industriale” al complesso di profondi mutamenti nelle forme di produzione che si verificò in Inghilterra tra fine ’700 e inizio ‘800, mutamenti che successivamente si sarebbero affermati anche nel continente europeo.
L’affermazione del capitalismo industriale e i profondi mutamenti sociali che l’accompagnarono (con la nascita di nuovi ceti e classi) determinarono, insieme alla rivoluzione francese, l’inizio di una nuova età, quella contemporanea, contrassegnata – nonostante profondi squilibri – dal raggiungimento del benessere economico nei paesi più sviluppati.
L’economia dell’Inghilterra preindustriale presentava alcune peculiarità che spiegano perché proprio lì avrebbe preso avvio la rivoluzione industriale.
Il controllo inglese del commercio internazionale favorì le manifatture tessili inglesi (rapido e poco costoso approvvigionamento di cotone grezzo, ampio mercato di vendita per i prodotti) e la diffusione di una mentalità imprenditoriale.
La concentrazione nella proprietà della terra e l’introduzione di nuove tecniche di coltivazione configurarono una rivoluzione agricola che stimolò in vari modi il processo di industrializzazione: maggiori disponibilità alimentari per una popolazione in crescita, estensione del mercato interno (dovuta al diffondersi del lavoro salariato e alla riduzione dell’autoconsumo), disponibilità di capitali per impieghi industriali, aumento della popolazione ed esodo dalle campagne (che consentirono la formazione di un proletariato industriale).
Infine, la rivoluzione industriale fu favorita anche dalle particolari caratteristiche del sistema politico e dalla vivacità della società inglese, in grado di esprimere anche una crescente domanda di nuovi prodotti.
Alla rivoluzione industriale si collegò l’introduzione di nuove tecnologie.
Il rapporto di reciprocità tra invenzione e produzione è evidente nel settore tessile: l’aumentata capacità della tessitura (grazie alla “navetta volante”) spinse alla meccanizzazione della filatura, che a sua volta stimolò l’invenzione del telaio meccanico.
La fase successiva della innovazione tecnologica fu quella dell’utilizzazione del vapore come forza motrice.
La prima attività in cui si sviluppò il sistema di produzione basato sulla fabbrica fu quella cotoniera, la cui produzione aumentò enormemente grazie a vari fattori fra i quali: i costi limitati delle nuove tecnologie, la possibilità di alti profitti, la disponibilità di manodopera a basso costo, l’espansione del mercato.
La meccanizzazione favorì l’industria siderurgica, che riuscì a far fronte alla nuova domanda soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica.
Il sistema di fabbrica comportò la trasformazione del lavoratore in operaio, inserito in una crescente divisione del lavoro e soggetto a condizioni di lavoro (disciplina , rari) e di vita durissime.
La semplificazione del processo produttivo rese possibile inoltre, soprattutto nell’industria tessile, l’impiego di donne e bambini.
La prima reazione al sistema di fabbrica fu opera di lavoranti a domicilio e artigiani del settore tessile, tra cui si diffuse il luddismo.
Spentesi le agitazioni luddiste all’inizio dell’800, e nonostante la politica repressiva del governo inglese, cominciarono a diffondersi tra gli operai nuove forme di organizzazione (società di mutuo soccorso, leghe di categoria).
Le trasformazioni legate all’industrializzazione sollecitarono, nell’ambito del radicalismo inglese, una nuova riflessione sui temi della partecipazione politica e della riforma sociale.
Bentham, principale teorico dell’utilitarismo, individuò nel concetto di utile il criterio fondamentale cui deve conformarsi l’azione politica.
Ricardo, il maggiore teorico dell’economia “classica”, pose in relazione la conflittualità sociale con la distribuzione del prodotto complessivo tra le varie classi.
La rivoluzione industriale inglese, inoltre, diede l’avvio a un nuovo sistema produttivo che, dal 1830 circa, si sarebbe esteso al resto dell’Europa e agli Stati Uniti.
Complessivamente considerato, il quadro dell’economia dell’Europa continentale dal 1815 alla metà dell’800 si presenta contraddittorio, per la compresenza di elementi di arretratezza e di fattori economici.
