Dello stesso autore, che precedono il volume

Le rivoluzioni borghesi, 1789-1848 ST. 919

Il trionfo della borghesia, 1848-1875 ST. 920

L’età degli imperi, 1875-1914 ST. 2363

 

Bibliografia

Storia del mondo moderno / F. Salvatorelli. – Ed. riuniti, 1985.  – 3 v.

Storia delle società islamiche / V. Negro. – Einaudi, 1993

Cento anni d’Europa, 1870-1970/ James Joll. – Laterza, 1980

Ascesa e declino delle grandi potenze / Paul Kennedy. – Garzanti, 1989

Prometeo liberato / David Landes. – Einaudi, 1978

La prima guerra mondiale, 1914-1918 / Gerd Hardach. – Etas, 1982

Da Versailles a Wall Street / Derek Aldcroft. – Etas, 1983

La grande depressione del mondo, 1929-1939 / Charles Kindleberger. – Etas, 1982

Guerra, economia e società, 1939-1945 / Alan Wilward. – Etas, 1983

Economia mondiale tra crisi e benessere, 1945-1980 / Herman van der Wee. – Hoepli, 1989

La grande guerra, 1914-1918 / Marc Ferro. – Mursia, 1972

Storia della seconda guerra mondiale / Peter Calvocoressi. – Rizzoli, 1980

Guerre contadine del 20. Secolo / Eroc Wolf. – Istituto Librario Internazionale, 1971

I rivoluzionari / E. J. Hobsbawm. – Einaudi, 1975

Storia della rivoluzione russa / Lev Trockij. – SugarCo, 1987

Storia della rivoluzione russa, 1917-1921 / W. H. Chamberlin. – Einaudi, 1976

La rivoluzione del 1917: la caduta dello zarismo e le origini della rivoluzione d’ottobre / Marc Ferro. – Sansoni, 1974

Storia della Russia sovietica / E. H. Carr. – Einaudi, 1972-1984

Storia economica dell’Unione sovietica / E. H. Carr. – UTET, 1970

L’economia di un socialismo possibile / Alec Nove. – Ed. riuniti, 1986

Storia della Cina contemporanea / John K. Fairbank. – Rizzoli, 1988

La rifondazione dell’Europa borghese / Charles S. meier. – De Donato, 1975

Come scoppiò la guerra / Donald Cameron. – Leonardo-De Luca, 1989

Lo sviluppo del welfare state in Europa e in America / P. Flora, A. J. Heidenheimer.- Il Mulino, 1983

La decolonizzazione: il dibattito e l’avvenire delle colonie tra il 1919 e il 1960 / Rudolf von Albertini. – SEI, 1971

L’Europa e i popoli senza storia / Eric Wolf. – Il mulino, 1990

L’Europa del Novecento: storia e cultura / George Lichteim. – Laterza, 1973

Gli anni di Weimar / John Willet. – Garzanti, 1984

Mi pare un secolo: ritratti e parole di centosei protagonisti del Novecento / Agosti/ Borgese. – Einaudi, 1992

La storia segreta del KGB / Andrew/Gordvievsky. – Rizzoli, 1991

La mafia imprenditrice / Pino Arlacchi. – Il mulino, 1983

Gli insegnamenti economici del decennio, 1930-1940 / H. W. Arndt. – Einaudi, 1949

L’armata a cavallo / Isaac Babel. – Einaudi, 1977

Los Angeles: l’architettura di quattro ecologie / R. Banham. – Costa e Nolan, 1983

La fine dell’ideologia: il declino delle idee politiche dagli anni Cinquanta a oggi / D. Bell. – SugarCo, 1991

Le contraddizioni culturali del capitalismo / D. Bell. – Einaudi, 1978

L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica / W. Benjamin. – Einaudi, 1980

