Storia medievale Montanari

Cap. 1. La metamorfosi del mondo romano e la fine dell’Impero di Occidente, secoli 3-5

Riassunto

Una trasformazione profonda si realizzò durante i due secoli e mezzo che precedettero la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476), l’organismo politico che aveva costruito ed esercitato la propria egemonia in larga parte del mediterraneo e dell’Europa. Tale periodo di mutamento, che è stato definito “rivoluzione tardo romana” (Brown), è distinguibile in 4 fasi. Nella prima metà del 3 secolo l’impero visse ancora un’età di pace d relativo splendore. Nella seconda metà del 3 secolo le strutture militari che servivano a contenere la pressione alle frontiere cedettero e i romani furono ripetutamente sconfitti dalle popolazioni stanziate ai confini settentrionali e orientali. Nel 4 secolo l’emergenza militare determinò una serie di trasformazioni amministrative e politiche. Fu questo il momento in cui avvennero le più importanti modifiche: la cristianizzazione dell’impero, l’insediamento di popoli “barbari” entro i suoi confini, l’ampliarsi del divario fra ricchi e poveri e di quello fra Oriente e Occidente. Solo nel 5 secolo in occazione di nuovi movimenti di popoli, queste trasformazioni fecero emergere in Occidente una società nuova, una società senza impero.

Bibliografia

Il mondo tardo antico: da Marco Aurelio a Maometto / P. Brown. – Einaudi, 1974
Il tardo impero romano / A. Cameron. – Il Mulino, 1999
La fine dell’impero e le trasmigrazioni dei popoli / L. Cracco Ruggini. – In: La Storia: i grandi problemi dal Medioevo all’età contemporanea / a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, vol. 2. – UTET, 1986
Il mondo tardo antico / A. Schiavone. – In: Storia medievale. – Donzelli, 1998
La caduta della Repubblica romana / P. A. Brunt. – Laterza, 1990
L’economia romana / A. H. M. Jones. – Einaudi, 1984
Il tardo impero romano, 284-602 d. C. / A. H. M. Jones. –  Il Saggiatore, 1973-1981. – 3 voll.
La fine del mondo antico / S. Mazzarino. – Rizzoli, 1988
Le invasioni barbariche / C. Azzara. – Il Mulino, 1999
Lo sfondo sociale della lotta tra paganesimo e cristianesimo / A. H. M. Jones. –  In: Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo 4 / a cura di A. Momigliano. – Einaudi, 1968
Società romana e impero tardoantico / a cura di A. Giardina. – Laterza, 1986
Industria artistica tardoromana / A. Riegl. – Einaudi, 1958
Economia naturale e economia monetaria / A. Dopsch. – Sansoni, 1967
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 1969

Cap. 2. Il cristianesimo: le chiese episcopali e il monachesimo delle origini, secoli 4-6

Riassunto

Il cristianesimo fu inizialmente una delle numerose religioni salvifiche diffuse fra le classi aristocratiche dell’impero romano. Il suo straordinario successo pressi i ceti eminenti urbani, e l’organizzazione gerarchica che presto la nuova religione si diede, fecero si che essa acquisisse dal 4 secolo in poi un ruolo centrale nella conservazione delle strutture amministrative, sociali e culturali della compagine imperiale nel momento della sua dissoluzione.

Bibliografia

La formazione dell’Europa cristiana: universalismo e diversità / P. Brown. – Laterza, 1995
Il cristianesimo latino altomedievale / G. Tabacco. – In: Storia del cristianesimo: il Medioevo / a cura di G. Filoramo…et al. – Laterza, 1997
L’evangelizzazione dell’Europa e lo sviluppo della potenza ecclesiastica / G. Tabacco i. – In: La Storia: i grandi problemi dal Medioevo all’età contemporanea / a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, vol. 2. – UTET, 1986
Terra e società nell’Italia padana: i secoli 9 e 10 / V. Fumagalli. – Einaudi, 1976
Ortodossia ed eterodossia / M. Gallina. – In: Storia del cristianesimo: il Medioevo / a cura di G. Filoramo…et al. – Laterza, 1997
Il millennio bizantino / H. G. Bec. – Salerno, 1981

Cap. 3. Le invasioni e i regni romano-barbarici

Riassunto

Tra 4 e 6 secolo popoli che a lungo erano vissuti ai confini dell’impero romano – con il quale spesso avevano stabilito forme di convivenza o di alleanza – migrarono al suo interno in seguito all’irruzione di nuove popolazioni provenienti dalle steppe euroasiatiche e per altri fattori di natura economica, politica e militare. Le loro migrazioni portarono alla caduta dell’Impero romano d’Occidente e alla formazione di nuovi regni, determinando una profonda frattura nella storia del continente europeo.

Bibliografia

Le origini etniche dell’Europa: barbari e romani tra antichità e medioevo / W. Pohl. – Viella, 2000
Stato e nazione nell’alto medioevo: ricerche sulle origini nazionali di Francia, Italia e Germania / E. Sestan. – ESI, 1952
Prima delle nazioni: popoli, etnie e regni fra antichità e medioevo / S. Gasparri. – NIS, 1997
Le invasioni barbariche / C. Azzara. – Il Mulino, 1999
Storia dei Goti / H. Wolfram. – Salerno, 1985

Cap. 4. L’impero romano d’Oriente, secoli 6-9

Riassunto

Nella sua parte orientale l’Impero romano continuò ad esistere: i secoli 5 e 6 non rappresentarono qui un momenti di cesura come in Occidente. Anzi, nel corso del 6 secolo, lo stesso Occidente fu profondamente segnato dal programma di azione politica dell’imperatore Giustiniano, che si propose di ricondurre a unità l’Impero riconquistando i territori che erano già stati inclusi nella sua parte occidentale. Tale intento, seppure solo parzialmente realizzato, comportò una generale rielaborazione delle categorie culturali e amministrative romane, da cui derivò una sorta di summa dei valori che il mondo antico poteva lasciare in eredità alla nuova società multietnica creatasi nei territori imperiali a iniziare dal 4 secolo.

Bibliografia

L’eredità di Roma da Odoacre a Costantino / O. Capitani. – In: Storia dell’Italia medievale. – Laterza, 1992
Potere e società a Bisanzio: dalla fondazione di Costantinopoli al 1204 / M. Gallina. – Einaudi, 1995
Storia dell’Impero bizantino / G. Ostrogorsy. – Einaudi, 1963
Il millennio bizantino / H. G. Beck. – Salerno, 1981
L’Italia bizantina dall’invasione longobarda alla caduta di Ravenna / A. Guillou. – In: Storia d’Italia, vol. 1. – UTET, 1980
I bizantini in Italia / V. von Falkenhausen. – Scheiwiller, 1982

Cap. 5. I Longobardi e le due Italie, secoli 6-8

Riassunto

I Longobardi sono uno dei popoli germanici che maggiormente hanno attirato l’attenzione di storici e archeologi a causa della particolarità della loro struttura sociale e per le modalità con cui fondarono un nuovo regno in Italia. Valicate le Alpi nel 568, nel giro di pochi anni essi conquistarono a danno dei Bizantini gran parte delle regioni settentrionali della penisola, coste escluse, e alcuni importanti territori del centro-sud, dando vita a un regno destinato a durare circa due secoli. Con il loro avvento si ruppe l’unità politica e culturale che sin dall’antichità aveva segnato l’Italia.