Tale economia era dominata dalle attività agricole, che rimanevano tecnicamente arretrate.
Bibliografia
La prima rivoluzione industriale / P. Deane. – Il Mulino, 1982
Prometeo liberato / D. S. Landes. – Einaudi, 1978
La rivoluzione industriale e l’impero / E. J. Hobsbawn. – Einaudim 1972
La rivoluzione industriale, 1760-1830 / T. S. Ashton. – Laterza, 1969
La rivoluzione industriale / P. Hudson. – Il Mulino, 1995
Leggere la rivoluzione industriale / J. Mokyr. – Il Mulino, 1997
L’età del progresso: l’Inghilterra fra il 1783 e il 1867 / A. Briggs. – Il Mulino, 1987
Storia economica Cambridge. Vol. 6.: La rivoluzione industriale e i suoi sviluppi. – Einaudi, 1974
Storia economica dell’Europa continentale / A. S. Milward, S. B. Saul. – Il Mulino, 1977
La conquista pacifica: l’industrializzazione in Europa dal 1760 al 1970 / S. Pollard. – Il Mulino, 1984
L’industrializzazione in Europa nell’800 / T. Kemp. – Il Mulino, 1975
La trasformazione demografica delle società europee / M. Livi Bacci. – Loescher, 1977
Nascita della classe operaia / J. Kuczinski. – Il Saggiatore, 1967
Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra / E. P. Thompson. – Il Saggiatore, 1969
Classi lavoratrici e classi pericolose / L. Chevalier. – Laterza, 1976
Cap. 18. La nascita degli Stati Uniti
Sommario
La colonizzazione inglese del Nord America, iniziata al principio del ‘600 e costantemente legata ad un’aspra lotta contro gli indiani, fu il prodotto dell’iniziativa di compagnie commerciali e dell’emigrazione di minoranze politiche e religiose (anzitutto puritani).
Alla metà del ‘700 i possedimenti inglesi comprendevano tredici colonie, tutte sulla fascia costiera atlantica.
L’economia delle colonie del Nord si fondava sulla coltivazione dei cereali e, nei centri urbani, su una vivace attività commerciale e cantieristica.
Nel Sud prevalevano le piantagioni di tabacco, con grandi proprietà basate sul lavoro degli schiavi.
Nel Centro, l’economia presentava un quadro differenziato e gli squilibri sociali erano più marcati.
Per tutte le colonie, alla forte dipendenza economica dalla Gran Bretagna faceva riscontro una notevole autonomia sul piano politico.
I vincoli delle colonie con la madrepatria erano sempre stati strettissimi.
Il contrasto da cui ebbe origine la lotta per l’indipendenza nacque, negli anni ’60 del secolo 18., in seguito alla decisione della Gran Bretagna di far pagare in misura crescente alle colonie i costi del proprio impero americano (che, dopo la guerra dei sette anni, si estendeva dal Canada alla Florida).
I coloni affermavano il principio che ogni tassa dovesse essere approvata da un’assemblea in cui fossero rappresentati i diritti dei tassati (e non era questo il caso del Parlamento britannico).
Su tale base la protesta di andò sempre più orientando verso la rivendicazione dell’indipendenza.
Nel 1774, dopo dure misure di ritorsioni inglesi, la ribellione divenne aperta.
Nel 1775 si formò un esercito di coloni, sotto il comando di Washington; l’anno successivo il Congresso continentale approvò la Dichiarazione d’indipendenza.
Sul piano militare le colonie avevano un netto svantaggio rispetto alle truppe inglesi, e inoltre erano divise al loro interno; notevoli anche i problemi finanziari della guerra contro la Gran Bretagna.
Poterono valersi della solidarietà dell’opinione pubblica europea e, soprattutto, dell’intervento in loro favore di Francia e Spagna.
Nel 1783 la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza delle tredici colonie.
Nel 1787 una Convenzione costituzionale dette vita ad uno Stato federale, e ad un sistema politico di tipo presidenziale basato sulla divisione e l’equilibrio dei poteri.
