Bibliografia

Cento anni di Europa / J. Joll. – Laterza, 1975

La grande Europa, 1878-1919 / Norman Stone. – Laterza, 1986

Tramonto di un’epoca / Barbara Tuchman. – Mondadori, 1982

Studi di storia del movimento operaio / W. J. Hobsbwawm. – Einaudi, 1972

Il lavoro delle donne: la divisione sessuale del lavoro nello sviluppo economico / E. Roserup. – Rosenberg & Sellier, 1982

Uomini, tecniche, economia / C. M. Cipolla. – Feltrinelli, 1966

L’imperialismo / J. A. Hobson. – Milano, 1974

La sociologia del partito politico nella democrazia moderna / R. Michels. – Il mulino, 1966

L’invenzione della tradizione / E. J. Hobsbawm, T. Ranger. – Einaudi, 1987

Storia del pensiero socialista / G. D. H. Cole. – Laterza, 1967

Kautsky e la rivoluzione socialista, 1880-1938 / M. Salvadori. – Feltrinelli, 1976

L’Europa del Novecento: storia e cultura / George Lichtheim. – Latera, 1973

Il criterio dell’oggettività: un’interpretazione della storia del pensiero scientifico C. C. Gillispie. – Il mulino, 1981

Storia sociale dell’arte / A. Hauser. – Einaudi, 1955

I pionieri del movimento moderno / N. Pevsner. – Rosa e Ballo, 1945

Dal naturalismo all’espressionismo: letteratura e società in Austria e Germania, 1880-1918 / R. Pascal. – Feltrinelli, 1977

Storia dell’analisi economica / J. A. Schumpeter. – Boringhieri, 1968

Nuove tendenze della storiografia contemporanea / G. Iggers. – Edizioni del prisma, 1981

Le origini della repubblica di Weimar / A. Rosenberg. – Sansoni, 1972

Storia della Germania / G. Craig. – Ed. Riuniti, 1984

L’impero degli Absburgo / C. A. Macartney. – Garzanti, 1981

Storia d’Italia dal 1861 al 1969 / D. Mack Smith. – Laterza, 1972

L’Italia dal liberalismo al fascismo, 1971-1925 / C. Seton.Watson. – Laterza, 1980

Storia della Spagna, 1808-1939 / R. Carr. – La Nuova Italia, 1979

Storia della Spagna, 1874-1936 / G. Brenan. – Einaudi

Storia dell’Asia orientale / John K. Fairbank … et al. – Einaudi, 1974

Storia degli Stati Uniti / S. E. Morrison … et al. – La Nuova Italia, 1974

Le origini sociali della dittatura e della democrazia / B. Moore. – Einaudi, 1971

La rivoluzione russa del 1917 / M. Ferro. – Mursia, 1970

Le origini della prima guerra mondiale / J. Joll. – Laterza, 1985

La grande guerra / M. Ferro. – Mursia, 1972

Citazioni

La memoria è vita. Ne sono portatori, sempre, gruppi di persone viventi e quindi essa è in perpetua evoluzione: soggetta alla dialettica del ricordare e del dimenticare, ignara delle sue successive deformazioni, aperta a usi e manipolazioni di ogni sorta. Rimane a volte latente per lunghi periodi, poi ad un tratto rivive. La storia è ricostruzione, sempre incompleta e problematica, di quello che non è più. La memoria appartiene sempre al nostro tempo e forma un legame vissuto con l’eterno rpesente: la storia è rappresentazione del passato.
Pierre Nora 1984
P. 3

La semplice esposizione del corso degli eventi, sia pure su scala mondiale, di rado giova a comprendere meglio le forze in gioco nel mondo d’oggi: se non abbiamo, al tempo stesso, cognizione dei cambiamenti strutturali di fondo. Ciò che anzitutto ci occorre è una prospettiva nuova e nuovi termini di riferimento. Sono questi che il presente lavoro tenterà di fornire.
Geoffrey Barraclough, 1964
P. 3

Come riassumere i tratti dell’economia mondiale dell’età imperiale?
1. Anzitutto essa aveva una base geografica molto più ampia di prima
2. Ne consegue che l’economia mondiale era adesso considerevolmente più pluralista di prima
3. Questo crescente pluralismo dell’economia mondiale fu in certa misura mascherato dalla sua persistente, e anzi accresciuta, dipendenza dai servizi finanziari, commerciali e marittimi britannici
4. Di fatto la centralità britannica fu per il momento rafforzata proprio dallo sviluppo del pluralismo mondiale
5. La terza caratteristica dell’economia mondiale è a prima vista la più ovvia: la rivoluzione tecnologica
6. La quarta caratteristica era la duplice trasformazione della struttura e del modus operandi dell’impresa capitalistica
7. La quinta caratteristica era la straordinaria trasformazione del mercato dei beni di consumo: trasformazione qualitativa e quantitativa
8. Con questa quinta caratteristica dell’economia si accordava naturalmente la seste: la notevolissima crescita, assoluta e relativa. Del settore terziario dell’economia, pubblica e privata: il lavoro negli uffici, nei negozi e in altri servizi
9. L’ultima caratteristica economica del periodo è la crescente convergenza fra politica ed economia, cioè il ruolo crescente del governo e del settore pubblico.
10. Nondimeno, se il ruolo strategico del settore pubblico era a volte cruciale, il suo peso effettivo nell’economia rimaneva modesto… Le economie moderne largamente controllate, organizzate e dominate dallo Stato furono il prodotto della prima guerra mondiale.
11. In questi vari modi l’economia del mondo sviluppato crebbe e si trasformò
Pp.59-64