Strada a senso unico / W. Benjamin. – Einaudi, 1983

Guerra fredda: Kennedy e Kruscev / M. R. Beschloss. – Mondadori, 1991

Storia dell’Italia partigiana: settembre 1943-maggio 1945 / G. Bocca. – Laterza, 1966

La distinzione: critica sociale del gusto / P. Bourdieu. – Il Mulino, 1983

Storia economica dell’imperialismo / M. B. Brown. – Mazzotta, 1977

Il mondo fuori controllo: gli sconvolgimenti planetari all’alba del 21. Secolo / Z. Brzezinski. – Longanesi, 1993

La ndrangheta dall’unità ad oggi / E. Ciconte. – Laterza, 1992

Il caso Sorge / F. W. Deakin, G. R. Storry. – Einaudi, 1966

Rivoluzione nella rivoluzione? / R. Debray. – Feltrinelli, 1967

America latina: alcuni problemi di strategia rivoluzionaria? / R. Debray. – Feltrinelli, 1967

Darwin / A. Desmond, J. Moore. – Bollati Boringhieri, 1992

Vecchi quadri e nuovi politici: chi comanda davvero nell’URSS? / R. Di Leo. – Il Mulino, 1992

La nuova classe: un’analisi del sistema comunista / M. Djilas. – Il Mulino, 1957

Il nuovo stato industriale / J. K. Galbraith. – Einaudi, 1968

Le rovine dell’impero: Europa centrale, 1980-1990 / T. G. Ash. – Mondadori, 1992

L’età della meccanizzazione / S. Giedion. – Feltrinelli, 1967

I giovani e la storia: tradizione e trasformazioni nei comportamenti giovanili….. / J. R. Gillis

Caos / J. Gleick. – Rizzoli, 1989

La vita meravigliosa: i fossili di Burgess e la natura della storia / S. J. Gould. – Feltrinelli, 1990

Il sangue e la terra: comunità di villaggio e familiari nell’europa dell’800 / M. Guidetti, P . M. Stahl. – Jaca Book, 1977

Nazioni e nazionalismo dal 1780: programma, mito e realtà / E. J. Hobsbawm. – Einaudi, 1991

Prigionieri della speranza: alla ricerca dell’identità ebraica nella letteratura italiana contemporanea / H. S. Hughes. – Il Mulino, 1983

Abbassa la radio per favore: storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista / G. Isola. – La nuova italia, 1990

L’imperatore: caduta di un autocrate / R. Kapuczinski. – Serra e Riva, 1991

La prima guerra del football e altre guerre di poveri / R. Kapuczinski. - Serra e Riva, 1990

La grande depressione del mondo, 1929-1939 / C. P. Kindleberger. – Etas, 1982

La galassia Gutenberg: la nascita dell’uomo tipografico / M. Macluhan. – Armando, 1991

Il medium è il messaggio / M. Macluhan. – Feltrinelli, 1968

Caccia al potere: tecnologia, armi, realtà sociale dell’anno mille / W. H. McNeill. – Feltrinelli, 1984

Lo sviluppo economico in Giappone e nell’URSS / A. Maddison. – Giannini, 1972

Effetto Gorbaciov: la politica internazionale degli anni ottanta / G. Montagni. – Dedalo, 1989

Nazionalismo e bolscevismo: la guerra civile europea, 1917-1945 / E. Nolte. – Sansoni, 1989

Una guerra civile: saggio storico sulla moralità della resistenza / C. Pavone. – Bollati Boringhieri, 1991

La grande trasformazione: le origini ecinimiche e politiche della nostra epoca / K. Polaniy. – Einaudi, 1974

Storia della popolazione mondiale / M. Reinhard …et al. – Laterza, 1971

Mao Tse-Tung e la Cina moderna / S. Schramm. – Il Saggiatore, 1968

Scianza e umanesimo: che cos’è la vita / E. Schrodinger. – Sansoni, 1970

Storia della guerra civile spagnola / H. Thomas. – Einaudi, 1963

Donne, lavoro e famiglia nell’evoluzione della società capitalistica / L. Tilly, J. W. Scott. – De Donato, 1981