Il presidente della repubblica era a capo dell’esecutivo e indipendente dal legislativo (esercitato dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato); il potere giudiziario era posto sotto il controllo di una Corte suprema.
La Costituzione doveva però essere approvata dai singoli stati dell’Unione: in questa fase si sviluppò un acceso dibattito tra federalisti (che erano favorevoli ad un forte potere centrale ed esprimevano gli interessi di commercianti, industriali e grandi proprietari terrieri) e antifederalisti (che esprimevano le esigenze dei ceti medio-bassi ed erano portatori di posizioni democratiche e “ruraliste”).
Prevalsero le tesi federaliste, pur se mitigate dall’approvazione di dieci emendamenti alla Costituzione.
Nel 1789 Washington fu eletto presidente.
Negli anni successivi, la politica economica di Hamilton, leader dei federalisti, suscitò l’opposizione dei proprietari del Sud e dei coloni dell’Ovest, che trovarono un punto di riferimento nel partito repubblicano-democratico, il cui esponente più autorevole fu Jefferson.
Contemporaneamente si precisavano i criteri dell’espansione verso ovest: le regioni di nuova colonizzazione acquisivano lo status di “territori” per poi trasformarsi, raggiunti i 60000 abitanti, in Stati dell’Unione.
Bibliografia
Le origini degli Stati Uniti / B. Bailyn, G. S. Wood. – Il Mulino, 1987
La rivoluzione americana: una rivoluzione costituzionale / N. Matteucci. – Il Mulino, 1987
La formazione degli Stati Uniti d’America / A. Aquarone…et al. – Nistri-Lischi, 1961
La rivoluzione americana / T. Bonazzi. – Il Mulino, 1977
Storia degli Stati Uniti / A. Nevins…et al. – Einaudi, 1980
Gli Stati Uniti / R. Luraghi. – Utet, 1974
L’era delle rivoluzioni democratiche / R. R. Palmer. – Feltrinelli, 1971
Cap. 19. La Rivoluzione francese
Sommario
La debolezza della monarchia francese si riassumeva nell’incapacità di risolvere la crisi finanziaria superando le resistenze della nobiltà e del clero, ostili all’abolizione dei propri privilegi fiscali.
Di fronte all’opposizione dei Parlamenti Luigi 16. si rassegnò alla convocazione degli Stati generali, che determinò la mobilitazione politica del Terzo Stato.
All’inizio del 1789 si tennero le elezioni dei deputati agli Stati generali, nel contesto di forti tensioni popolari determinate dalla crisi economica.
Quando, avviati i lavori degli Stati generali, il Terzo Stato si autoproclamò Assemblea nazionale, iniziò una rivoluzione istituzionale che il re fu costretto a riconoscere: la rappresentanza per ordini veniva meno, come richiesto dal Terzo Stato, e nasceva la nuova Assemblea nazionale costituente.
Il processo rivoluzionario subì un’accelerazione con l’assalto alla Bastiglia il 14 luglio (che segnò l’entrata in scena del popolo parigino), la nascita di nuove municipalità, la sollevazione delle campagne che spinse l’Assemblea a decretare l’abolizione del regime feudale, l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
La requisizione dei beni ecclesiastici, infine, determinò la vendita di una consistente porzione del territorio nazionale, legando saldamente alla rivoluzione i nuovi proprietari.
A un anno dalla presa della Bastiglia l’ampiezza del consenso mascherava sensibili differenze politiche.
I due maggiori problemi di questa fase furono comunque legati all’opposizione da parte del clero al giuramento di fedeltà (stabilito dalla Costituzione civile del clero) e all’ostilità del re alle conquiste rivoluzionarie, resa evidente dal suo fallito tentativo di fuga.
Alla fine del ’91 nessuna forza era in grado di imporre la propria egemonia: i moderati, che avevano la maggioranza nell’Assemblea legislativa (apertasi il 1° ottobre); i giacobini, presenti soprattutto nell’attività dei club; la corte e gli emigrati, che organizzavano la controrivoluzione, incoraggiati da Austria e Prussia; i ceti popolari, mobilitati dal grave disagio sociale.