Bibliografia

Storia dei longobardi / J. Jarnut. – Einaudi, 1995
I Longobardi: storia e archeologia di un popolo / N. Christie. – ECIG, 1997
Nobili e re: l’Italia politica nell’alto medioevo / P. Camamrosano. –Laterza, 1998
L’età longobarda / G. P. Bognetti. – Giuffré, 1966-1968. – 4 voll.
Alle origini dei poteri temporali dei papi: riferimenti dottrinari, contesi ideologici e pratiche politiche / G. Arnaldi. – In: Storia d’Italia. Annali 9, La Chiesa e il potere politico. – Einaudi, 1986

Cap. 6. L’Impero arabo-islamico, secoli 7-10

Riassunto

In poco più di cento anni, dai primi decenni del 7 secolo alla metà del successivo, nella penisola arabica si costituì un nuovo impero che estinse quello persiano dominato dalla dinastia sasanide, mutilò gravemente quello bizantino e finì per estendersi dalla Spagna all’India. Questa impresa, che è stata definita “la più grande rivoluzione politica del mondo antico” (Brown), ebbe inizio con l’affermazione di un nuovo monoteismo, predicato dal profeta Maometto, che riuscì per la prima volta a coinvolgere nello stesso progetto religioso e politico le diverse tribù che abitavano l’Arabia. Alla morte di Maometto (632) i suoi seguaci avevano già convertito tutta la penisola. Nel periodo in cui dominarono i 4 luogotenenti del profeta (in arabo califfi) si cercò di mantenere una netta separazione tra conquistatori e conquistati e l’impero ebbe la sua affermazione più spettacolare giungendo a comprendere l’intera regione mediorientale e parte del Nord-africa. Nella fase successiva (661-750), caratterizzata dai califfi della dinastia omayyade, che stabilirono la capitale nella città di Damasco, la separazione cominciò a cedere il passo a diverse forme di integrazione. Le conquiste si estesero a est fino all’Indo mentre a ovest si completò la conquista del Maghreb e si arrivò, attraverso la Spagna, alla Francia meridionale. Nei due secoli seguenti, con l’avvento della dinastia abbaside (750-945), che fondò la città di Baghdad stabilendovi la nuova capitale, le conquiste finirono e si provvide a consolidare l’amministrazione. Nella cornice del nuovo impero si formarono una serie di regni dominati da dinastie locali, destinati a sopravvivere all’impero stesso e a consegnare ai posteri l’eredità del mondo arabizzato.

Bibliografia

La formazione dell’Europa cristiana: universalismo e diversità / P. Brown. – Laterza, 1995
L’Islam e l’Europa / P. Guichard. – In: Storia dell’Europa, vol. 3: Il medioevo. – Einaudi, 1994
Storia delle società islamiche / J. M. Lapidus. – Einaudi, 1993
Maometto / M. Rodinson. – Einaudi, 1973
Maometto: la sua vita, la sua fede / T. Andrae. – Laterza, 1981
Orientalismo / E. Said. – Bollati Boringhieri, 1991

Cap. 7. I Franchi e l’Europa carolingia, secoli 6-9

Riassunto

Il giorno di Natale dell’anno 800 Carlo Magno, re dei Franchi, fu incoronato imperatore da papa Leone 3. Questa incoronazione ratificava l’esistenza di un nuovo, ampio impero, che si estendeva dalla Catalogna all’Italia centrale e che riuniva gran parte della cristianità occidentale. A lungo gli storici hanno voluto vedere in questo regno, tradizionalmente definito come impero carolingio, l’epoc ain cui si sono poste le basi costitutive di alcune nazioni odierne oppure un primo esempio di Europa unita, proiettando in tal modo nel passato categorie politiche e culturali odierne. Oggi questo periodo viene analizzato soprattutto come un’età di sperimentazione, durante la quale una società multietnica cercò di fondere la tradizione germanica con quella romana, dando vita a forme di organizzazione politica ed economica destinate a lasciare tracce profonde nella storia europea.

Bibliografia

L’impero carolingio / H. Fichtenau. – Laterza, 1974
L’Europa carolingia e la sua dissoluzione / G. Sergi. – In: Storia del cristianesimo: il Medioevo / a cura di G. Filoramo…et al. – Laterza, 1997
Le ideologie politiche del Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 2000
I Carolingi: una famiglia che ha fatto l’Europa / P. Riché. – Sansoni, 1988
Carlo Magno: un padre dell’Europa / A. Barbero. – Laterza, 2000
Carlo magno / M. Becher. – Il Mulino, 2000
L’Italia carolingia / G. Albertoni. – Carocci, 1997

Cap. 8. Conti e vassalli, feudi e comitati, secoli 8-10

Riassunto

Efficaci forme di organizzazione sociale e politica si realizzarono nel regno dei Franchi tra 7 e 8 secolo. Su di esse si fondò l’affermazione dei Carolingi nell’Europa occidentale durante il regno di Pipino il Breve e del figlio Carlo, e con la nascita dell’Impero tali modelli organizzativi si diffusero nei vasti territori soggetti alla dinastia carolingia.
Queste forme istituzionali sono state per lungo tempo accomunate dalla storiografia con l’aggettivazione “feudale”: feudali sono state definite le forme di organizzazione sociale, ovvero il fatto che le persone fossero legate da rapporti di fedeltà personale; feudali le forme di organizzazione politica, ossia l’attribuzione a fedeli delle cariche pubbliche; feudali le forme di organizzazione economica, ossia il sistema curtense e lo sfruttamento economico dei “benefici” o feudi.
Non solo: la storiografia tradizionale spesso utilizza il termine “feudale” per definire, senza distinzioni, l’insieme di questi fenomeni politici e socio-economici, sia che si tratti della loro fase di nascita nel regno dei Franchi e nell’Impero carolingio (secoli7-11), sia delle forme che assunsero durante l’età signorile (10-11 secolo), sia infine della ricomposizione istituzionale del 12 e 13 secolo. La storiografia attuale tende invece a distinguere nei tempi e nei modi questo insieme estremamente diversificato di situazioni.