L’economia mondiale tra crisi e benessere, 1945-1980 / H. van der wee. – Hoepli, 1989

Storia economica d’Europa / diretta da C. M. Cipolla. – UTET, 1979-1980

Coem scoppiò la guerra / D. C. Watt. – Leonardo-De Luca, 1989

Gli anni di Weimar / J. Willett. – Garzanti, 1984

Citazioni

Ciò che emerse dal crollo dell’impero zarista fu un vuoto rivoluzionario: da un lato un “governo provvisorio” impotente e dall’altro una miriade di “consigli” (soviet) che sorgevano spontaneamente dovunque come funghi dopo la pioggia e che erano composti da gente comune, priva di esperienza politica.

[Sembra la descrizione del M5S]
P. 78

“La mancanza di gravi agitazioni sociali durante gli anni ’80 si dovette, in larga misura, a un altro provvedimento preventivo che era stato introdotto durante e dopo la grande crisi e che era stato preso in conseguenza di esso: la creazione di un moderno stato assistenziale”
P. 119

Tuttavia questo strano fenomeno dovrebbe farci venire alla mente un grande aspetto della storia che esso esemplifica: la incredibile brevità della memoria sia dei teorici sia degli operatori dell’economia. Esso offre anche una chiara dimostrazione di come la società abbia bisogno degli storici, i quali assolvono il compito professionale di ricordare ai loro concittadini ciò che questi desiderano dimenticare.
Pp. 127-128

Va detto che questo fu dovuto in qualche misura alla politica suicida del Comintern, che non soltanto sottovalutò grandemente il pericolo del nazionalsocialismo in Germania, ma proseguì una politica di isolamento settario che oggi ci appare incredibile, decidendo che il nemico principale erano i movimenti e i partiti di massa socialdemocratici e laburisti (definiti social-fascisti)

  1. 129

Winston Churchill, che era un tory fortemente di destra a quell’epoca, sebbene fosse un personaggio anomalo, espresse una certa simpatia per l’Italia mussoliniana e non si persuase a sostenere la repubblica spagnola contro le forze del generale Franco, ma la minaccia tedesca alla Gran Bretagna lo trasformò in un campione dell’unione internazionale antifascista
P. 140

Si è spesso rilevata la ambiguità dell’atteggiamento della Chiesa verso il razzismo hitleriano: meno spesso si è posto in luce l’aiuto considerevole offerto dopo la guerra da uomini di Chiesa, che ricoprivano talvolta incarichi di rilievo, ai nazisti o ai fascisti in fuga, compresi alcuni tra coloro che furono accusati di orribili crimini di guerra.
P. 141

Inoltre, una volta che i governi fascisti si furono legittimamente installati con il consenso popolare, come accadde in Italia e in Germania, molti operai un tempo socialisti e comunisti – in numero assai maggiore di quanto piaccia credere alla tradizione di sinistra – si allinearono ai nuovi regimi
P. 150

Quanto alla tesi che il fascismo come espressione del “capitalismo monopolistico”, la questione è che il grande capitale può venire a patti con qualunque regime che non intenda effettivamente espropriarlo, e dunque ogni regime deve venire a patti con esso. Il fascismo non fu “l’espressione del capitalismo monopolistico” più di quanto non lo fossero il New Deal americano, il governo laburista inglese o la Repubblcia di Weimar.
Pp. 157-158

Certamente alcune caratteristiche del fascismo europeo trovarono un’eco negli altri continenti. Non possiamo sorprenderci se il gran muftì di Gerusalemme e gli arabi, che si opponevano alla colonizzazione ebrea della Palestina (a agli inglesi che proteggevano gli ebrei), trovarono di loro gradimento l’antisemitismo di Hitler, sebbene non avesse alcun rapporto con le tradizioni islamiche di coesistenza pacifica con altri popoli e altre religioni
P. 160