In questa situazione si vide nella guerra (dichiarata nell’aprile ’92) una via d’uscita, sia pure per motivi opposti: il re per sconfiggere la rivoluzione, i girondini, il geuppo più attivo della Legislativa, per diffondere gli ideali rivoluzionari.
Di fronte alle prime difficoltà militari, l’iniziativa fu ripresa dal popolo di Parigi, con due manifestazioni alle Tuileries, la seconda delle quali vide il successo degli insorti e determinò l’arresto e la sospensione del re (10 agosto 1792).
La grave situazione militare alimentò le voci di un complotto controrivoluzionario da cui trassero origine i “massacri di settembre”, che rivelarono le potenzialità del radicalismo dei sanculotti.
Poso dopo, la vittoria di Valmy, oltre ad allontanare la minaccia esterna, sancì la nuova identificazione tra passione nazionale e ideali rivoluzionari (cui si legava una politica espansionistica).
Il giorno successivo (21 settembre ’92) venne dichiarata la decadenza della monarchia dalla nuova assemblea eletta a suffragio universale, la Convenzione nazionale (i cui lavori, fino al giugno ’93, furono caratterizzati dalla lotta tra girondini e montagnardi).
Il processo e l’esecuzione del re accentuarono l’ostilità delle altre potenze.
In una situazione grave – e per le tensioni interne (rivolta contadina in Vandea e rivendicazioni del popolo parigino), e per il nemico alle frontiere – i deputati del centro (la Pianura) si allearono con i montagnardi, adottando una serie di misure radicali e istituendo il Comitato di salute pubblica.
Sconfitti i girondini, dal giugno del ’93 prendeva corpo la dittatura dei giacobini (che ormai si identificavano con i montagnardi), il cui principale esponente fu Robespierre.
Proclamandosi unici interpreti del popolo, essi inaugurarono un modello di “democrazia totalitaria”.
La nuova costituzione del ’93 non entrò mai in vigore; fu invece instaurata una dittatura attraverso l’eliminazione fisica degli avversari (il Terrore) e l’accentramento dell’esecutivo.
Fu repressa l’insurrezione “federalista” e, sua pure provvisoriamente, fu domata la Vandea; contemporaneamente la riorganizzazione dell’esercito portò, alla fine dell’anno, a nuove vittorie.
Se con il maximum dei prezzi e salari i giacobini vennero incontro alle richieste dei sanculotti, tentarono anche di ridurre l’influenza del movimento popolare.
Fu promossa un’opera di scristianizzazione, che portò all’introduzione del calendario repubblicano, alla celebrazione di feste laiche e al culto della dea ragione e dell’Essere supremo.
La lotta del gruppo dirigente robespierrista contro le altre frange rivoluzionarie fece maturare la congiura termidoriana (luglio ’94).
La Convenzione termidoriana smantellò le strutture della dittatura giacobina: fu attenuato l’accentramento dell’esecutivo e furono abolite le norme repressive su cui si era fondato il Terrore, si introdusse la separazione tra Stato e Chiesa, fu abolito il maximum.
La stabilizzazione interna fu consolidata dai successi militari e da alcuni trattati di pace.
Una nuova Costituzione proclamò la difesa del diritto di proprietà e accentuò il carattere censitario del sistema elettorale; fu creato un parlamento bicamerale e un Direttorio cui era affidato il potere esecutivo.
La debolezza del nuovo regime costrinse il Direttorio ad una politica pendolare tra la destra filomonarchica e la sinistra giacobina (il cui gruppo più radicale, capeggiato da Babeuf, tentò nel ’96 un’insurrezione).
Il rafforzarsi della destra spinse la maggioranza del Direttorio ad un colpo di Stato (settembre ’97) realizzato con l’intervento dell’esercito.
La guerra, l’uccisione del re e il Terrore ridussero notevolmente, in Europa, il numero dei sostenitori della rivoluzione.
La riflessione politica fu aperta dall’inglese Burke, che contrappose la difesa della tradizione all’astrattezza dei principi dell’89.