Bibliografia

Che cos’è il feudalesimo? / F. L. Ganshof. – Einaudi, 1989
Sperimentazioni del potere nell’alto Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 1993

Cap. 9. Economia e paesaggi, secoli 5-10

Riassunto

Da quasi due secoli gli storici discutono sulle modalità e le ragioni della grande trasformazione che interessò l’economia europea tra 500 e 1000. La difficoltà di questa discussione è legata anche alla scarsità delle fonti disponibili per questi secoli e alla conseguente necessità di ricorrere a congetture. Su almeno due punti, tuttavia, la maggior parte degli studiosi si trova d’accordo: il declino demografico e l’impoverimento materiale. Nei 4 secoli tra 200 e 600 la popolazione europea diminuì drasticamente, per ricominciare a crescere solo verso il 700 e toccar attorno al 1000 un livello (forse 30-40 milioni) vicino a quello di partenza. Altrettanto evidente è la diminuzione complessiva di ricchezza. E’ stato osservato come dal 7 secolo non  vi sia traccia di edilizia monumentale né della presenza – indice di un commercio attivo – di ceramica africana nel Mediterraneo (Wickham). A partire invece dal secolo 8, soprattutto in virtù di un nuovo modo di sfruttamento della terra, la ricchezza sembra ricomparire, pur senza raggiungere il livello e la diffusione dell’età tardo-antica. Come e perché si sia passati dal primo all’ultimo scenario è ancora argomento di dibattito

Bibliografia

L’azienda curtense in Italia: proprietà della terra e lavoro contadino nei secoli 8-11 / B. Andreolli, M. Montanari. – Clueb, 1985
Le campagne europee prima e dopo il mille: una società in trasformazione / a cura di B. Andreolli…et al. – Clueb, 1985
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 1990
Economia naturale ed economia monetaria / A. Dopsch. – Sansoni, 1975
La società milanese nell’età precomunale / C. Violante. – Laterza, 1974
Traffici e mercati negli antichi imperi / a cura di K. Polanyi. – Einaudi, 1978
Guerrieri e contadini nel Medioevo: le origini dell’economia europea / G. Duby. – Laterza, 1975
L’economia degli antichi e dei moderni / M. Finley. – Laterza, 1974
La transizione dall’antichità al feudalesimo / K. Modzelewski. – In: Storia d’Italia, Annali 1: Dal feudalesimo al capitalismo. – Einaudi, 1978
Il tardo impero romano, 284-602 d. C. / A. H. M. Jonas. – Il Saggiatore, 1973-1981
La villa romana e la piantagione schiavistica / A. Carandini. – In: Storia di Roma, vol. 4.: Caratteri e morfologia. – Einaudi, 1989
L’alimentazione contadina nell’alto medioevo / M. Montanari. – Liguori, 1979
La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa / M. Montanari. – Laterza, 1993
Popolazione e alimentazione: saggio di storia demografica europea / M. Livi Bacci. – Il Mulino, 1987
La servitù nella società medievale / M. Bloch. – La Nuova Italia, 1975
L’anno mille, il mondo si trasforma / G. Bois. – Laterza, 1991
Schiavi, servi e villani nell’Italia medioevale / F. Panero. – Paravia, 1999
Il sistema curtense: la produzione e lo scambio / P. Toubert. – Storia d’Italia, Annali 6. – Einaudi, 1983
Terra e società nell’Italia padana / V. Fumagalli. – Einaudi, 1976
Contadini su terre di signori: studi sulla contrattualità agraria altomedievale / B. Andreolli. – Clueb, 1999

Cap. 10. La città, secoli 4-10

Riassunto

L’Impero romano aveva basato il suo ordinamento civile e politico su un’ordinata rete di città. Il crollo di tale ordinamento determinò profonde trasformazioni del tessuto urbano: gli scambi di merci ad ampio raggio vennero meno, gli apparati amministrativi entrarono in crisi, la popolazione diminuì; la città perse in larga misura la sua funzione di centro di coordinamento del territorio. Si verificò allora un radicale cambiamento dei rapporti fra città e campagna, con il ridursi degli spazi urbani e un diffuso fenomeno di ruralizzazione degli abitanti.
Sul significato da dare a questo insieme di fenomeni gli studiosi non sono tuttavia concordi. Interpretando in maniera difforme sia le testimonianze scritte, sia quelle materiali offerte dall’indagine archeologica, alcuni insistono sull’idea di decadenza e riconoscono nella storia delle città una netta cesura, destinata a ricomporsi solo con la “rinascita” dei secoli successivi al Mille (come riteneva H. Pirenne) o già a iniziare dall’epoca carolingia (come ha sostenuto Cinzio Violante e come oggi generalmente si ammette). Altri studiosi preferiscono invece rilevare gli elementi di continuità che, pur con importanti cambiamenti sul piano materiale e istituzionale, garantirono la sopravvivenza e il rinnovamento delle funzioni urbane anche nei secoli di maggiore crisi.

Bibliografia

La città vescovile nell’alto Medioevo / G. Tabacco. – In: Modelli di città: strutture e funzioni politiche / a cura di P. Rossi. – Einaudi, 1987
Le città del Medioevo / H. Pirenne. – Laterza, 1971
La società milanese nell’età precomunale / C. Violante. – Laterza, 1974
Terra e società nell’Italia padana: i secoli 9 e 10 / V. Fumagalli. – Einaudi, 1976
Signori e vassalli nell’Italia delle città, secoli 9-12 / a cura di G. G. Marlo. – UTET, 1995

Cap. 11 Alfabetismo e cultura scritta, secoli 5-11

Riassunto

Dal 4 secolo la capacità di scrivere andò concentrandosi nelle mani di un numero sempre minore di persone. Tra la fine del 5 e l’inizio del 7 secolo, in coincidenza con la fine dell’impero, questo processo di intensificò. Si passò “da un tipo di libro inteso come strumento di lettura e trasmettitore di cultura, a un altro e opposto tipo di libro sentito e visto piuttosto come scrigno prezioso di misteri e a volte addirittura come venerando oggetto di culto” (Petrucci, Romeo). Questo processo era collegato alla “clericalizzazione della produzione letteraria e narrativa” che limitò ai soli ecclesiastici la produzione di tutte le scritture che non avessero un carattere “privato o comunque di circoscritta ed immediata utilità” (Cammarosano). Con l’Impero era venuto a mancare il sistema scolastico che aveva caratterizzato l’età tardo-antica. Il ridimensionamento del ruolo delle città e la scomparsa di una classe di funzionari da formare fecero si che la cultura scritta non si insegnasse più in strutture stabili. Rimasero le scuole cristiane, vescovili e monastiche, che anche i laici cominciarono a frequentare, e presero piede forme di trasmissione del sapere più privare e informali.
In età carolingia, tra 8 e 9 secolo, la tendenza verso una sempre più limitata alfabetizzazione non venne meno, anzi aumentò ai livelli sociali più bassi. Grazie all’azione dei sovrani carolingi, tuttavia, ai livelli più alti si moltiplicarono i centri di copiatura di codici, in particolare gli scriptoria situati presso i monasteri. Tanto nei contesti monastici quanto nelle corti maturarono esperienze culturali nuove, come la rinascita del classicismo e l’inizio di una nuova speculazione teologica e scientifica. Era il primo segno di una nuova stagione che sarebbe maturata nel secolo 12, quando, per una concomitanza di fattori economici e sociali, i laici tornarono ad affacciarsi alla ribalta della produzione culturale.

