Introduzione: Scoperte geografiche: un mondo più largo

Linee generali

Nei primi due capitoli il manuale dà un’ampia ricostruzione della formazione dell’Europa dell’età moderna, del suo sistema di stati, dei “caratteri originari”, per così dire, della modernità. Tra questi si ricordano, ovviamente, i processi di espansione e di colonizzazione perseguiti da alcuni stati europei.
E’ quasi scontato che a segnare l’avvio della cosiddetta età moderna della storia europea si indichi il 1492, l’anno in cui Cristoforo Colombo sbarcò nell’isola di Santo Domingo, credendo di essere arrivato sulle coste dell’Asia. Solo più tardi, nel corso dei successivi viaggi, fu chiaro a Colombo e alla monarchia spagnola che ne aveva autorizzato l’impresa e poi a tutti i geografi che in realtà Colombo era approdato in un continente sconosciuto, chiamato dal geografo tedesco Waldseemuller America, dal nome di un altro celebre esploratore italiano, il fiorentino Amerigo Vespucci. Ma la notizia, poi rivelatasi falsa, dell’arrivo di Colombo nelle Indie seguendo una rotta che puntava ad Occidente era essa stessa una grande “scoperta” geografica e, al tempo stesso, una notizia che riapriva, in modo del tutto inaspettato, la ricerca di una via per le Indie, che impegnava da circa un secolo le principali potenze europee e che aveva visto come principale protagonista il regno del Portogallo.
Il consolidarsi della presenza ottomana nella penisola anatolica e il rapido espandersi dell’Impero ottomano, tra 14. e 15. Secolo, nei Balcani e nella costa settentrionale dell’Africa aveva di fatto interrotta la tradizionale “via” che univa fin dall’Alto Medioevo le economie dell’Europa occidentale – e Venezia più delle altre – alle lontane regioni dell’Asia. Era, questa, la famosa “via della seta” percorsa da Marco Polo; ma era per questa via che si svolgevano i traffici tra Occidente e Oriente. La presenza ottomana interrompeva proprio questa via e restringeva gli orizzonti dei traffici europei al Mediterraneo, sulle cui coste meridionali arrivavano le spezie dall’Oriente, l’oro dalle miniere del Maghreb e schiavi dall’Africa nera. Commerci, questi, in deciso incremento a partire dal 14. Secolo, quando, dopo il terribile flagello della peste nera della metà del secolo, le economie europee vivevano un rapido processo di ripresa economica, che aveva nei traffici e nei mercati delle città europee il proprio “motore”. Da qui la necessità e l’urgenza di trovare una nuova “via della seta”, che consentisse di saltare la mediazione e l’interposizione ottomana e che riaprisse le relazioni dirette tra i centri dell’economia europea e dell’Asia.

Cap. 1. L’Europa occidentale agli inizi dell’età moderna

Riassunto

Questo e il capitolo successivo, dedicato all’Europa centro-orientale, introducono la storia d’Europa tra 15 e 16 secolo, un periodo assai denso di mutamenti politici, sociali, economici, e che oggi anche in Italia, sul modello della storiografia inglese, si definisce come prima età moderna. Un’età, questa, che nelle belle pagine di Spini ha come proprio perno la formazione dell’Europa occidentale, di quello che una lunga tradizione definisce “stato moderno”: un modello di organizzazione del potere e degli assetti sociali che nell’Europa centro-orientale e settentrionale presenta in quegli stessi secoli caratteri più deboli e contraddittori.
Ed insieme alla formazione delle prime grandi monarchie nazionali, scrive Spini, forse anticipando un po’ troppo il carattere nazionale degli stati che si darà solo dal 19 secolo, al centro degli inizi dell’età moderna sono il Rinascimento, che dall’Italia si irraggerà anche in altri paesi, e l’”apertura id nuovi orizzonti” – aggiungiamo economici, culturali, politici – assicurata dalle scoperte geografiche e dall’intensificarsi dei traffici: dalle Americhe all’India.
Al centro della costruzione di questa Europa occidentale sono la capacità di questa parte del mondo di costruire complessi politico-territoriali assai ampi, in Inghilterra, in Spagna, in Francia e, in misura più modesta, in molte regioni della penisola italiana, grazie alle maggiori capacità militari dei sovrani, che potavano disporre di ingenti forze mercenarie. Furono, questi, i prodromi degli stati moderni, dotati di efficienti apparati di governo della giustizia, delle finanze, di controllo delle signorie feudali e delle autonomie cittadine – e veri artefici di quella trasformazione degli equilibri politici e istituzionali che hanno segnato fortemente questi primi secoli dell’età moderna.
E al centro di questi stati grandi figure di sovrani – dai re cattolici, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, a Enrico 7 e poi Enrico 8 Tudor, sovrani d’Inghilterra, a Luigi 12 – e accanto a queste figure vigorose i nuovi sistemi di corte, con i loro ufficiali, i loro apparati di cortigiani, i loro stili di vita – i cerimoniali, le etichette – che sarebbero presto diventate regole di vita e linguaggi comuni a larga parte delle aristocrazie e della classi ricche europee. Con una eccezione assai significativa nella storia di questa parte del mondo: l’affermazione della Confederazione Svizzera, nata dalla lotta, tra 13 e 14 secolo, di alcuni cantoni e città sotto il dominio degli Asburgo. Una storia, questa della Confederazione, che sta a confermare la rilevanza della forza militare e, nel caso degli svizzeri, il ruolo svolto nella loro storia dalle straordinarie capacità dei loro soldati, spesso andati a costituire, nel 15 e 16 secolo, gli eserciti mercenari dei grandi sovrani europei.

Bibliografia

Storia del sistema degli stati europei dal 1492 al 1559 / E. Fueter. – Firenze, 1932
Autunno del Medioevo / I. Huizinga. – Firenze, s. d.
Storia della società inglese / G. M. Trevelyan. – Torino, 1951