La rivoluzione da un lato spinse i governi europei a reprimere il dissenso interno, dall’altro stimolò lo sviluppo dei nuclei di opposizione.
L’influenza della rivoluzione fu marcato in Belgio e Olanda, dove l’intervento francese portò nel primo caso all’annessione e nel secondo alla costituzione della Repubblica batava.
In Italia si formarono vari club giacobini, duramente repressi dai governo.
Il Direttorio continuò nella politica di espansione in Europa, che univa il progetto di liberazione dei popoli ad obiettivi di sfruttamento economico.
Nel 1796 Bonaparte ottenne il comando dell’armata in italia.
I suoi straordinari e rapidi successi costrinsero l’Austria alla pace.
Con il trattato di Campoformio(1797) gli austriaci venivano compensati delle loro perdite con il Veneto, l’Istria e la Dalmazia (la Repubblica di Venezia cessò di esistere).
A quel momento i francesi avevano in Italia il controllo diretto di Lombardia, Emilia e Romagna.
Lo sfruttamento dei territori italiani si legava al progetto della creazione di una serie di Repubbliche “giacobine”: nel 1896-97 la Repubblica cispadana (Emilia e Romagna), che si fuse poco dopo con la Cisalpina (Lombardia) e la Repubblica ligure; nel 1798 la Repubblica romana (Lazio, Umbria, Marche); nel 17999 la Repubblica partenopea.
Queste repubbliche ebbero costituzioni moderate e i loro organi legislativi e di governo furono soggetti al controllo francese.
L’estraneità dei ceti popolari al dominio francese determinò frequenti episodi di rivolta (la sollevazione dei contadini fu decisiva per la restaurazione borbonica nell’Italia meridionale, cui seguì una durissima repressione).
Mentre l’instabilità politica caratterizzava la situazione interna francese, Bonaparte organizzò una spedizione in Egitto (1798) per colpire da lì gli interessi commerciali inglesi.
Il suoi successi militari furono annullati dalla distruzione della flotta francese operata da Nelson, mentre l’Inghilterra organizzava una seconda coalizione contro la Francia.
Le sconfitte militari provocarono una ripresa dell’attività giacobina in opposizione al Direttorio.
La situazione di crisi politica si risolse attraverso il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre ’99), che – ideato da Sieyés – poté realizzarsi solo grazie all’intervento militare di Bonaparte).
Il colpo di Stato pose fine alla dinamica politica rivoluzionaria, pur se la stabilizzazione delle conquiste della rivoluzione si realizzò soltanto negli anni del consolato di Napoleone.
Con la rivoluzione francese cambiarono radicalmente modi e contenuti della politica: in questo senso dà inizio alla storia contemporanea divenendo il punto di riferimento obbligato di tutte le tendenze politiche dell’800.
Bibliografia
La rivoluzione francese / F. Furet, D. Richet. – Laterza, 1974
La Rivoluzione francese / A. Soboul. – Laterza, 1964
La Rivoluzione francese / G. Lefebvre. – Einaudi, 1958
L’età della rivoluzione europea, 1780-1848 / F. Furet. – Vol. 26. della Storia universale Feltrinelli, 1970
La Rivoluzione francese, 1789-1799 / M. Vovelle. – Guerini, 1993
Introduzione alla storia contemporanea, vol. 1.: L’antico regime e la rivoluzione francese, 1750-1815 / P. Remond. – Rizzoli, 1976
Le rivoluzioni, 1770-1799 / J. Godechot. – Mursia, 1975
Dizionario critico della rivoluzione francese / a cura di F. Furet e M. Ozouf. – Bompiani, 1988
Rivoluzione e controrivoluzione: la Francia dal 1789 al 1815 / D. M. G. Sutherland. – Il Mulino, 2000
Le origini culturali della Rivoluzione francese / R. Chartier. – Laterza, 1991
Libri proibiti: pornografia, satira e utopia all’origine della rivoluzione francese / R. Darnton. – Mondadori, 1997