Bibliografia

Storia dell’alfabetizzazione occidentale / H. J. Graff. – Il Mulino, 1989
L’istruzione in Italia nei primi secoli del Medioevo / W. Giesebrecht. – Sansoni, 1985
Scriptores in urbibus: alfabetismo e cultura scritta nell’Italia altomedievale / A. Petrucci, C. Romeo. – Il Mulino, 1992
Educazione e cultura nell’occidente barbarico dal 6 al’8 secolo / P. Riché. – Armando, 1966
Le scuole e l’insegnamento nell’occidente cristiano: dalla fine del 5 secolo alla metà dell’11 secolo / P. Riché. – Jouvence, 1984
Le scuole medievali sino al 1300 / M. Deansley. – In: Storia del mondo medievale. – Garzanti, 1978
Istruzione ed educazione nel Medioevo / C. Frova. – Loescher, 1974
Italia medievale: geografia e storia delle fonti scritte / P. Cammarosano. – Carocci, 2000
Storia dell’Italia medievale, 410-1226 / O. Capitani. – Laterza, 1986
Libri e lettori nel Medioevo: guida storica e critica. – Laterza, 1977

Cap. 12. Le seconde invasioni e la ristrutturazione del territorio europeo, secoli 9-11

Riassunto

Tra i secoli 9 e 11 l’Europa occidentale fu teatro di nuove ondate migratorie che, in alcune regioni, modificarono profondamente gli assetti sociali, politici e territoriali. Si trattò di un fenomeno assai meno omogeneo rispetto alle “invasioni barbariche” dell’età tardo-antica. Ne furono protagoniste popolazioni di diversa provenienza, Saraceni, Normanni, Ungari, Slavi, che compirono incursioni devastanti ma diedero anche vita a nuovi stanziamenti. Data la quasi simultaneità di tali migrazioni, queste popolazioni furono percepite dai contemporanei come diverse facce di un unico pericolo e ciò ha indotto, sino a tempi recenti, la stessa storiografia ad analizzarli unitariamente, all’interno di un fenomeno definito come “seconde invasioni”. In realtà le loro vicende, pur incrociandosi, seguirono strade assai diverse.

Bibliografia

Le invasioni barbariche / C. Azzara. – Il Mulino, 1999
Gli slavi: le civiltà dell’Europa centrale e orientale / F. Conte. – Einaudi, 1991
Gli slavi occidentali e meridionali e l’area balcanica / S. Circovic. – In Storia d’europa, vol. 3. – Einaudi, 1994
Le incursioni ungare in Europa nel secolo 10 / G. Fasoli. – Sansoni, 1945
Castelli e villaggi nell’Italia padana / A. A. Settia. – Liguori, 1984
Dalla terra ai castelli: paesaggio, agricoltura e poderi nell’Italia medievale / P. Toubert. – Einaudi, 1995
La società feudale / M. Bloch. – Einaudi, 1949
I Normanni in Italia / D. J. A. Matthew. – Laterza, 1997
Normanni, svevi, angioini, aragonesi: il mezzogiorno d’Italia nel Medioevo / S. Tramontana. – Carocci, 2000

Cap. 13. Il trionfo dei poteri locali nelle campagne e nelle città, secoli 10-11

Riassunto

I secoli 10 e 11 in Europa furono caratterizzati da un sistema politico, sociale ed economico che è stato a lungo definito “feudale”, mentre la storiografia attuale preferisce designarlo come “ordinamento signorile” (Berthelemy). La tradizione storiografica ha spesso associato – a dire il vero abusivamente – l’aggettivo “feudale” al concetto di anarchia. Parlare di “ordinamento signorile” costituisce invece un modo per sottolineare l’importanza di considerare tale periodo per se stesso, piuttosto che come un’epoca di disordine e di trapasso fra la dissoluzione dell’impero carolingio e la nascita di nuove strutture politiche quali i comuni cittadini, i principati e i regni nazionali.

Bibliografia

Una società francese nel Medioevo: la regione di Macon nei secoli 11 e 12 / G. Duby. – Il Mulino, 1985
Dai re ai signori: forme di trasmissione del potere nel Medioevo / G. Tabacco. – Bollati Boringhieri, 2000
I confini del potere: marche e signorie fra due regni medievali / G. Sergi. – Carocci, 1998
Castelli e villaggi nell’Italia padana / A. A. Settia. – Liguori, 1984
Dalla terra ai castelli: paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale / P. Toubert. – Einaudi, 1995
Terra e società nell’Italia padana: i secoli 9 e 10 / V. Fumagalli. – Einaudi, 1976

Cap. 14. Impero e regni nell’età post-carolingia, secolo 10

Riassunto

Dopo la deposizione di Carlo il Grosso, avvenuta nell’887, i vari territori dell’Impero carolingio conobbero sviluppi politici e istituzionali differenti, che si intrecciarono e sovrapposero all’affermazione di poteri a carattere locale. Questo processo di ridefinizione dei poteri è stato tradizionalmente interpretato in chiave negativa, come semplice fase di decadenza dell’organizzazione politico-amministrativa carolingia. Inoltre, a partire dai primi decenni del 19 secolo, la storiografia ha ricercato in questo periodo le “radici” degli stati nazionali odierni. Oggi entrambe queste interpretazioni sono rifiutate dalla maggior parte degli storici, che sottolineano la necessità di analizzare i regni post-carolingi non in funzione di altre realtà ma in se stessi, nella loro specificità.
Furono i poteri signorili a caratterizzare il 10 secolo e fu sulla loro base che si riorganizzò il potere regio. Esito di questo processo fu l’affermazione di un’organizzazione “policentrica” dei poteri (Tabacco), che caratterizzò sia i singoli regni, sia l’impero, il cui ruolo universalistico fu rilanciato proprio nella seconda metà del secolo 10 dagli imperatori della dinastia sassone.

Bibliografia

L’impero romano-germanico e la sua crisi, secoli 5-14 / G. Tabacco. – In: La storia. – UTET, 1986
Una sera dell’anno mille: scene di Medioevo / G. M. Cantarella. – Garzanti, 2000
Storia della Francia / a cura di G. Duby. – Bompiani, 1989
Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano / G. Tabacco. – Einaudi, 1979
Storia dell’Italia medievale, 416-1216 / O. Capitani. – Laterza, 1986
L’Italia dei poteri locali / L. Provero. – Carocci, 1998
Nobili e re: l’Italia politica dell’alto Medioevo / P. Camamrosano. – Laterza, 1998