Solo una totale cecità politica e un ingenuo ottimismo possono impedirci di capire che gli inevitabili sforzi di espansione commerciale compiuti da tutti i paesi civili dominati dalla borghesia, dopo un periodo transitorio di concorrenza apparentemente pacifica, si vanno chiaramente avvicinando al punto in cui soltanto la forza deciderà la parte di ciascuna nazione nel controllo economico della terra e quindi la sfera d’attività del suo popolo e in particolare il potenziale di guadagno dei suoi lavoratori
Max Weber, 1894
P. 66

Nell’Europa centrale la “piccola gente” era di un nazionalismo e specialmente di un antisemitismo sena remore.  Infatti gli ebrei si potevano identificare non solo con il capitalismo, e in particolare con quella parte del capitalismo che toglieva spazio all’artigianato e al piccolo commercio – banchieri, grossisti, creatori di nuove catene di distribuzione e di grandi magazzini – ma anche spesso con i socialisti atei e più in generale con gli intellettuali che minavano i vecchi e pericolanti valori della morale e della famiglia patriarcale.
P. 105

I movimenti operai e socialisti, come abbiamo visto, erano internazionalisti e sognavano anche un futuro in cui tutti avrebbero parlato un’unica lingua mondiale, sogno che sopravvive in piccoli gruppi di esperantisti
Pp. 179-179

Pertanto il nazionalismo linguistico aveva un’insita tendenza alla secessione. E viceversa la rivendicazione di un territorio statale indipendente appariva sempre più inseparabile dalla lingua: di modo che vediamo il nazionalismo irlandese impegnarsi ufficialmente (negli anni 1890) a favore del gaelico anche se – e forse proprio perché la maggioranza degli irlandesi si adattavano benissimo a parlare solo l’inglese; e i sionismo inventare l’ebraico come lingua quotidiana perché nessun’altra lingua degli ebrei li impegnava alla costruzione di uno stato territoriale.
P. 183

Le masse tedesche, francesi e inglesi che marciarono in guerra nel 1914 lo fecero non come guerrieri e avventurieri ma come cittadini e civili. E tuttavia proprio questo fatto dimostra a un tempo la necessità del patriottismo per i governi operanti in società democratiche e la forza del patriottismo stesso. Perché solo se pensavano che la causa dello Stato era la loro causa le masse potevano essere mobilitate efficacemente e questo, nel 1914, pensavano inglesi, francesi e tedeschi. Finché tre anni di massacri senza precedenti e l’esempio della rivoluzione russa fecero loro capire di essersi sbagliati.
P. 190

Mentre i propagandisti hanno prediletto i confronti con gli anni antecedenti la seconda guerra mondiale (l’età di Monaco), gli storici, sempre più, hanno trovato inquietanti somiglianze tra i nostri anni ottanta e il primo decennio del secolo. Le origini della prima guerra mondiale tornano a essere quindi un problema di scottante interesse immediato. In queste circostanze lo storico che cerchi di spiegare, come è compito di uno storico del nostro periodo, perché avvenne la prima guerra mondiale, si trova immerso in acque profonde e agitate.
P. 354

In nessun modo, prima o dopo, uomini e donne hanno avuto aspettative tanto alte, tanto utopistiche, per la vita su questa terra: pace universale, cultura universale grazie a un’unica lingua universale, una scienza che non si sarebbe limitata a sondare ma avrebbe risolto i problemi fondamentali dell’universo, emancipazione delle donne da tutta la storia passata, emancipazione di tutta l’umanità mediante l’emancipazione del lavoratori, liberazione sessuale, una società di abbondanza, un mondo in cui ognuno avrebbe dato secondo le sue capacità e ricevuto secondo i suoi bisogni
P. 385

Ma se non possiamo più credere che la storia garantisca un buon esito, neanche però essa ci garantisce un esito funesto. La storia ci offre una scelta senza permetterci di calcolare con chiarezza la probabilità di successo di ciò che sceglieremo. Gli indizi che il mondo del 21. Secolo sarà migliore non sono trascurabili. Se il mondo riesce a non distruggersi, le probabilità favorevoli sono molto forti. Ma non equivarranno mai alla certezza. La sola cosa certa riguardo al futuro è che esso sorprenderà anche coloro che meglio avranno saputo decifrarne i segni.
P. 387