L’Ottantanove / G. Lefebvre. – Einaudi, 1949
La grande paura del 1789 / G. Lefebvre. – Einaudi, 1953
1789: l’anno primo della libertà / A. Soboul. – Episteme, 1975
La Francia rivoluzionaria: la caduta della monarchia, 1787-92 / M. Vovelle. – Laterza, 1974
La mentalità rivoluzionaria: società e mentalità durante la rivoluzione francese / M. Vovelle. – Laterza, 1987
La Grande Nazione: l’espansione rivoluzionaria della Francia nel mondo, 1789-1899 / J. Godechot. – Laterza, 1962
Storia sociale della Francia dal 1789 ad oggi / H.-G. Haupt. – Laterza, 1991
Come uscire dal Terrore: il Termidoro e la Rivoluzione / B. Baczko. – Feltrinelli, 1989
L’autunno della Rivoluzione: lotta e cultura politica nella Francia del Termidoro / S. Luzzatti. – Einaudi, 1994
In nome del popolo sovrano: alle origini della rivoluzione francese / T. Tackett. – Carocci, 2000
Storia dell’Italia moderna, vol. 1.: Le origini del Risorgimento / G. Candeloro. – Feltrinelli, 1956
Italia giacobina / R. De Felice. – Esi, 1965
Vincenzo Cuoco / A. De Francesco. – Laterza, 1997
La rivoluzione francese: miti e interpretazioni, 1789-1970 / A. Gérard. – Mursia, 1972
La società francese e la rivoluzione / A. Cobban. – Vallecchi, 1967
Il mito della rivoluzione francese / a cura di M. Terni. – Il Saggiatore, 1981
Critica della rivoluzione francese / F. Furet. – Laterza, 1980
L’albero della rivoluzione / a cura di B. Bongiovanni e L. Guerci. – Einaudi, 1989
La rivoluzione francese: problemi storici e metodologici / A. Groppi… et al. – Angeli, 1978
Cap. 20. Napoleone e l’Europa
Sommario
Fondato sul ruolo avuto dall’esercito nella vicenda rivoluzionaria, il potere di Napoleone fu sancito dalla Costituzione dell’anno 8. Al Primo Console era attribuito il potere esecutivo e parte di quello legislativo; di fatto si instaurò un governo dittatoriale, basato su un consenso diretto del popolo ottenuto su un consenso diretto del popolo ottenuto attraverso i plebisciti.
L’istituzione dei prefetti fu il principale strumento della centralizzazione burocratica e amministrativa, mentre lo Stato allargò enormemente il campo delle proprie competenze (dedicando, tra l’altro, particolare attenzione all’istruzione).
Sconfitte le opposizioni più radicali di destra e di sinistra, il consolidamento del potere napoleonico restava legato al raggiungimento della pace, conclusa nel 1801 con l’Austria e l’anno successivo con l’Inghilterra, ultimo avversario in campo.
Rafforzato ulteriormente il proprio potere mediante il Concordato con la Chiesa di Roma (1801), Napoleone si fece nominare console a vita nel 1802; due anni dopo, il Codice civile – che accoglieva le più importanti conquiste del’89 – rappresentò il coronamento della sua opera riformatrice.
Dopo la pace con l’Austria proseguì l’espansione francese in Italia (Piemonte, Parma, trasformazione della Repubblica Cisalpina in Repubblica Italiana).
Repressa duramente la congiura realista, nel 1804 Napoleone si fece nominare imperatore dei francesi.
Le guerre dei cinque anni successivi sconvolsero profondamente la carta d’Europa.
Nel 1805 la Repubblica italiana si trasformò in Regno d’Italia e, sconfitti gli austro-russi ad Austerlitz, il dominio napoleonico in Italia si estese a Veneto, Istria e Dalmazia, Regno di Napoli; la vittoria inglese a Trafalgar segnò tuttavia la rinuncia definitiva al progetto di invadere l’Inghilterra.
Nel 1806 Napoleone creò la Confederazione del Reno e proclamò la decadenza del Sacro Romano Impero; sconfisse la Prussia, quindi per minare la potenza inglese proclamò il blocco continentale che stabiliva il divieto per i paesi europei di commerciale con l’Inghilterra.