Cap. 15. L’anno mille: continuità e trasformazioni

Riassunto

Da più di un secolo gli storici hanno smesso di pensare all’anno mille come momento di massima decadenza dell’Occidente, come l’epoca in cui un’umanità prostrata dall’ignoranza e dal pregiudizio credette che fosse giunta la fine del mondo. Tale idea nacque nel Rinascimento e costituì uno dei modi con cui la cultura europea manifestò il suo disprezzo verso i secoli ”rozzi” e “oscuri” dai quali usciva. Oggi una simile immagine è stata abbandonata. Molti studiosi, tuttavia, utilizzano ancora l’anno mille come momento di cesura tra due epoche. Si tratta naturalmente di una convenzione, ma è indubbio che, come tutte le convenzioni capaci di resistere a lungo, essa offre numerosi vantaggi ed è fondata su alcune bune ragioni. L’anno Mille rappresenta un confine ovvio essendo posto al centro esatto di un’epoca storica. Inoltre, il paragone tra la società europea dell’età carolingia e quella del 1050 rivela una serie di decisivi cambiamenti dal punto di vista politico, economico e sociale. Al tempo stesso, non si può dare a questa convenzione un valore troppo ampio o rigido. Non è mancato, soprattutto in passato, chi con un salto logico ha tentato di leggere l’anno Mille come punto di svolta tra l’età antica e la moderna, cercandovi – con molta fantasia – le prime manifestazioni di elementi tipici della modernità come il capitalismo o la formazione della classe borghese. Oggi il dibattito si è spostato su un problema più specifico, la cosiddetta “mutazione feudale”. Da un lato sono schierati quanti sostengono che attorno al Mille si verificò una mutazione rapida e radicale, capace di cancellare il volto dell’Europa carolingia e di produrre una nuova società fondata sulla signoria territoriale e sui rapporti feudali, che sarebbe durata almeno fino alla riaffermazione del potere regio nei secoli 12 e 13. Dall’altro si pongono quanti pensano che il cambiamento si ebbe in virtù di un’evoluzione lenta e graduale, fatta di aggiustamenti progressivi.

Bibliografia

L’anno mille: storia religiosa e psicologia collettiva / G. Duby. – Einaudi, 1976
L’attesa della fine dei tempi nel Medioevo / a cura di O. Capitani e J. Miethike. – Il Mulino, 1990
Maometto e Carlomagno / H. Pirenne. – Laterza, 1969
Tecnica e società nel Medioevo / L. White jr. – Feltrinelli, 1967
Storia minima della popolazione del mondo / M. Livi Bacci. – Mondadori, 1998
La popolazione italiana dal Medioevo ad oggi / L. Del Panta…et al. – Laterza, 1996
Economia preindustriale: mille anni dal 9 al 18 secolo / P. Malanima. – Bruno Mondadori, 1995
Storia economica dell’Europa preindustriale / C. M. Cipolla. – Il Mulino, 1997
L’infanzia dell’Europa: economia e società dal 10 al 12 secolo / R. Fossier. – Il Mulino, 1987
L’anno mille: il mondo si trasforma / G. Bois. – Laterza, 1991
Il secolo 11: una svolta? / a cura di C. Violante…et al. – Il Mulino, 1993

Cap. 16. Il nuovo monachesimo e la riforma della Chiesa, secoli 10-12

Riassunto

L’integrazione di vescovi e abati nella gestione del potere, già praticato in età carolingia, si diffuse in forme nuove nel corso del 10 secolo, l’età di affermazione dei poteri locali. Fu allora che numerose famiglie aristocratiche cercarono di impossessarsi in maniera duratura della cariche ecclesiastiche; a loro volta, vescovi e abati cercarono di mettere in atto i privilegi di esenzione e di immunità, costituendo delle aree di dominio signorile del tutto simili a quelle che, parallelamente, venivano costruite dai signori laici. Inoltre, nei medesimi anni si affermò il sistema delle “chiese private”, ovvero la fondazione, da parte di esponenti di famiglie eminenti, di chiese poste direttamente sotto il loro controllo. Questo processo di rafforzamento delle istituzioni ecclesiastiche a livello locale coincise con l’indebolimento del papato, sempre più in balia di famiglie dell’aristocrazia romana che spesso avevano imposto alla guida della chiesa personalità non adeguate al compito che avrebbero dovuto svolgere. La restaurazione dell’Impero attuata dagli Ottoni, il loro ricorso a strumenti ideologici di derivazione carolingia e la loro prassi politica orientata a un forte controllo dell’episcopato resero ancora più evidente la crisi della chiesa romana. Si sentì pertanto, in molti ambiti ecclesiastici, l’esigenza di riorganizzare la chiesa e, soprattutto, di ripristinare l’autorità morale e politica della sua guida, il papa. Frattanto, la scarsa autorevolezza di alcuni papi e il comportamento di molti vescovi e abati, che agivano più come esponenti di un’aristocrazia militare che come guide spirituali, contribuirono alla nascita di movimenti religiosi “paureristici”, che mettevano in discussione o rifiutavano la chiesa come istituzione e proponevano un ritorno agli ideali del cristianesimo evangelico. Presero corpo in tal modo progetti diversi di riforma della chiesa, interni ed esterni alla sue istituzioni.

Bibliografia

Chiesa, chiese, movimenti religiosi / G. M. Cantarella…et al. – Laterza, 2001
Il papa e il sovrano: Gregorio 7 e Enrico 6 nella lotta per le investiture / a cura di G. M. Cantarella…et al. – Europia, 1985
Medioevo riformato del secolo 11: Pier Damiani e Gregorio 7 / G. Fornasari. – Liguori, 1996
Tradizione e interpretazione: dialettiche ecclesiologiche del secolo 11 / O. Capitani. – Jouvence, 1990
Chiesa gregoriana: ricerche sulla riforma del secolo11 / G. Miccoli. – La Nuova Italia, 1966
I monaci di Cluny / G. M. Cantarella. – Einaudi, 1993
La pataria: lotte religiose e sociali nella Milano dell’11 secolo / P. Golinelli. – Europia, 1984
Matilde e i Canossa nel cuore del Medioevo / P. Golinelli. – Camunia, 1991
Matilde di Canossa: potenza e solitudine di una donna del Medioevo / V. Fumagalli. – Il Mulino, 1996

Cap. 17. La costruzione delle monarchie feudali, secoli 11-12

Riassunto

In molte zone d’Europa tra la fine del secolo 11 e la fine del 12 il panorama politico cambiò. La forte pluralità di signorie e principati territoriali lasciò progressivamente il campo a monarchie capaci di esercitare di esercitare la propria egemonia su porzioni crescenti di territorio e sui poteri che in questo territorio si erano radicati. Questo processo di ricomposizione politica e territoriale, in virtù del quale si delineò il quadro di riferimento della successiva storia europea, ebbe sviluppi diversi in Francia, in Inghilterra, nell’Italia meridionale e nelle penisola iberica. Comune fu, tuttavia, l’importante ruolo assunto dalle relazioni vassallatico-beneficiarie. Le nuove monarchie se ne servirono, modificandole in un senso nuovo, per affermare e mantenere la propria superiorità rispetto ai principi e ai signori locali. La novità fu rappresentata quindi dall’emergere (di volta in volta per cause diverse. Nuove conquiste, relazioni diplomatiche con altri poteri, vicende dinastiche) di casate desiderose di presentarsi come superiori rispetto al pullulare di poteri locali. Queste casate provvidero a ristrutturare le relazioni feudali e a inquadrare i soggetti politici esistenti. Particolarmente sentita fu l’esigenza di ridurre il margine di autonomia dei nobili più potenti, non solo richiedendo loro la prestazione dell’omaggio feudale, ma anche promuovendo nuovi strumenti di controllo tramite riforme amministrative e giudiziarie e tramite una redazione scritta di elenchi di diritti. All’inizio del 13 secolo, nei territori in cui era avvenuta questa ristrutturazione in senso monarchico, i signori, come anche le comunità urbane e rurali e le chiese, apparivano ancora dotati di potere, ma tali poteri erano disposti all’interno di una nuova struttura politica gerarchica che aveva il proprio vertice il sovrano.