La politica dei paesi occidentali – mi riferisco all’Europa inclusa l’URSS e alle America – può essere meglio compresa se la si interpreta non come una lotta tra stati ma come espressione di una guerra civile ideologica internazionale. In questa guerra civile la divisione fondamentale non era quella tra il capitalismo in quanto tale e la rivoluzione sociale comunista, ma era quella che separava due diverse famiglie ideologiche: da un lato i discendenti dell’illuminismo settecentesco e delle grandi rivoluzioni, compresa ovviamente la rivoluzione russa; dall’altro i suoi oppositori. In breve il confine non opponeva capitalismo e comunismo bensì ciò che in termini ottocenteschi si sarebbe definito “progresso” e “reazione”, anche se questi termini non erano perfettamente appropriati.
P. 175

La reductio ad absurdum di questa logica anticolonialista si ebbe nel tentativo di una frangia di estremisti ebrei in Palestina di negoziare un aiuto da parte dei tedeschi (per il tramite di Damasco, allora sotto il governo francese di Vichy) allo scopo di liberare la Palestina dagli inglesi, obiettivo che essi consideravano prioritario per il movimento sionista
P. 207

Così i Fratelli Musulmani (1928) di Hassan al-Banna, un movimento fondamentalista fortemente ostile al liberalismo e al comunismo, divenne negli anni ’40 il principale portabandiera del risentimento delle masse egiziane e le sue potenziali affinità con le ideologie nazifasciste erano più che tattiche, soprattutto vista la sua ostilità al sionismo.
P. 208

L’abbandono del linguaggio potenzialmente universale del film muto, con i suoi codici di comunicazione interculturale ormai assodati, fu probabilmente una delle cause principali della diffusione internazionale dell’inglese e contribuì a fare di questa lingua il gergo mondiale della fine del ventesimo secolo
P. 234

Il mondo postcoloniale è perciò quasi interamente diviso dalle frontiere dell’imperialismo
P. 248

Per questo motivo il mondo ha un enorme debito di gratitudine verso Michail Gorbacev, che non solo prese l’iniziativa, ma ebbe successo da soo nel convincere il governo americano e gli altri governi occidentali che egli parlava con intenzioni sincere. Comunque non dobbiamo neanche sottovalutare il contributo del presidente Reagan, il cui semplice idealismo seppe aprirsi un varco tra la schiera mai così fitta di ideologi, fanatici, carrieristi, avventurieri e guerrieri di professione che lo circondava e lo indusse ad agire seguendo le sue personali convinzioni. Ai fini pratici la Guerra fredda finì con i due vertici di Reykjavik (1986) e di Washington (1987)
P. 295

La maggior parte degli essere umani si comporta come lo storico: riconosce la natura della propria esperienza solo alla fine, retrospettivamente.
P. 303

La sola indipendenza acquisita attraverso una secessione è quella di separarsi dallo stato nazionale con cui tali territori erano prima associati. Economicamente una tale separazione li renderebbe quasi certamente più dipendenti dalle entità transnazionali che fanno sentire sempre di più la loro presenza determinante in simili contesti. Il mondo più comodo per i giganti multinazionali è un mondo popolato di staterelli nani o un mondo del tutto privo di stati
P. 331

Sfortunatamente nei travagliati anni ’70 e ’80 fu sempre più difficile distinguere gli emigranti in cerca di lavoro dalla fiumana di uomini, donne e bambini che venivano sradicati dai propri territori perché costretti alla fuga dinanzi alla carestia, alla persecuzione etnica e politica, alla guerra e alla guerra civile
P: 427