Nel 1807 la pace di Tilsit con la Russia, inserendo lo zar nella politica internazionale francese, segnò l’apice della potenza napoleonica.
L’espansione francese si scontrò tuttavia con gravi difficoltà in Spagna, dove la sollevazione del paese portò nel 1808 alla prima sconfitta dell’esercito napoleonico.
L’anno successivo una nuova sconfitta dell’Austria determinò altri ingrandimenti territoriali del Regno d’Italia e dell’Impero francese: a quest’ultimo vennero anche annessi nel 1808-1809 Parma, Toscana e – dopo l’arresto del papa – Lazio e Umbria.
Nel 1810 Napoleone volle legittimare il proprio dominio sposando Maria Luisa d’Austria.
L’impero napoleonico si fondava su una supremazia militare basata su un esercito di “cittadini” reclutato attraverso la coscrizione obbligatoria.
L’esercito rappresentò anche la principale via di ascesa sociale, contribuendo fortemente alla formazione della nuova nobiltà napoleonica.
Negli stati conquistati o annessi, ove fu esteso il sistema amministrativo e giuridico francese, il consenso al nuovo regime fu sempre modesto.
Soprattutto in Germania e in Italia il dominio napoleonico portò al superamento della dimensione particolaristica, suscitando aspirazioni all’indipendenza.
L’economia degli stati soggetti all’egemonia napoleonica fu sottoposta alle esigenze della Francia e danneggiata dal blocco continentale; e ciò contribuì ad accrescere l’ostilità antifrancese.
In Spagna e Nella Sicilia (occupata dagli inglesi) furono approvate nel 1812 costituzioni moderate che sarebbero state assunte a modello del movimento liberale dell’età della Restaurazione.
In Prussia la sconfitta militare stimolò una rinascita intellettuale tedesca, una politica di riforme economiche e sociali ed un rinnovamento dell’esercito.
Il periodo relativamente pacifico tra il 1809 e il 1812 non portò a un consolidamento dell’Impero, impedito dall’ostilità inglese, dal conflitto con il papa, dalla ribellione spagnola e dall’opposizione delle forze nazionali.
A ciò si aggiunse lo sganciamento russo dall’alleanza con la Francia, che Napoleone tentò di fronteggiare con l’invasione della Russia (1812).
L’avanzata francese, di fronte a un nemico che faceva terra bruciata e si rifiutava di trattare, si risolse infine in una ritirata a prezzo di fortissime perdite.
Una nuova coalizione tra Inghilterra, Russia, Prussia e Austria sconfisse i francesi a Lipsia; dopo l’occupazione di Parigi, Napoleone dovette abdicare (aprile ’14) e ricevette il possesso dell’Isola d’Elba.
Al trono di Francia saliva Luigi 18. mentre il Congresso di Vienna iniziava la ridefinizione della carta d’Europa.
Nel marzo 1815 Napoleone, tornato in Francia, riassunse il potere facendo leva sul malcontento serpeggiante tra gli strati popolari e l’esercito.
Sconfitto a Waterloo, venne deportato a Sant’Elena.
Di lì a poco un’analoga impresa compiuta da Murat nell’Italia meridionale si risolse tragicamente.
Bibliografia
L’Europa e l’America all’epoca napoleonica, 1800-1815 / J. Godechot. – Mursia, 1985
Napoleone: il mito del salvatore / J. Tulard. – Rusconi, 1980
Napoleone / G. Lefebvre. – Laterza, 1960
L’età di Napoleone / J.-C. Herold. – Il Saggiatore, 1967
Napoleone / V. Criscuolo. – Il Mulino, 1997
Napoleone e la conquista dell’Europa / S. J. Woolf. – Laterza 1990
Napoleone e la società francese, 1799-1815 / L. Bergeron. – Guida, 1975
Le campagne di Napoleone / D. G. Chandler. – Rizzoli, 1973
L’anti-Napoleone / J. Tulard. – Veutro, 1970
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