Bibliografia

I re taumaturghi / M. Bloch. – Einaudi, 1973
I due corpi del re / E. Kantorowicz. –Einaudi, 1989
Principi e corti: l’Europa del secolo 12 / G. M. Cantarella. – Einaudi, 1997
Il regno normanno di Sicilia / M. Caravale. – Giuffrè, 1996
I Normanni in Italia / D. Matthew. – Laterza, 1997

Cap. 18. Società cittadina e origine degli ordinamenti comunali, secoli 11-12

Riassunto

Tra la fine dell’11 e gli inizi del 12 secolo nacquero e progressivamente si definirono all’interno delle società urbane ordinamenti e magistrature tendenzialmente indipendenti dai rappresentanti dei poteri tradizionali, che miravano all’autogoverno delle comunità.
L’origine e lo sviluppo dei comuni cittadini costituiscono uno degli argomenti su cui maggiormente si cono esercitati gli storici italiani a partire dai primi decenni dell’Ottocento, quando si volle leggere in tale fenomeno la manifestazione della rivolta dello spirito nazionale italiano contro la dominazione imperiale germanica, trasponendo ai secoli passati il concetto e le tensioni politiche di quegli anni. Tale indirizzo ideologico dato allo studio die comuni cittadini ha provocato nel secondo Novecento la reazione di molti storici italiani e stranieri, che hanno contestato la centralità assoluta del fenomeno comunale nella storia italiana e proposto, invece, una rilettura delle vicende dei secolo 11 e 12 in rapporto con le contemporanee vicende europee, valorizzando lo studio delle campagne e dei poteri signorili. Proprio questo nuovo orientamento storiografico, tuttavia, consentendo una valutazione meno ideologica e più concreta della realtà cittadina e comunale italiana, ha fatto emergere, nel confronto con le altre realtà europee, i tratti assolutamente originali e caratteristici delle vicende urbane nell’Italia centro-settentrionale.

Bibliografia

Signori e vassalli nell’Italia delle città, secoli 9 e 12 / H. Keller. – Einaudi, 1995
Italia medievale: struttura e geografia delle fonti scritte / P. Cammarosano. – NIS, 1991

 

Cap. 19. La nascita della cavalleria e l’invenzione delle crociate, secoli 11-13

Riassunto

A partire dal 10 secolo nelle fonti di diverse regioni europee si affaccia sempre più frequentemente il termine, miles, già utilizzato nei secoli precedenti con accezioni di colta in volta differenti, che andavano dal significato più generico di guerriero, a piedi o a cavallo, a quello più tecnico di vassallo. Ma chi erano i miles attorno al Mille? A questa domanda, in apparenza semplice, sono state date dagli storici risposte profondamente diverse, perché essa si intrecci con altre questioni cruciali per comprendere l’organizzazione sociale dell’epoca, a cominciare dalla definizione di nobiltà e di feudalesimo fino ad arrivare alle crociate.

Bibliografia

La società feudale / M. Bloch. – Einaudi, 1974
Cavalieri e cavalleria nel Medioevo / J. Flori. – Laterza, 1985
Nella Francia nord-occidentale del 12 secolo: i “giovani” nella società aristocratica / G. Duby. – In: Terra e nobiltà nel Medioevo. – SEI, 1971
Lo specchio del feudalesimo: sacerdoti, guerrieri e lavoratori / G. Duby. - Laterza, 1980
Santiago di Compostela: il pellegrinaggio medievale / G. Cherubini. – Protagon, 1998
La civiltà dell’Occidente medievale / J. Le Goff. – Einaudi, 1981
Storia delle crociate / S. Runciman. – Einaudi, 1966
L’invenzione delle crociate / C. Tyerman, . Einaudi, 1998
Colonialismo medievale: il regno latino di Gerusalemme / J. Prawer. – Jouvence, 1982

Cap. 20. L’impero bizantino e l’est europeo, secoli 7-15

Riassunto

Gli storici hanno discusso a lungo su quale data segni il momento in cui non si può parlare di impero romano d’Oriente bensì di un impero bizantino con caratteristiche diverse rispetto alla tradizione antica. Una recente proposta metodologica ha indotto a spostare l’attenzione dal dato cronologico a quello geografico: “le sorti dell’impero seguono quelle del suo territorio” (Guillou). La storia bizantina comincia allora con la ridefinizione territoriale conseguente alle conquiste di Arabi, Slavi e Bulgari. A partire da questo momento essa può essere suddivisa in alcune fasi, scandite da rilevanti modifiche dell’estensione dell’Impero: una prima fase (secoli 8-9) di riassestamento politico-amministrativo di ciò che restava dell’antico impero; una seconda (secoli 9-10) di rinnovata espansione; una terza (secoli 11-12) ancora di ripiegamento fino alla massima contrazione provocata dalle conquiste degli occidentali con la quarta crociata (1204-1259); infine, un tentativo di riaccorpamento proseguito fra molte difficoltà fino alla conquista dell’Impero da parte dei Turchi (1453).

Bibliografia

Storia dell’impero bizantino / G. Ostrogorsky. – Einaudi, 1968
Il millennio bizantino / H. G. Beck. – Salerno, 1981
Potere e società a Bisanzio: dalla fondazione di Costantinopoli al 1204 / M. Gallina. – Einaudi, 1995

Cap. 21. Il rinnovamento culturale, secolo 12

Riassunto

I testi scritti, che rappresentano il principale strumento di lavoro degli storici, in Europa si moltiplicano enormemente a partire dal secolo12. Tale vera e propria esplosione, facilmente percepibile a chi osservi cataloghi di biblioteche ed inventari di archivi, costituisce il segno di un processo importante. La ripresa di una tradizione culturale laica che pone fine al monopolio ecclesiastico sulla produzione e la conservazione di scritture. Questa novità è alla base di una serie di fenomeni distinti ma tutti connessi all’ampliarsi del numero delle persone alfabetizzate al di fuori della cerchia dei chierici: l’origine dell’università, la riscoperta del diritto romano e del sapere greco, la prima scrittura delle lingue neolatine.