Per combinazione i regimi più impegnati in politiche economiche di laissez-faire erano talvolta anche profondamente e visceralmente nazionalisti e diffidenti verso le altre nazioni: segnatamente questa era l’abitudine degli USA di Reagan e della Gran Bretagna della Tatcher. Lo storico non può non rilevare che le due attitudini sono contraddittorie. In ogni casa il trionfalismo neo-liberista  non sopravvisse alle contrazioni dell’economia mondiale all’inizio degli anni ’90 e forse fu anche messo a tacere dalla inattesa scoperta che l’economia mondiale più dinamica e in rapida crescita dopo la caduta del comunismo sovietico era quella della Cina comunista. Per questo in occidente gli autori di manuali di management (un genere letterario assai fiorente) e i conferenzieri delle scuole d’impresa si misero a scandagliare le dottrine di Confucio per scoprirvi i segreti del successo imprenditoriale cinese,
P: 482

Quando l’economia transnazionale stabilì la sua presa sul mondo, essa pregiudicò il funzionamento di una importante istituzione, estesasi dopo il 1945 a livello universale: lo stato nazionale territoriale, dal momento che tale stato non poteva più controllare se non una parte sempre più piccola degli affari economici
P. 495

Il secondo elemento che contribuì al sorgere del nuovo nazionalismo può essere definito l’egoismo collettivo della ricchezza ed era il riflesso delle crescenti disparità economiche dentro i continenti, i paesi e le regioni.
P. 498

Il terzo elemento fu una reazione alla “rivoluzione culturale” della seconda metà del secolo, cioè a quella straordinaria dissoluzione del tessuto, delle norme e dei valori tradizionali, che ha lasciato orfani così tanti abitanti del pianeta, privandoli di n sicuro riferimento.
P: 499

La politica dell’identità e il nazionalismo di fine secolo non sono perciò programmi e ancor meno sono programmi efficaci, per affrontare i problemi della fine del ventesimo secolo, ma sono piuttosto reazioni emotive a questi problemi. E tuttavia mentre il secolo volge al termine, diventa sempre più evidente l’assenza di istituzioni e meccanismi effettivamente capaci di affrontare questi problemi. Lo stato nazionale non è certo più in grado di farlo. Chi o che cosa potrà esserlo?
P. 502

Se come sostenevano i teorici del “sistema mondiale” le radici dei problemi mondiali non stavano tanto nel sorgere del moderno capitalismo industriale, quanto nella conquista del terzo mondo dei colonialisti europei del 16. Secolo, allora il rovesciamento di questo processo storico nel ventesimo secolo sembrava  offrire ai rivoluzionari frustrati del primo mondo una via d’uscita dalla loro impotenza. Non c’è da stupirsi che gli argomenti più forti per questa teoria vennero prodotti dai marxisti americani, i quali difficilmente potevano sperare in una vittoria del socialismo grazie a forze interne agli USA.
P. 517

Alla fine del secolo breve il mondo si trova in uno stato di crollo sociale piuttosto che di crisi rivoluzionaria, bencé naturalmente non manchino paesi nei quali,come in Iran negli anni ’70, sono presenti le condizioni per il rovesciamento di regimi odiati che hanno perso legittimità, da parte  di insurrezioni popolari guidate da forze capaci di sostituire i vecchi regimi.
P. 535

Alla fine del secolo è diventato chiaro che i media sono una componente della vita politica più importante dei partiti e dei sistemi elettorali ed è probabile che rimangano tali a meno che la politica si evolva bruscamente in senso antidemocratico. Comunque mentre i mass media sono contrappeso molto potenti all’occultamento della verità da parte dei governi, esso non sono in alcun senso un mezzo di democrazia
P. 671

Quando la procedura decisionale non è già presa al di fuori del contesto politico sempre più essa dovrà scavalcare il processo elettorale o meglio eludere i condizionamenti costanti che da esso derivano sull’attività di governo. Le autorità che devono essere rielette tenderanno sempre più a celarsi e a mimetizzarsi per confondere l’elettorato.
P. 673