Bibliografia

La società medievale / a cura di S. Collodo…et al. – Monduzzi, 1999
Libri e lettori nel Medioevo: guida storica e critica / a cura di G. Cavallo. – Laterza, 1998
Gli intellettuali nel Medioevo / J. Le Goff. – Mondadori, 1989
Le origini dell’università / a cura di G. Arnaldi. – Il Mulino, 1974
La rinascita del 12 secolo / C. H. Haskins. – Il Mulino, 1972
La filosofia nel Medioevo / E. Gilson. – La Nuova Italia, 1990
Sant’Agostino e la fine della cultura antica / H.-I. Marrou. – Jaca Book, 1987

Cap. 22 L’Impero e la dinastia sveva, secoli 12-13

Riassunto

Quando Federico di Svevia, detto il barbarossa, divenne re di Germania e poi fu incoronato imperatore, l’autorità imperiale tornò ad essere protagonista delle vicende europee dopo quasi cinquant’anni di relativo silenzio. Tuttavia, nell’arco di sole tre generazioni della casata di Svevia, l’impero passò da una fase di rinnovata affermazione del suo ruolo a una fine senza appello del concetto stesso di potere universale che gli era connaturato.
Le complesse vicende che videro protagonisti i sovrani svevi – Federico 1, Enrico 6 e Federico 2 – solo legate da un comune denominatore, ossia il tentativo di definire giuridicamente, attraverso il recupero del diritto romano da una parte e la formalizzazione di un diritto feudale dall’altra, gli ambiti legittimi di azione del potere imperiale. La loro attività, seppure talvolta estremamente efficace, venne contrastata da molteplici forze ostili nello scenario dei territori a loro formalmente soggetti: sia il regno germanico che l’Italia del centro-nord avevano vissuto nei primi decenni del 12 secolo sviluppi politici e istituzionali di tale portata da rendere, nel lungo periodo, inefficace la robusta azione dei sovrani della dinastia sveva.

Bibliografia

Federico 2 imperatore / E. Kantorowicz. – Garzanti, 1988
Federico 2: un imperatore medievale / D. Abulafia. – Einaudi, 1990

Cap. 23. I comuni italiani, secoli 12-14

Riassunto

Nel corso dei secoli 12-14 nei comuni dell’Italia centro-settentrionale la conformazione dell’aristocrazia cittadina e il sistema di governo cambiarono profondamente. Nel 1150 i comuni non erano ancora stati ti riconosciuti dall’imperatore, che formalmente li dominava detenendo la corona del regno d’Italia. Con la pace di Costanza del 1183 l’impero riconobbe la legittimità dei governi autonomi delle città italiane, aprendo la strada a uno sviluppo sociale e istituzionale che nel giro di due secoli modificò il paesaggio politico della penisola. L’impero e le signorie locali cessarono di essere le principali strutture di inquadramento dei territori e cedettero il passo a una molteplicità di regimi cittadini, disposti secondo reti di alleanza che si sarebbero col tempo trasformate in più vaste coordinazioni politiche. Attorno al 1350, dagli stessi comuni si erano sviluppati ampi stati territoriali la cui salute politica era ben più florida di quella dell’impero stesso.

Bibliografia

Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano / G. Tabacco. – Einaudi, 1979

Cap. 24. Il consolidamento dei regni europei, secolo 13

Riassunto

Lo storico francese Jacques Le Goff ha affermato di recente che uno degli aspetti fondamentali della storia europea del 13 secolo è costituito dalla “irresistibile ascesa delle monarchie e dello stato che esse costituiscono”. Infatti, dopo la difficile costruzione delle monarchie su base feudale avvenuta nel secolo precedente, nel corso del Duecento si ebbe in gran parte dell’Occidente europeo, in modi e tempi diversi, un ulteriore rafforzamento del potere monarchico, proprio mentre tramontavano le idee universalistiche di potere legate all’impero e al papato. Spesso questo rafforzamento è stato interpretato come un primo passo verso l’affermazione dello stato moderno, attraverso un’analisi che potremmo definire finalistica. In altri termini, a partire dall’idea di stato che si affermò nel Cinquecento e nel Seicento, si è cercato di rintracciare nel passato le origini di un percorso che, appunto, sarebbe sfociato nello stato assoluto di età moderna. Oggi invece si preferisce analizzare la formazione duecentesca di un nuovo modello di stato monarchico come un processo di grande interesse in sé, al di là degli sviluppi successivi, , che non sono sempre lineari né basati su un semplice rapporto di evoluzione progressiva.

Bibliografia

Il basso Medioevo / J. Le Goff. – Feltrinelli, 1967
Il medioevo da Ugo Capeto a Giovanna d’Arco, 987-1460 / G. Duby. – Laterza, 1993
Storia dell’Inghilterra da Cesare ai giorni nostri / K. G. Morgan. – Bompiani, 1993
Storia del Medioevo / S. Claramunt…et al. – B. Mondadori, 1997

Cap. 25. Papato universale e stato della chiesa, secoli 12-14

Riassunto

Come le monarchie europee e i comuni italiani, anche il papato romano cominciò fra 9 e 12 secolo a riorganizzarsi dal punti di vista territoriale, istituzionale e amministrativo, giungendo, già nel corso del Duecento, a esercitare il suo potere su soggetti politici sino a quel momento dotati di autonomia e indipendenza (nobili, città, chiese). Rispetto ai regni e ai regimi comunali, tuttavia, il papato ebbe alcune specificità, come il prestigio spirituale da esso rivendicato nel corso della lotta per le investiture o il carattere elettivo della propria monarchia.  Queste caratteristiche pesarono fortemente nel modello di organizzazione che esso si diede, sia come potere temporale all’interno di un territorio determinato (lo stato pontificio), sia come vertice della gerarchia ecclesiastica, sia, infine, come autorità spirituale e punto di riferimento universale per l’intera cristianità

Bibliografia

Il trono di Pietro: l’universalità del papato da Alessandro 3 a Bonifacio 8 / A. Paravicini Bagliani. – Carocci, 1996
Il nepotismo nel Medioevo / S. Carocci. – Viella, 1999

Cap. 26. Eresie e ordini mendicanti, secoli 12-14

Riassunto

Le vicende religiose e politiche che dall’11 secolo videro protagonista la chiesa di Roma furono decisive per l’affermarsi di un coerente dominio temporale soggetto al papato, ma causarono forti disagi all’interno della cristianità occidentale, che nell’azione dei pontefici vedeva dimenticati gli ideali evangelici. La risposta del potere ecclesiastico alle correnti religiose, spontaneamente originate da tali disagi fu duplice: alcuni movimenti, anche di radicale contestazione, furono ricondotti nel seno della chiesa; altri furono condannati sia sul piano teologico che sul piano giudiziario, e qualificati come “eresie”. Essi avevano un immediato riflesso politico, non solo perché sovvertivano l’ordinamento ecclesiastico con la creazione di chiese parallele e in alcuni casi minacciavano la pace sociale, ma anche perché, con la loro stessa esistenza, intaccavano l’autorità della chiesa di Roma mettendone in discussione il monopolio dottrinale.

Bibliografia

L’eresia medievale / O. Capitani. – Patron, 1971
Medioevo ereticale  / O. Capitani. – Patron, 1977
L’eresia del male / R. Manselli. – Morano, 1980
eretici ed eresie medievali / G. G. Merlo. – Il Mulino, 1989
Movimenti religiosi e serre ereticali nella società medievale italiana / G. Volpe. – Donzelli, 1997
La storia religiosa / G. Miccoli. – In: Storia d’Italia, vol. 2 t. 1. – Einaudi, 1974
Ordini mendicanti e società italiana, 13-15 secolo / A. Vauchez. – Il Saggiatore, 1990
Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana. – Einaudi, 1997
Francesco e l’invenzione delle stimmate / C. Frugoni. – Einaudi, 1993
San Francesco d’Assisi / J. Le goff. – Laterza, 2000
Fra’ Dolcino: nascita, vita e morte di un’eresia medievale / a cura di R. Orioli. – Europea, 1987
Eretici del medioevo / L. Paolini. – Patron, 1989

Cap. 27. Crisi e nuovi equilibri, secolo 14

Riassunto

La storia del 14 secolo è segnata da alcuni eventi drammatici, quali la serie di cattivi raccolti che a più riprese colpirono le campagne europee, la peste che si diffuse in tutta Europa a partire dal 1348, le rovonose campagne militari in cui furono impegnati gli eserciti delle maggiori monarchie. Questi eventi presero corpo in un contesto economico-sociale dagli equilibri precari, che, al termine di una prolungata fase di espansione, ne fece scoppiare le contraddizioni lasciando il campo a una profonda depressione.
Sarebbe tuttavia riduttivo definire il Trecento esclusivamente come un’età di crisi. Lo sconvolgimento degli equilibri economici, oltre a causare forti tensioni sociali nelle città e nelle campagne, fu anche l’occasione per avviare una generale riorganizzazione produttiva, che pose le basi dell’economia moderna.

Bibliografia

Storia economica e sociale del Medioevo / H. Pirenne. – Garzanti, 1967
La peste nera e la fine del medioevo / K. Bergdolt. – Piemme, 1997
Medioevo: i caratteri originali di un’età di transizione / G. Vitolo. – Sansoni, 2000
L’economia rurale nell’Europa medievale: Francia, Inghilterra, Impero, secoli 9-15 / G. Duby. – Laterza, 1976
I contadini nella storia d’Europa / W. Rosener. – Laterza, 1995
L’Italia delle città: il popolamento urbano tra Medioevo e Rinascimento / L. Sandri. – Le Lettere, 1990
Signori contadini borghesi: ricerche sulla società italiana del basso Medioevo / G. Cherubini. – La Nuova Italia, 1974

Cap. 28. Gli stati regionali in Italia, secoli 14-15

Riassunto

Il processo di ricomposizione territoriale che in molte aree d’Europa aveva preso avvio sin dal 12 secolo a opera delle grandi monarchie, in Italia era stato condotto dalle città comunali. Attraverso la conquista del contado, i comuni cittadini avevano contribuito alla riduzione del numero complessivo dei poteri presenti sul territorio. Ma questa riduzione non era andata oltre un certo limite. Paragonate alle corone e ai principati europei le città-stato italiane erano riuscite a estendere il proprio controllo solo su aree di piccole dimensioni. Questa situazione cominciò a cambiare verso al fine del Duecento. A partire da allora, fino alle metà del Quattrocento, il pulviscolo di poteri che comprendeva i comuni e le signorie territoriali che avevano resistito alla loro espansione lasciò il posto a cinque stati regionali, con l’eccezione di poche aree si dividevano l’intera penisola. Non si trattò di un’evoluzione indolore, poiché il progressivo ridursi dei soggetti politici fu l’esito di una lunga serie di guerre, al termine delle quali i poteri più forti inglobarono quelli più deboli. Inoltre, queste guerre non si limitarono a selezionare gli stati esistenti, ma li cambiarono profondamente nella loro struttura interna, innescando la necessità di maggiori entrate e favorendo così lo sviluppo di nuovi meccanismi di prelievo economico.
L’estensione territoriale – resa possibile dalle nuove entrate – portò infine gli stati a promuovere importanti riforme amministrative e operazioni diplomatiche tramite le quali, fra Tre e Quattrocento, essi rifondarono le relazioni con i poteri che avevano assoggettato.

Bibliografia

Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano / G. Tabacco. – Einaudi, 1979
Le signorie / L. Simeoni. – Vallardi, 1950
La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello Stato del Rinascimento / a cura di G. Chittolini. – Il Mulino, 1979

Cap. 29. Verso la formazione degli stati nazionali, secoli 14-15

Riassunto

Nel corso del Trecento e del Quattrocento i regimi monarchici che si erano sviluppati in Europa nei due secoli precedenti vennero stabilizzandosi sul piano dell’organizzazione politico-amministrativa e dell’estensione territoriale.  Questa fase storica è stata spesso individuata come il momenti di passaggio verso lo stato “nazionale” di età moderna. Ma tale prospettiva pecca di eccessiva semplificazione, poiché il processo di costruzione delle monarchie nazionali – che in ogni caso solo in parte prefigurano lo stato moderno – riguardò esclusivamente alcune realtà politiche, in particolar ei regni di Francia e di Inghilterra che, dopo un conflitto durato più di un secolo, assunsero una fisionomia stabile, destinata a durare nel tempo. In altre regioni europee continuarono invece a prevalere i poteri territoriali di ambito regionale, che diedero luogo a una vasta frammentazione politica.

Bibliografia

Crisi di poteri e politologia in crisi / C. Dolcini. – Patron, 1988
La formazione degli stati nazionali nell’Europa occidentale / a cura di C. Tilly. – Il Mulino, 1984
L’Occidente nei secoli 14 e 15: gli stati / B. Guenee. – Mursia, 1992
Aquile e leoni: stato e nazione in Europa / H. Schulze. – Laterza, 1994
Le ideologie politiche nel Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 2000

Cap. 30. L’invenzione del Medioevo

Riassunto

Medioevo: in un testo di storia medievale sembrerebbe impossibile non usare mai questo termine. Ma proprio questa è stata la sfida del libro che giunge qui al capitolo conclusivo: in nessun caso – tranne che nel titolo di apertura – si è fatto uso della parola “Medioevo” o dell’aggettivo “medievale”. Non presumiamo che il lettore se ne sia accorto, ma è questo il momenti di farglielo notare perché la nostra scelta non è stata solo un abile gioco di prestigio ma un modo per comunicare un’idea che ci sta particolarmente a cuore: il medioevo non esiste se non come invenzione moderna. E’ un concetto che si sviluppa a iniziare dal 15 secolo, che non ha nulla a che vedere con la realtà dei secoli cosiddetti medievali e che pertanto abbiamo deciso di trattare solo al termine del nostro percorso cronologico, quando effettivamente una storia del Medioevo, o meglio dell’idea di Medioevo, comincia a essere possibile.

Bibliografia

Viaggio intorno al concetto di Medioevo / L. Gatto. – Bulzoni, 1992
Introduzione allo studio della storia medievale / P. Delogu. – Il Mulino, 1994
Sperimentazioni del potere nell’alto Medioevo / G. Tabacco. – Einaudi, 1993
Medioevo passato prossimo: appunti storiografici: tra due guerre e molte crisi / O. Capitani. – Il Mulino, 1979
Introduzione allo studio della storia medievale / F. Natale, E. Pispisa. – Intilla, 1986
Guida allo studio della storia medievale / C. Dolcini. – UTET, 1992
Scrivere storia / V. Fumagalli. – Laterza, 1995